Washington (USA) – Si affilano le armi dei detrattori della RIAA o, meglio, della posizione fin qui assunta dai discografici rispetto al fenomeno del file-sharing. A scendere in campo con tutta l’autorevolezza della propria posizione è la Electronic Frontier Foundation (EFF) , da anni paladina dei diritti digitali e punto di riferimento per il mondo elettronico.
EFF , che ha aiutato e sostenuto in tribunale i protagonisti di una moltitudine di battaglie sul diritto alla copia, sul diritto di link o di invenzione e via dicendo, sta lanciando in queste ore una campagna promozionale per il P2P e per contrastare le mosse della RIAA. Mosse, come quella che punta a colpire i grandi condivisori del P2P , che la EFF ha già bollato come “totalmente fuori dalla realtà”.
“File-Sharing: it’s music to our ears” , questo lo slogan della campagna voluta dalla EFF , descritta dall’associazione per i diritti digitali in questo modo:
“Il file sharing ha consentito ai cultori della musica nel mondo di dare vita alla più grande biblioteca musicale della storia. Questo sarebbe motivo di festeggiamenti, ma negli ultimi tre anni i grandi discografici si sono dati da fare per attaccare il peer-to-peer e le persone che usano questa tecnologia. Ma né le tecnologie che danno nuovi strumenti in mano all’utente né il desiderio dei consumatori di avere un accesso facile alla musica digitale sono il male. Colpire chi sviluppa tecnologia e chi la usa significa non affrontare il vero problema”.
Il sito predisposto dalla EFF come base informativa per la campagna, che si svolgerà tramite annunci pubblicitari sui media statunitensi, elenca una serie di sistemi alternativi con cui attraverso il peer-to-peer sarebbe possibile compensare autori e detentori di diritto d’autore (Ad Revenue Sharing, Bandwidth Levies, Digital Patronage, Media Tariffs, Microrefunds, P2P Subscriptions, Tip Jars/ Micropayments).
Non solo, il sito elenca un certo numero di nomi della musica che già oggi, e proprio grazie ad internet, fanno più soldi. Da Alanis Morisette a David Bowie, dai Pearl Jam ai REM passando per gli Smashing Pumpkins e altri ancora.
“Dobbiamo renderci conto – scrive la EFF – che le leggi sul diritto d’autore hanno fallito. Rendono criminali gli sviluppatori di tecnologia e gli amanti della musica. Ci sono studenti universitari che vengono denunciati, provider che sono ridotti a delatori contro i propri clienti, membri del Congresso che chiedono la galera per chi condivide file e via dicendo”. “Nei soli Stati Uniti – continua la EFF – ci sono 60 milioni di persone che usano il file sharing, più gente di quanta abbia votato l’attuale presidente in carica. Se ci uniamo tutti e difendiamo i nostri diritti, potremo cambiare la legge”.
In questi giorni in cui molte cose stanno muovendosi sul fronte del peer-to-peer, la EFF si pone senza dubbio come il massimo ostacolo per i progetti dei discografici che anche a livello legislativo stanno spingendo per ottenere cambiamenti favorevoli alla repressione del P2P. Le molte cause vinte dalla EFF nei tribunali americani, l’autorevolezza dell’associazione e l’enorme seguito che la sua campagna può avere e potrà sollevare sono problemi con cui le major del disco e del cinema si troveranno a fare i conti.