Sul fatto che seguire il calcio in TV sia per molti diventato un lusso non ci sono dubbi. I tanti rincari fatti registrare nel corso degli ultimi anni e la riduzione del numero delle partite trasmesse in chiaro (fanno eccezione cinque big match del campionato a stagione) ha spinto molti a un bivio: affrontare una spesa più elevata che mai per vedere la propria squadra del cuore in streaming oppure rinunciare alle dirette. La terza strada, quella della pirateria, è un’opzione che la Lega Serie A e le piattaforme stanno cercando di affossare con ogni arma possibile.
Rincari e pacchetti: il calcio in TV è diventato un lusso
A questo proposito, vale la pena citare lo studio condotto da Facile.it. Prendendo in considerazione le tariffe attuali, i tifosi di Milan, Inter, Juventus, Bologna e Atalanta possono arrivare a spendere fino a 900 euro all’anno per guardare le partite di tutte le competizioni, vale a dire il campionato e la Champions League, scegliendo le formule con rinnovo mensile. Con le sottoscrizioni annuali, invece, la cifra scende a 648 euro, ma così facendo scatta l’obbligo di vincolarsi per dodici mensilità.
Le cose vanno meglio, ma non di molto, a chi segue Roma e Lazio, impegnate in Europa League, così come la Fiorentina in Conference League: per loro, l’esborso annuale ammonta a 600 euro. I sostenitori delle squadre che invece disputano solo la Serie A, inclusa la capolista Napoli, si fermano a 420 euro.
Non va certo meglio all’estero
A differenza di quanto si potrebbe immaginare, la situazione all’estero è simile se non peggiore. Ad esempio in Inghilterra, dove per la Premier League e le coppe europee la spesa è pari ad almeno 876 euro con abbonamento annuale, mentre in Germania e in Francia si arriva a 888 euro. I meno fortunati sono senza dubbio i tifosi residenti in Spagna, per i quali si arriva addirittura a 1.320 euro.
La lotta alla pirateria ha avuto un impatto?
Il 2024 che ci siamo appena lasciati alle spalle sarà ricordato come l’anno in cui, in Italia, la lotta alla pirateria condotta attraverso lo strumento Piracy Shield avrebbe dovuto assestare un giro di vite significativo al fenomeno o quantomeno attenuarlo.
La cronaca racconta un’altra storia, fra tensioni interne agli stessi organismi che hanno in gestione la piattaforma, un funzionamento non sempre ottimale e sentenze della giustizia non in linea con le aspettative di chi ha promosso un inasprimento delle pene.
Detto questo, vale la pena citare il recente studio condotto da EUIPO, secondo cui l’Italia è il paese europeo con la media più bassa di accessi online ai contenuti piratati. L’analisi ha preso in considerazione anche software, film e serie TV, non solo gli eventi sportivi.