L’ODISSEA NEL 2004
Gli attori
Ditta individuale, che lavora con il web, e dal web ottiene il reddito con cui paga le tasse.
Lo scenario
Comune del Piemonte, non coperto da DSL, ma solo da ISDN
La storia
Dopo 6 anni di salasso con connessione ISDN si decide di fare il balzo: cambiare casa e finalmente ottenere una normale connessione DSL per poter lavorare meglio. Prevedendo problemi, il giorno 20 dicembre 2003 viene attivata una DSL senza fonia nel nuovo comune scelto come sede aziendale (6 km di distanza), proprio per ottenere la linea appena terminato il trasloco e poter proseguire con il lavoro.
Si attiva via telefono, dato che le DSL senza fonia non si possono fare online. DSL 1200 base.
Si sceglie TIN.IT, pensando che, essendo una costola di Telecom Italia (monopolista nella fornitura delle linee) si riescano ad evitare ritardi dovuti al disturbo che un altro provider dà a Telecom Italia nell’attivare linee. TIN.IT peraltro non ci invia copia del contratto di quanto sottoscritto, a differenza di quanto “vantato” nella carta dei servizi.
Il giorno 7 gennaio 2004 si termina il trasloco, e si attende la linea telefonica (ma questa è un’altra odissea, conclusasi il 6 febbraio)
Il giorno 20 gennaio la SIRTI viene a stendere il cavo dedicato, wow!, testa la linea, che risulta funzionare correttamente. La portante è attiva.
Il giorno 22 si contatta TIN.IT chiedendo quando tale linea verrà attivata. La risposta è “abbiamo dei problemi tecnici dovuti ad un errore nella generazione dell’IP statico.”. Alla parola IP statico mi si accappona la pelle, e mi accorgo che è stato attivato un altro tipo di contratto (versione LAN) e sono stati prelevati immediatamente 486EURO dalla carta di credito indicata come pagamento, senza neppure attendere i giorni entro i quali il Cliente può applicare il “diritto di recesso”.
Viene fatta subito raccomandata AR come richiesto per il recesso dal contratto, e viene attivato il giorno 24 gennaio un nuovo contratto, stavolta del tipo corretto. Avendo già il cavo e la portante, anche se mai attivata (non ha mai funzionato), si spera in una attivazione quanto meno rapida. Se non altro per farsi scusare del disagio dovuto all’errore dell’operatore di TIN.IT.
Qui inizia l’odissea.
Ai primi di Febbraio “il problema è che senza fonia bla bla…. “. Praticamente secondo Telecom Italia si deve per forza avere una linea telefonica (magari con loro) per poter avere la connessione DSL, sta di fatto che gli operatori TIN.IT confermano che talvolta per le attivazioni senza fonia ci vuole più tempo.
Dopo 15 giorni la risposta è “per una attivazione senza fonia i tempi sono più lunghi”, anche se non se ne capisce la ragione tecnica.
Dopo 20 giorni la risposta è “Telecom Italia non ci ha segnalato l’avvenuta attivazione”.
Faccio notare che il cavo è in loco dal 20 gennaio, ergo è solo una questione prettamente di attivazione su un router. Niente.
Prima ti dicono che la linea non può essere attivata sino a che il contratto sbagliato non viene chiuso. Poi il 14 febbraio finalmente dicono che hanno “provveduto al rimborso”.
Intanto la linea non rileva traffico. Intanto 486 euro sono volati via dal mio portafoglio.
Il 28 febbraio mi passano finalmente all'”ufficio ritardi” da dove un “responsabile” nota il grande ritardo in questa attivazione e “mi metto in contatto diretto con Telecom Italia al fine di comprendere quale sia il problema, la ricontatto in un paio di giorni al numero xxxx (e mi legge un numero che NON E’ IL MIO)…..”
Il 2 marzo viene ricevuta una email con la quale TIN.IT asserisce di aver provveduto al rimborso “a mezzo segnalazione al gestore della carta di credito”.
L’odissea nell’odissea.
Il giorno 19 febbraio, sperando di poter lavorare in tempi ragionevoli, decido di attivare una DSL da Tiscali sulla fonia (ovvero nessuna storia del “senza fonia”). Tiscali asserisce che in 10-15 giorni tutto dovrebbe essere attivo.
E intanto il tempo passa.
Oggi, 6 Marzo 2004 la situazione è la seguente:
– i soldi prelevati il 20 gennaio non si sono ancora visti tornare.
– la DSL con cavo dedicato di TIN.IT è tuttora ferma. Sono passati 42 giorni e mezzo dalla seconda domanda (24 gennaio), 72 giorni dall’inizio della favola.
TIN.IT asserisce che questo ritardo non è normale, ma che non ho altro da fare che attendere, trattandosi di problemi di attivazione dovuto a Telecom Italia.
– la DSL su fonia di Tiscali è ancora senza portante, Tiscali “invita a pazientare” dato che il problema è di Telecom Italia e non a loro riconducibile.
Telecom Italia da me interpellata dice:
– non vedono nessun problema di attivazione né sulla fonia né sulla linea dedicata
– non devo essere io Cliente a chiedere a Telecom Italia il perché di queste DUE mancate attivazioni ma deve essere il Provider a darsi da fare per mio conto.
Entrambi i soggetti hanno pensato bene di mettere delle clausole nei loro contratti che dicono espressamente che i ritardi di attivazione non sono a loro imputabili. Qualcuno ha qualche idea di cosa si debba fare per poter lavorare, in Italia? Tutto questo mi sta facendo perdere tempo, clienti, lavori, reddito e guadagnare mal di stomaco e sfiducia negli operatori del settore.
Roberto N.
Caro Punto Informatico, direte “ancora ADSL, ma basta!”. Eppure, come già segnalato da altri lettori, attivare ADSL, un servizio che in altri Paesi d’Europa si attiva in cinque giorni senza troppe trafile burocratiche, può in Italia diventare una vera e propria odissea.
Nel mio caso l’odissea è determinata dalla posizione dominante del solito “incumbent”, Telecom Italia.
Veniamo prima di tutto ad un breve riepilogo dei fatti:
10 settembre 2003: faccio richiesta di linea ADSL presso l’azienda TELE2
15 ottobre 2003: mi viene segnalato che l’attivazione della linea è stata negata da Telecom (delle cui centrali si serve TELE2); il motivo addotto è che sul numero indicato esiste già una linea ADSL attiva: cosa che non corrispondeva assolutamente a verità. Sento gli operatori di Telecom e mi confermano che risulta attiva una linea ADSL (di cui non ho mai chiesto l’attivazione). Chiedo l’immediata disattivazione di tale linea in quanto intendo servirmi di un altro operatore.
28 ottobre 2003: la linea non risulta ancora disattivata da Telecom, richiedo ulteriore cancellazione per permettere l’attivazione da parte di un altro operatore.
12 dicembre 2003: finalmente la linea ADSL non risulta più attiva presso l’operatore Telecom ed inoltro nuova richiesta presso TELE2
15 gennaio 2004: mi viene segnalato che l’attivazione della linea è nuovamente negata da Telecom, questa volta non si conosce la motivazione del rifiuto. Inoltro nuova richiesta presso l’operatore TELE2
16 febbraio 2004: mi viene comunicato da TELE2 che a causa di un nuovo rifiuto Telecom, di cui non è possibile conoscere le motivazioni, non è ancora possibile attivare il servizio ADSL. Inoltro nuova richiesta di cui sono ancora in attesa di conoscere l’esito.
Non mi sembra ammissibile che un’azienda come Telecom Italia attivi un servizio ADSL quando non richiesto (e mai fisicamente installato); tale pratica, pur non avendo generato fatturazione (sembra strano che Telecom rinunci a pagamenti) blocca di fatto l’attivazione con altri gestori. Lascio a voi ogni ulteriore considerazione.
Operatori di TELE2, dietro richiesta di spiegazioni, hanno detto che Telecom nega le attivazioni senza apparente motivo, pur incorrendo in penali contrattuali; tale comportamento è probabilmente finalizzato all’esasperazione del cliente il quale, verificata l’incapacità dell’operatore prescelto, finisce prima o poi per cadere nella rete Telecom. Chiaramente non posso portare documenti scritti di TELE2 ma solo la mia parola di cittadino che cerca di attivare un servizio che in altri Paesi d’Europa è ormai cosa comune.
Questa segnalazione è stata anche trasmessa tramite raccomandata all’Antitrust di Roma, sperando che sia seguita da altrettante segnalazioni da parte di cittadini frustrati come me; solo segnalando gli abusi di aziende che di fatto detengono ancora il monopolio di alcuni servizi potremo cambiare lo stato di cose in Italia.
Cordiali saluti
Fulvio M.
Gentile Redazione di Punto Informatico, gentile Direttore, le scrivo per esporre un problema “insolito” con cui mi ritrovo a combattere per l’attivazione di una linea ADSL di “qualità superiore”. Salto a piè pari gli elogi al Suo quotidiano che leggo ormai puntualmente dal 1997 e di cui sento la mancanza nei (brevi) periodi di ferie che vi concedete un paio di volte all’anno.
Vengo al problema. Finalmente (!), nel mese di febbraio, è stata attivata la possibilità di richiedere la linea ADSL nel mio comune di residenza, piccola e ridente cittadina della Toscana.
Cerco di districarmi nel mare di offerte ADSL per richiederne l’attivazione. Ero comunque orientato verso le offerte SMART di Telecom Italia: ho infatti la necessità di avere almeno un IP statico.
Le linee SMART di Telecom Italia sono dedicate a “clienti business” cioè liberi professionisti o aziende: nessun problema, rientro nella prima categoria ed ho quindi Partita Iva.
Chiamo per l’attivazione e scopro che non basta essere possessori di Partita Iva, ma occorre che la linea telefonica alla quale si deve “appoggiare” l’ADSL sia effettivamente intestata ad un “cliente business”, e così non è perchè la linea è intestata ai miei genitori (e l’Italia, si sa, è un paese di “mammoni”). Mi informo quindi sulle tempistiche necessarie per il cambio intestazione: intorno ai 20 giorni e canoni quasi raddoppiati. Mi arrendo immediatamente.
Cerco ancora tra le offerte e mi imbatto, consigliato anche da un collega, in quelle denominate F5 della società NGI (I.net) che oltre ad offrire la possibilità di acquistare un IP statico (sui contratti F5800) hanno velocità di upstream/downstream interessanti. Chiedo all’operatore del call-center le tempistiche per l’attivazione della linea e mi comunica che, avendo una linea residenziale ISDN, occorre “stendere” una nuova linea sulla quale attivare l’ADSL; tutta l’operazione sarebbe dovuta durare intorno alle 2/3 settimane, tempi Telecom Italia permettendo – testuali parole dell’operatore del call-center.
Do l’OK e il 10 febbraio richiedo l’ADSL.
Incredibilmente, dopo solo una settimana (18 febbraio), arrivano i tecnici Telecom Italia ad installare il nuovo doppino dedicato alla linea ADSL.
Chiamo nuovamente il call-center di NGI per comunicare l’avvenuta installazione del doppino (come mi era stato chiesto precedentemente di fare dall’operatore del call-center). L’addetto mi comunica che Telecom Italia ha tempo cinque giorni per la comunicazione dei “parametri tecnici” alla NGI ma in media dopo un paio di giorni i parametri vengono comunicati e NGI, nel giro di una ventina di minuti, avrebbe attivato la linea.
Aspetto i cinque giorni, ne aspetto dieci e la linea ancora non è attiva (anche se il modem mi segnala la presenza della “portante” ADSL).
Richiamo il call-center NGI per avere notizie riguardo la mia attivazione e mi conferma che ancora i parametri tecnici non sono arrivati, solleciterà comunque “il concentratore degli ISP presso Telecom Italia a Bari”. Mi chiede di richiamare il lunedì successivo.
Ed io così faccio: prontamente lunedì richiamo, ma ancora dei parametri tecnici (tre, dico *tre* codici) neppure l’ombra; altro sollecito da parte di NGI nei confronti di Telecom Italia; altro appuntamento telefonico per mercoledì.
Ed io così faccio (reloaded), prontamente mercoledì (3 marzo) richiamo NGI, ma ancora i tre codici non si vedono; altro sollecito, altro appuntamento per lunedì prossimo (8 marzo).
I cinque giorni di tempo massimo per la comunicazione dei parametri sono ampliamente superati: ancora niente ADSL, ancora Telecom Italia.
Unica nota positiva (oltre la potenziale estrema qualità delle linee ADSL di NGI): parlare con il call-center di NGI è un vero piacere: la cordialità, l’interessamento, la trasparenza e la preparazione tecnica sono una regola come lo è stata la “pazienza” nel “sopportarmi” al telefono più volte per mezz’ora di tempo ognuna – di questo ringrazio l’operatore Stefano…. che puntualmente risentirò lunedì prossimo per chiedere notizie ancora sull’ADSL, ancora su Telecom Italia.
Aldo A.
P.S. Un mio collega, nel leggere questa lettera, mi ha detto: “Perchè ti lamenti, sono passati solo venti giorni!”: è succube del sistema, un sistema che non ha tempistiche certe (e quelle che ci sono vengono sempre, costantemente ed abbondantemente, superate). Questa mia lettera non ha ovviamente la pretesa di velocizzare i tempi della mia attivazione: nasce unicamente come sforzo mentale personale o forse è solo una pretesa per sentirmi “meno succube”.