Cannes (Francia) – Pirateria, transizione verso il formato digitale e mancanza d’investimenti nella creatività dei giovani: la federazione internazionale dei produttori fonografici, IFPI , ha aperto l’edizione 2006 del Midem , il Mercato internazionale della musica , delineando le cause di una crisi generalizzata che affligge l’industria discografica.
Nonostante le analisi positive fornite da certi studi di mercato, il CEO di IFPI John Kennedy ha dichiarato che il 2005 è stato il quarto anno consecutivo chiusosi con un calo dei profitti . Una lieve flessione, pari al 2%, che tuttavia interessa tutte le 4.600 aziende partecipanti alla quarantesima edizione del Midem e contribuisce ad un crollo complessivo del 20% a partire dall’inizio del nuovo millennio.
Una piaga economica scatenata in primis dalla pirateria multimediale, soprattutto online. Esattamente come ha ricordato il viceministro italiano per i Beni Culturali, Antonio Martusciello: “La contraffazione e la pirateria rappresentano un problema trasversale”, con il 25% del mercato discografico globale in mano ai pirati ed alle reti di distribuzione del mercato nero.
Critiche anche all’apertura della Francia verso leggi in favore del P2P semilibero , il vero capro espiatorio di molti discografici, intimiditi da una possibile esplosione senza controllo della pirateria online ed un effetto domino in tutti i paesi dell’UE vicini ai cugini d’oltralpe: “Sarebbe un passo verso la legalizzazione del furto o meglio ancora della barbarie totale”, ha dichiarato Jean Francois Cecillon di EMI Europe .
La pirateria rimane dunque una priorità nell’agenda degli oltre 9mila partecipanti al Midem. “E’ il problema più grande che i discografici devono affrontare”, puntualizza Kennedy, “anche se l’industria sta facendo il suo meglio per contenerlo”. Qualcuno insinua addirittura che i discografici pensino “con più attenzione alla pirateria che alla promozione di nuovi talenti creativi”, come sostiene Phil Leigh di Inside Digital Media , compagnia specializzata in ricerche di mercato online.
L’unica nota positiva sul 2005 riguarda in realtà proprio Internet: i guadagni legati all’ offerta discografica su Internet sono triplicati nel giro di appena un anno. Sebbene le vendite al dettaglio “tradizionali” siano rimaste stabili, stando al rapporto ufficiale compilato da IFPI, l’avvento dei riproduttori digitali e dei servizi in stile iTunes ha causato non poche rivoluzioni.
Secondo il CEO dell’ Associazione delle Etichette Indipendenti Alison Wenham, la transizione digitale ha sancito la “perdita totale del controllo sui prezzi”. Wenham afferma che i discografici hanno infatti “passato il monopolio sul prezzo direttamente ai rivenditori di musica”: una situazione che danneggerebbe soprattutto i piccoli produttori e le etichette underground .
Il passaggio ad Internet come piattaforma di vendita ha anche causato la morte dell’album , prevista nei prossimi anni dal presidente di EMI Group Eric Nicoli: “Siamo vicini al giorno in cui i supporti fonografici verranno soppiantati definitivamente dai formati digitali”, perché “gli utenti dimostrano di voler acquistare e selezionare singolarmente i brani, senza dover comprare album interi”. Nicoli guarda poi alla diffusione dei telefoni cellulari d’ultima generazione con estrema soddisfazione: “Siamo all’anno zero per quanto riguarda la piattaforma mobile”, aggiunge, “nonché all’inizio di un nuovo entusiasmante mercato che esploderà entro il 2010”. Insomma ombre sì, ma anche prospettive.
Tommaso Lombardi