La legge recentemente approvata dal Parlamento europeo, nota come AI Act, impone alle aziende di indicare chiaramente i contenuti generati dall’intelligenza artificiale. L’identificazione di testo, immagini e video “non umani” è tuttavia un compito piuttosto arduo, come dimostra l’abbandono di un tool dedicato da parte di OpenAI. La soluzione potrebbe essere il protocollo C2PA.
C2PA per scoprire i contenuti IA
C2PA è un protocollo Internet open source lanciato due anni fa dalla Coalition for Content Provenance and Authenticity (da cui l’acronimo) formata da Adobe, ARM, Intel, Microsoft e Truepic. Oltre 1.500 aziende sono oggi coinvolte nel progetto. In seguito all’interesse per la regolamentazione dell’IA da parte di vari paesi, il numero di membri è aumentato del 56% negli ultimi sei mesi. Uno di essi è Shutterstock che userà il protocollo per etichettare le immagini generate dal modello DALL-E di OpenAI.
C2PA consente ai creatori dei contenuti di indicare la provenienza di video e audio (al momento non è supportato il testo). Truepic ha mostrato il funzionamento del protocollo con un deepfake. Cliccando sulla lettera i in alto a destra viene aperto un box con le informazioni, una delle quali indica che il video è stato generato dall’intelligenza artificiale.
Adobe ha già integrato C2PA in Photoshop e Firefly. Il protocollo sfrutta la crittografia per codificare i dettagli sull’origine dei contenuti, oltre che per impedire la manomissione. C2PA può funzionare anche insieme al tradizionale watermarking o altri tool.
Identificare la fonte consente di combattere la disinformazione. Tuttavia, l’adozione del protocollo è volontaria, in quanto non esiste uno standard Internet. Se il creatore del contenuto aggiunge l’informazione C2PA, ma la piattaforma (ad esempio Facebook) non supporta il protocollo, l’utente non vedrà la fonte.