Il caldo record di queste settimane ha conseguenze dirette anche sulla finanza decentralizzata, più nel dettaglio sulle criptovalute e nello specifico sul mining di Bitcoin. Come emerge dai nuovi dati condivisi su BTC.com, la difficoltà nell’estrarre un blocco è diminuita del 5%. Cerchiamo di capire in conseguenza a quale dinamica e per quali fattori.
Bitcoin: come il caldo anomalo influenza il mining
Il livello di difficoltà è aggiornato in modo del tutto automatico ogni due settimane, così che un blocco possa essere estratto ogni 10 minuti. Il calcolo tiene in considerazione la potenza di computing connessa al network. In estrema sintesi: aumenta quando ci sono più risorse e diminuisce quando invece i miner le disconnettono per le ragioni più disparate.
È proprio quanto sta avvenendo, soprattutto oltreoceano (e in particolare in Texas), dove l’innalzamento anomalo delle temperature sta creando non pochi problemi e grattacapi nell’approvvigionamento dell’energia oltre che con la necessaria dissipazione del calore generato durante l’attività. Riportiamo di seguito in forma tradotta le parole di Jason Mellerud, ricercatore senior di Arcane Research.
La difficoltà è stata ridotta poiché gli americani hanno spento le loro macchine per periodi significativi nelle ultime due settimane, in conseguenza a un aumento del prezzo dell’elettricità a sua volta dovuto all’ondata di calore.
Si tratta dunque della legge della domanda e dell’offerta applicata al settore dell’energia e, di conseguenza, a quello delle criptovalute. È il terzo ritocco verso il basso consecutivo, il primo dei quali è stato attribuito al calo del prezzo registrato nell’ultimo periodo. Non accadeva da quando, lo scorso anno, la Cina ha messo al bando il mining (che sappiamo poi essere ripartito alla grande nel paese) provocandone quattro di fila.