Si fanno sempre più tesi i rapporti tra gli Stati Uniti e una delle compagnie cinesi che puntano a giocare un ruolo da protagonista nell’allestimento delle reti per il 5G: Meng Wanzhou, figura chiave per la strategia finanziaria di Huawei, è stata arrestata nella giornata di sabato dalle forze dell’ordine canadesi su ordine delle autorità americane, mentre si trovava a Vancouver. La Chief Financial Officer rischia ora l’estradizione negli USA.
Arresto per Meng Wanzhou, CFO Huawei
L’accusa è pesante: aver infranto le sanzioni commerciali contro l’Iran. Un’ipotesi formulata dalla stampa d’oltreoceano già nel mese di aprile e che oggi, alla luce di quanto accaduto, sembra trovare conferma. Per capire l’importanza rivestita da Wanzhou nell’organigramma del colosso cinese è sufficiente sottolineare che si tratta anche del vicepresidente del consiglio d’amministrazione e della figlia di Ren Zhengfei, colui che nel 1987 ha fondato la società. Questa la dichiarazione di Ian McLeod, portavoce del Dipartimento di Giustizia canadese, affidata alle pagine della testata locale The Globe and Mail.
È ricercata per l’estradizione negli Stati Uniti e un’udienza per la cauzione è fissata per venerdì. Al momento c’è un divieto di pubblicazione e non possiamo fornire ulteriori dettagli. Il divieto è stato richiesto da Ms. Meng.
La replica di Huawei, sempre affidata alla testata canadese, parla di un arresto avvenuto mentre si trovava in volo transitando dal paese nord americano. Il gruppo sottolinea inoltre di aver sempre operato in conformità alle leggi e alle normative vigenti nei paesi in cui è attivo, incluse quelle riguardanti sanzioni o limiti sulle esportazioni.
All’azienda sono state fornite poche informazioni in merito alla vicenda e non è al corrente di alcun comportamento errato da parte di Ms. Meng. Crediamo che i sistemi legali di Canada e Stati Uniti giungeranno presto a una conclusione.
Tensioni internazionali
È intervenuta anche l’ambasciata cinese di Ottawa, protestando contro la misura e chiedendo il rilascio immediato dell’interessata, poiché non vi sarebbe stata alcuna violazione. Come conseguenza all’accaduto, l’ambasciatore Lu Shaye e quattro esponenti della NPC (National People’s Congress) hanno dichiarato che non parteciperanno a un incontro con i rappresentanti delle istituzioni canadesi previsto per la giornata di oggi. Non è da escludere che il caso possa inasprire le già presenti tensioni tra i paesi. Questo un estratto dal comunicato.
La Cina ha espresso la propria opposizione a Stati Uniti e Canada, chiedendo di correggere immediatamente l’azione e ristabilendo la libertà personale di Ms. Meng Wanzhou. Seguiremo da vicino gli sviluppi della vicenda e prenderemo tutte le misure necessarie per proteggere in modo risoluto i diritti e gli interessi dei cittadini cinesi.
46 anni, CFO di Huawei dal 2011, Meng Wanzhou nel 2013 ha operato anche come membro del consiglio di amministrazione di Skycom Tech, realtà attiva a Hong Kong e partner di Huawei. Durante il suo incarico, stando a quanto riportato da Reuters, ha tentato di vendere computer e materiale a marchio Hewlett-Packard a un operatore telefonico iraniano, infrangendo così un regolamento stabilito dalla stessa HP.
Quanto accaduto si inserisce in un quadro già complesso che vede gli Stati Uniti e il Canada chiedere ai loro alleati, Italia compresa, di non affidarsi a Huawei per la fornitura delle infrastrutture da destinare alle reti 5G. Il timore è quello che gli impianti possano essere compromessi in accordo con il governo cinese per portare a termine operazioni di spionaggio, per via dello stretto rapporto che lega le autorità di Pechino al fondatore Ren Zhengfei, ex ufficiale dell’Esercito Popolare di Liberazione, le forze armate del paese. Un appello raccolto, tra gli altri, anche dalla Nuova Zelanda.