Roma – Anche lo spam telefonico è un problema di privacy. E il Garante prova a farlo diventare, come un boomerang, un problema di chi lo provoca: fin qui sono 60 le sanzioni applicate dal tutore della riservatezza e della protezione dei dati personali contro compagnie telefoniche, colpevoli di aver tempestato gli utenti di chiamate indesiderate e di servizi non richiesti.
Nella newsletter pubblicata dal Garante della Privacy si legge infatti: “Sessanta sanzioni applicate e oltre 260mila euro già versati sono solo i primi risultati dei recenti interventi del Garante sull’operato dei call center a tutela degli utenti telefonici. Le sanzioni comminate a gestori di telefonia fissa e mobile per illeciti trattamenti di dati personali riguardano prevalentemente attivazione di servizi non richiesti (cambi di operatore, linee Internet veloci, servizi aggiuntivi) e, in misura minore, telefonate pubblicitarie indesiderate . Le società telefoniche hanno preferito, in molti casi, chiudere subito il contenzioso attraverso il pagamento anticipato in misura ridotta, previsto per chi non intenda impugnare la contestazione della violazione”.
Le sanzioni hanno colpito i call center dei principali gestori, tra cui spiccano i nomi di Telecom Italia , Tele2 , Fastweb , Wind , Eutelia , Tiscali ).
“Nella maggior parte dei casi – spiega l’Autorità – è stato sufficiente che chiunque, un figlio, un collaboratore di famiglia, rispondesse al telefono e senza dare alcun assenso a quanto veniva proposto, perché venissero attivati servizi mai richiesti con conseguenti fatturazioni di costi in bolletta, distacco, anche per alcuni mesi, della linea telefonica, attese per il passaggio ad un altro operatore. A volte non c’è stata neanche la telefonata e l’utente si è accorto di aver aderito a qualche nuova offerta solo al ricevimento della bolletta”.
Un problema tutt’altro che nuovo e che il Garante ha affrontato con energia , richiamando all’ordine gli operatori che sono stati anche oggetto di un’ inchiesta del Ministero delle Comunicazioni e di ispezioni effettuate dallo stesso Ufficio del Garante: “Dalle verifiche è emerso che la maggior parte dei call center non informavano adeguatamente le persone contattate o operavano addirittura senza dire all’utente che si stavano raccogliendo i suoi dati, per quali finalità venivano usati, se era obbligato o meno a comunicarli, quali erano i suoi diritti. I call center hanno invece l’obbligo di informare con la massima trasparenza gli utenti sulla provenienza dei dati e sul loro uso e, se richiesto, di registrare la volontà dell’abbonato di non essere più disturbato”.
Le sanzioni sono dunque una logica conseguenza di questa attività ispettiva. “Per omessa o inidonea informativa il Codice privacy prevede una sanzione che va da 3.000 a 18.000 euro, che puo’ essere aumentata sino al triplo a seconda delle condizioni economiche della società”. Peccato solamente che tali importi, anche se triplicati, costituiscono una punizione decisamente poco rilevante, soprattutto in rapporto al volume d’affari delle compagnie telefoniche punite.
Dario Bonacina