Il caso Cambridge Analityca sembrava definitivamente chiuso con la multa pagata da Meta (all’epoca Facebook) alla FTC. Invece a distanza di oltre quattro anni dallo scandalo, il procuratore generale del District of Columbia Karl A. Racine ha citato in giudizio Mark Zuckerberg. Il CEO dell’azienda di Menlo Park non avrebbe fatto nulla per impedire la raccolta dei dati degli utenti.
Zuckerberg era direttamente responsabile
Cambridge Analytica era una società di analisi dei dati che ha lavorato per Donald Trump durante la campagna elettorale del 2016. Attraverso un’app sviluppata dall’università di Cambridge, denominata This is Your Digital Life, ha raccolto i dati personali di oltre 87 milioni di utenti statunitensi per manipolare le elezioni presidenziali. Dopo le rivelazioni di un ex dipendente di Cambridge Analytica, Karl A. Racine ha denunciato Facebook a dicembre 2018 (il caso è ancora aperto).
Sulla base dei nuovi documenti ottenuti durante le indagini, il procuratore generale ha ora citato in giudizio Mark Zuckerberg. Il CEO di Facebook (oggi Meta) è direttamente coinvolto in ogni decisione aziendale, quindi è anche direttamente responsabile del mancato rispetto della privacy degli utenti. Zuckerberg ha pertanto violato il Consumer Protection Procedures Act del District of Columbia.
Racine vuole portare il CEO davanti al giudice e ottenere un risarcimento danni. Finora Meta ha pagato solo multe in vari paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Italia. Nonostante la gravità delle accuse non ci sono state conseguenze penali. Cambridge Analytica ha dichiarato bancarotta nel 2018. Gli stessi servizi di consulenza vengono oggi forniti da Emerdata.