Un miliardo di euro in tre anni: a tanto ammonta il danno economico causato dallo streaming pirata al mondo del calcio nostrano, secondo l’amministratore delegato della Lega Serie A. L’intenzione manifestata è quella di provare, in tutti i modi, a fermare o quantomeno a contenere il fenomeno, anche attraverso una piattaforma ad hoc messa nelle mani di AGCOM. Il tempo stabilirà se l’iniziativa sia destinata ad avere successo o meno, ma di certo le domande e i nodi da sciogliere non mancano. Una delle questioni da chiarire interessa il settore delle VPN.
La posizione delle VPN su calcio e streaming pirata
Da sempre utili per tutelare la privacy, per innalzare la sicurezza online e per superare eventuali censure, questi servizi rischiano per la loro stessa natura di inficiare l’efficacia del metodo che l’autorità andrà a impiegare per contrastare la piaga delle trasmissioni non consentite. In altre parole, far semplicemente transitare la propria connessione attraverso un server situato all’estero, sarebbe sufficiente per aggirare il blocco.
La situazione che si sta creando rischia di innescare una sorta di cortocircuito all’interno dello stesso mondo del calcio, visto che alcuni gestori VPN sono sponsor di squadre di calcio europee.
Come si porrà il servizio nei confronti delle restrizioni che AGCOM, facendo leva anche su una nuova legge contro la pirateria audiovisiva, imporrà ai provider di attuare, per evitare lo streaming illegale? Si adeguerà, comunicando ai suoi clienti nel paese l’obbligo di rinunciare ad alcune delle funzionalità che ne hanno spinto la crescita negli ultimi anni? Al momento non si registrano dichiarazioni in merito.
Contratti di sponsorizzazione con le squadre a parte, come si comporteranno le altre VPN? Dopotutto, sono state fino a oggi proposte e promosse come strumenti utili a superare qualsiasi tipo di blocco o limitazione. Ricordiamo bene quanto accaduto lo scorso anno in India, con la grande fuga dei gestori dopo che il governo ha chiesto loro di sottostare a nuovi obblighi in conflitto con gli interessi dell’utenza. Succederà lo stesso in Italia? È sicuramente un nodo da sciogliere. Un passaggio obbligato, se non altro per valutare quanto possa essere realmente efficace la piattaforma in dotazione all’autorità.