Caccia aperta ad Echelon e ai suoi fratelli

Caccia aperta ad Echelon e ai suoi fratelli

Ci prova un sito italiano che da qualche tempo propone documentazione ed iniziative sui sistemi globali di controllo delle comunicazioni. E che ora ospita la preview di un film su Echelon e dintorni. L'intervista di PI
Ci prova un sito italiano che da qualche tempo propone documentazione ed iniziative sui sistemi globali di controllo delle comunicazioni. E che ora ospita la preview di un film su Echelon e dintorni. L'intervista di PI


Roma – Se ne è parlato molto , ma ben poco in forma ufficiale: su Echelon e sugli altri sistemi di intercettazione che le nuove tecnologie consentono di realizzare ed attivare, da tempo è calata una “cappa di silenzio” che qualcuno interpreta persino come complotto. Passare al setaccio il mito e cercare la realtà è un compito che in rete siti come cryptome.org rendono più facile. In Italia ha visto di recente la luce TiStannoAscoltando.net , uno spazio dedicato a documentazione ed iniziative di sensibilizzazione. Punto Informatico ne ha parlato con Quarantino , uno dei curatori.

Punto Informatico: Da quanto tempo è attivo il vostro sito? Che interesse state registrando sul tema delle intercettazioni e delle tecnologie di intelligence?
Quarantino: Il sito è attivo da oltre un anno in forma di blog. Solo dal mese scorso abbiamo deciso di registrare un dominio e provare a fare le cose un pochino più in grande. Abbiamo registrato il dominio e stiamo lanciato un po’ di iniziative diverse e speriamo originali.

PI: Per il 21 aprile avete organizzato un Echelon Take Over Day, di che si tratta?
Q: E’ un invito a pronunciare al telefono o scrivere via mail o attraverso tutti i mezzi di comunicazione che vi vengono in mente, 3 semplici parole chiave. Un esperto ci ha suggerito di usare questa sequenza: “TUMBLEWEED-INNESCO-T4”. Questo perchè il sistema Echelon è un sistema di intercettazione automatizzato.

PI: Cioè?
Q: E’ concettualmente diverso dalle modalità con cui funzionano le intercettazioni ordinate dalla magistratura o quelle “non legali” realizzate dai servizi segreti o altri poteri occulti. Echelon è un sistema “economico”: non è un sistema di controllo centrato su una singola persona per un determinato periodo di tempo. Echelon in qualche modo intercetta tutti e in modo continuativo; il controllo umano scatta soltanto quando alcune parole chiave vengono pronunciate.
Cosa succede allora se tante persone nel medesimo momento pronunciano uno stesso insieme di parole? Immaginiamo che il sistema sia tecnologicamente tarato su una quantità media di allarmi. E che comunque esistano risorse umane limitate in grado di verificare l’attendibilità della segnalazione.

PI: Ma è davvero sufficiente pronunciare al telefono alcune, poche “parole chiave” per mettere in crisi il sistema? Come poter controllare che una cosa del genere funzioni?
Q: Sinceramente nessuno sa come effettivamente funzioni Echelon. La nostra è un ipotesi di reverse engineering. Se Echelon funziona davvero nel modo che sappiamo, crediamo che una qualche difficoltà si riuscirà a crearla.
E’ comunque chiaro che l’ECHELON TAKE OVER DAY è anche un azione per creare attenzione intorno al problema di Echelon e della privacy in generale.

PI: Sono molte le informazioni che circolano in rete sui vari Echelon, TIA e derivati, molte sono le indiscrezioni: come distinguere il vero dal falso?
Q: E’ difficile. Al punto che qualcuno potrebbe essere tentato di dire che il maggior successo di Echelon deriva dalle paure ingenerate dalla sua stessa esistenza. Potrebbe funzionare anche senza esistere.
Siamo consapevoli di questo fatto ma crediamo che invece Echelon esista davvero.

PI: Perché?
Q: Ci sono basi militari, interpellanze parlamentari, testimonianze assolutamente verificate. Ci sono giornalisti come Duncan Campbell che si sono interessati seriamente al caso, al punto da essere diventati il riferimento del Parlamento europeo . Poi certamente è un terreno dove molte voci sono impossibili da verificare ed è facile cedervi fintanto che gli Stati Uniti continuano a rifiutare di fornire qualsiasi spiegazione. In questo modo sfruttano proprio quel grande potere simbolico di cui dicevamo sopra.

PI: Sul vostro sito è ora disponibile un’anteprima con i minuti iniziali del film “In ascolto – The Listening” di Giacomo Martelli. Non capita spesso che un film venga lanciato in questo modo. Come nasce questa collaborazione? La sua uscita quanto potrà influire sulla percezione degli italiani per questi temi?
Q: Appena abbiamo saputo che era in uscita un film su Echelon, abbiamo immediatamente contattato il regista Giacomo Martelli. Abbiamo trovato una persona assolutamente disponibile ed entusiasta del nostro lavoro. Non sappiamo come sia successo ma la nostra proposta di mettere il film in rete è stata accolta senza difficoltà. A questo punto siamo praticamente diventati il sito non ufficiale del film. Siamo contenti perchè abbiamo capito come film su questi temi siano difficili a farsi perché in fondo nessuno vuole che se ne parli troppo.

PI: Tra intercettazioni telefoniche, il cui numero in Italia è assai elevato , log delle connessioni, data retention di tutte le comunicazioni web, telecamere nelle strade, conservazione dei dati commerciali e delle transazioni, per il cittadino oggi molte nuove tecnologie sono sinonimo di “trasparenza”, intesa come perdita della propria riservatezza. Ma cosa può fare praticamente chi volesse opporsi ad un modus operandi delle autorità di pubblica sicurezza sempre più diffuso nei paesi più sviluppati?
Q: Quello che possiamo fare noi è sollevare il problema utilizzando tutti i mezzi possibili. Rendere “trasparente” che i cittadini sono contrari e infastiditi da questi metodi.
Poi dovrà essere la politica a passare all’azione attraverso leggi e interventi concreti. Ma non possiamo pensare che succeda qualcosa se non siamo noi i primi a fare qualcosa. Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo provando e fortunatamente non siamo i soli.

a cura di Paolo De Andreis

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Pubblicato il
14 apr 2006
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