La California, culla della Silicon Valley, si schiera apertamente contro la Gig Economy. Una legge appena approvata introduce infatti dal 2020 l’obbligo di assumere i lavoratori che oggi prestano il proprio tempo ed i propri servizi per questo tipo di occupazione “liquida”, meno vincolante e pietra angolare di un nuovo modo di intendere le attività, i servizi agli utenti ed il rapporto con i lavoratori.
La normativa entrerà in vigore a partire dal 2020, costringendo gruppi come Uber o Lyft a stipulare veri e propri contratti di lavoro subordinato con i propri affiliati. “Non c’è nulla di innovativo nel sottopagare qualcuno per il suo lavoro e basare un intero modello di business su di una errata considerazione dei lavoratori“. Dietro la sigla AB5 si cela un testo che, se approvato in ultima istanza, rappresenterà una svolta determinante per i g ruppi coinvolti.
Uber e Lyft, da parte loro, sembrano pronti a scendere in trincea contro il provvedimento. L’alternativa, del resto, sembra non esserci: se la Gig Economy non troverà una nuova classificazione per i propri lavoratori, si troverà impossibilitata alle assunzioni necessarie per poter confermare il proprio modello di business. Per molti gruppi inizierebbero quindi a scorrere i titoli di coda ben in anticipo rispetto a quanto auspicato in fase di startup.
Aggiornamento
UBER ha replicato, spiegando le proprie ragioni e preannunciando battaglia.