Non c’è nemmeno bisogno di guardare il termometro per avvertire la morsa di un’estate secca e rovente come non se ne vedevano da tempo. Siamo certi che, da nord a sud, isole comprese, siano molte le forme dialettali con le quali descrivere questa ondata di caldo record. Un’anomalia, ma non degna di un’etichetta ufficiale, secondo la comunità scientifica. La World Meteorological Organization non ha alcuna intenzione di attribuire un nome specifico al fenomeno, come invece accade ad esempio con gli uragani. O meglio, i cicloni tropicali. Caldazza va bene, possiamo continuare a usare quello.
Non abbiamo bisogno di un nome per il caldo record
Questa settimana, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale ha diramato un comunicato dal titolo “WMO non ha piani immediati per nominare le ondate di calore”. Potrebbe sembrare cosa di poco conto, ma non si tratta solo di scegliere un appellativo da dare in pasto ai media, a uso e consumo di un dibattito destinato a esaurirsi al primo abbassamento delle temperature (rimandiamo i curiosi a un archivio storico dal 1951). È questione di protocolli e di convenzioni.
La Services Commission della WMO sta attualmente valutando i vantaggi e gli svantaggi legati alla denominazione delle ondate di calore. Al momento, non esiste un sistema o un protocollo internazionale concordato per la denominazione o il coordinamento della denominazione degli eventi legati alle ondate di calore.
Al di là dell’immancabile monito di ogni TG estivo che si rispetti (bere molta acqua ed evitare di sdraiarsi sull’asfalto a mezzogiorno
), l’eventuale decisione di assegnare un nome non è affatto banale. Se presa alla leggera, può mostrare il fianco a conseguenze potenzialmente gravi.
Pratiche indipendenti di classificazione e denominazione delle ondate di calore, non coordinate con i sistemi di allerta ufficiali, potrebbero rischiare di interferire con i protocolli di protezione civile e con gli sforzi di coordinamento, portando a conseguenze negative non intenzionali o riducendo l’efficacia delle misure di avvio e di risposta al calore stabilite.
Dunque, mentre in qualche ufficio ben raffrescato della WMO si valutano attentamente vantaggi e svantaggi, noi come dei novelli Raf possiamo ripetere senza sosta il mantra Pioggia, scendi su di noi
e continuare a puntare il dito contro quel fenomeno che ci opprime chiamandolo, come sempre, Caldazza. La scienza approva.