I canadesi sono molto riservati. E sono così civili e rispettosi nei confronti del prossimo, che hanno deciso di trasporre questa filosofia anche nella dimensione online. Tutti i loro domini nazionali (.ca), dal prossimo 10 giugno non consentiranno più l’accesso ai dati dei rispettivi gestori. Insomma, anche affidandosi al tradizionale servizio Whois non sarà più possibile accedere al nome del proprietario del dominio, al suo indirizzo, email e numero di telefono.
Canada Internet Registration Authority ( CIRA ) ha semplicemente aggiornato la sua policy sulla privacy nel rispetto della normativa vigente, il 2004 Personal Information Protection and Electronic Documents Act . Un atto dovuto, dunque, soprattutto se si considera che la legge regola come gli enti privati debbano trattare i dati personali durante qualsiasi attività commerciale.
Per Michael Geist , docente di Legge presso l’University of Ottawa e il Canada Research Chair of Internet and E-commerce Law , si trattava di un’anomalia da sanare: “Stiamo parlando di una delle più grandi raccolte di informazioni personali del paese”, ha spiegato Geist. Gli ultimi rilevamenti, infatti, confermano che il numero di domini canadesi ha superato il milione, di cui il 70% di proprietà di circa 600 mila cittadini.
“Questa operazione ci pone all’avanguardia mondiale nella salvaguardia della privacy” ha dichiarato Byron Holland, presidente dell’Authority canadese: “Rispetta la legge alla lettera, anche se non credo che sia aderente allo spirito della normativa”. L’interpretazione della legge, infatti, sembra entrare in conflitto con le esigenze degli inquirenti e del braccio armato dei detentori di proprietà intellettuale. Non poter utilizzare più Whois per individuare gli adescatori e chi viola le norme sul copyright, potrebbe rendere le operazioni di indagine molto più complicate.
Geist è convinto però che questa rinnovata restrizione di policy possa essere una boccata d’aria per i blogger più graffianti. “Quelli che criticano un’azienda o i suoi impiegati (sui rispettivi siti) spesso lo fanno a proprio rischio”, ha dichiarato Geist. “Sono tra l’incudine e il martello: se postano informazioni accurate continuano a tenere il dominio ma possono subire conseguenze sul lavoro, se postano informazioni fasulle sono salvi sul lavoro ma rischiano di perdere il dominio”.
La CIRA al momento pensa all’immediato gradevole effetto collaterale: le registrazioni canadesi saranno le più protette del mondo, e quindi probabilmente molto desiderate. In questo Geist intravede però un possibile rischio, ovvero quello di diventare la “lavanderia” del mondo elettronico truffaldino: anche se per godere di tutte le protezioni bisogna essere residenti, è roba da niente per i professionisti del furto d’identità.
Dario d’Elia