La proposta è stata portata avanti dal canadese Charlie Angus, un tempo rockstar in bilico tra punk e folk, ora membro parlamentare all’interno del New Democratic Party . Una proposta di legge, che vorrebbe far tornare in terra canadese quella che è stata già definita iPod Tax . Ovvero la versione in salsa d’acero dell’equo compenso , per imporre un vero e proprio balzello sul prezzo finale di dispositivi di archiviazione e player come quello made in Cupertino .
Angus ha proposto una sorta di compromesso tra le parti, in modo da soddisfare sia le esigenze dei detentori dei diritti che quelle dei cittadini canadesi, decisamente poco inclini a pagare di più per i propri player multimediali. Nella visione del parlamentare-musicista, l’estensione dell’equo compenso agli apparecchi dovrebbe garantire a tutti gli utenti la possibilità di trasferire musica in maniera libera . Musica acquistata legalmente.
Si tratta indubbiamente di una proposta che poco piacerà all’industria dei contenuti, preoccupata per l’inevitabile aggiramento delle tecnologie anti-copia che ne conseguirebbe. Ma per Angus si verrebbe a creare così un giusto equilibrio, data l’introduzione di una corposa tassa sugli apparecchi in vendita. Nel luglio del 2007 , era stata la Copyright Board of Canada a proporre una iPod Tax , da applicare su lettori MP3 e memorie digitali . Quindi non più soltanto sui classici supporti vergine come i CD.
L’eco della protesta si era fatta sentire, in quell’estate. Il tariffario della Copyright Board of Canada era decisamente alto: 5 dollari canadesi (3,5 euro) per memorie inferiori ad 1 gigabyte, 50 dollari (35 euro) per quelle fino a 30 gigabyte e ben 75 dollari (oltre 50 euro) per tutti quei dispositivi che superassero il limite di 30 GB. All’inizio del 2008 , la Corte Federale d’Appello canadese aveva respinto la tassa, sostenendo che il blocco dell’industria dei contenuti non avesse le facoltà giuridiche di approvare l’ iPod Tax .
Ora, grazie alla proposta di Angus , questa stessa iPod Tax potrebbe essere riproposta in Canada. Anche se in una versione più orientata ai consumatori. “I blocchi digitali e le cause legali non sono i mezzi giusti per evitare che le persone si passino la musica da un dispositivo all’altro – ha spiegato Angus – Questa tassa rappresenta una soluzione che funziona. Aggiornandola, ci assicureremo che gli artisti vengano pagati per il proprio lavoro. E soprattutto che i consumatori non vengano criminalizzati solo perché hanno trasferito musica acquistata legalmente da un dispositivo all’altro”.
Mauro Vecchio