Il Governo, qualche mese fa, ha annunciato che il Canone Rai nel 2024 uscirà dalla bolletta della luce. Una nuova modalità di riscossione dovrà quindi essere decisa e attuata per l’abbonamento radiotelevisivo italiano. Una decisione, stando a quanto indicato dalla politica, “obbligata” dalle linee guida dell’Unione Europea in materia di mercato libero dell’energia elettrica tali per cui il Canone TV in bolletta sarebbe un “onere improprio”.
Nonostante ciò c’è chi ancora vuole che questa tassa rimanga in bolletta e per diverse ragioni tra cui anche la possibilità che questo cambiamento possa far tornare ai livelli di evasione pre 2016. Ricordiamo che in quell’anno fu il Governo Renzi ad attivare la riscossione incaricando i fornitori di energia elettrica. Chi è che non vorrebbe alcun cambiamento in merito? Il Sindacato dei Giornalisti della Rai, Usigrai, che recentemente ha dichiarato:
Il Canone Rai deve restare in bolletta; si tratta del canone più basso d’Europa ed è stato ridotto proprio per il recupero dell’evasione determinato dall’inserimento nella bolletta della luce. Tuttavia, per il sindacato dei giornalisti, non sarebbe sbagliato pensare a una modulazione dell’importo per i redditi più bassi. A chi invece si ostina a dire – solo per ragioni politiche – che ce lo chiede l’Europa, giova ricordare che la trasparenza offerta agli utenti attraverso il pagamento del canone in bolletta, soddisfa anche la milestone prevista al riguardo dal Pnrr, come ha certificato già lo scorso anno Il parere del Mef che confermava il metodo di riscossione. Pertanto “ce lo chiede l’Europa” è una fake news per motivare una scelta squisitamente politica.
Canone Rai: cosa ci si aspetta per il futuro
Le idee sembrano non essere chiare per i cittadini che si trovano tra due fuochi: la decisione di togliere il Canone Rai dalla bolletta e chi invece vuole che ci rimanga dichiarando che la motivazione “Europa” non ha alcun fondamento. Un altro problema si pone però all’orizzonte, il futuro di Mamma Rai e dei suoi finanziamenti. Usigrai ha espresso la sua preoccupazione in merito alle possibili soluzione messe sul tavolo:
Esprimiamo invece la nostra contrarietà all’ipotesi di finanziamento della Rai attraverso la fiscalità generale perché consegnerebbe al governo di turno il controllo totale sull’azienda. Tutte le esperienze di questo tipo in Europa hanno portato come conseguenza il drastico ridimensionamento del servizio pubblico. L’attuale legge, che già consente al governo di indicare l’amministratore delegato, consegna di fatto all’Esecutivo la guida della Rai; con il canone prelevato dalle entrate fiscali andrebbe al governo anche ogni decisione sull’entità e i tempi del finanziamento del servizio pubblico. L’esatto contrario di quanto indicato dalle sentenze della Corte Costituzionale e dal Media Freedom Act della Commissione europea che specificano come le risorse assegnate al servizio pubblico debbano essere certe, congrue e di lunga durata.
Mettere d’accordo tutti sembra essere un’impresa tanto ardua quanto impossibile. Anche perché la maggioranza dei cittadini contribuenti auspica una abolizione definitiva del Canone Rai. Non è da molto che Matteo Salvini ha presentato ed esposto una nuova proposta che propone una progressiva riduzione di questa tassa entro cinque anni fino al completo azzeramento.