Si torna a parlare di canone Rai, già protagonista nelle scorse settimane di una discussione a proposito della possibilità di vederlo nuovamente slegato dalla bolletta energetica. Questa volta, l’ipotesi avanzata è quella di renderne il pagamento obbligatorio anche a coloro in possesso di smartphone, tablet e PC, poiché ritenuti dispositivi abilitatati alla fruizione dei contenuti e delle trasmissioni del gruppo.
Canone Rai obbligatorio per tutti i dispositivi?
Un punto toccato in più occasioni dal numero uno Carlo Fuortes, anche durante l’audizione alla Commissione Parlamentare nel mese di ottobre, quando è stato ribadito come le norme attuali prevedono il versamento solo da parte di chi possiede un apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle radioaudizioni
(secondo una legge del 1938), escludendo di fatto tutti i device multimediali sui quali però Rai, da contratto, è tenuta a distribuire i propri contenuti. È considerato un elemento di grande preoccupazione, se non nel brevissimo termine, sicuramente in prospettiva
.
Più noi spingeremo sulle piattaforme digitali, più il pubblico si sposterà su quei mezzi e teoricamente potrebbe non pagare il canone.
In altre parole: Rai è obbligata a rendere i programmi e le trasmissioni fruibili in digitale, ma per i dispositivi attraverso i quali vederli non è attualmente previsto il versamento del canone. La proposta di imporre il pagamento anche a coloro non in possesso di un televisore, ma di smartphone, tablet e PC, è citata in una delle slide mostrate durante l’audizione con riferimento a un ampliamento del perimetro di applicazione del canone ai device multimediali (con opportuni accorgimenti)
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È doveroso precisare che al momento si tratta di una proposta avanzata, ma nulla è stato deciso né confermato. Servirebbe in ogni caso un intervento legislativo: considerando i tempi ormai stretti, è probabile che nel 2022 tutto rimanga così com’è, per poi eventualmente assistere a un cambiamento (legato anche al canone in bolletta) a partire dall’anno successivo.
Le casse Rai e il canone in Europa
L’amministratore delegato ha definito il canone Rai una risorsa incongrua rispetto agli impegni nella gestione del servizio pubblico radiotelevisivo
, il suo importo di gran lunga inferiore rispetto a quello versato dai cittadini in altri paesi europei (90 euro in Italia, 312 in Svizzera, 300 in Austria, 220 in Germania).
Il grafico qui sotto mostra il netto calo dei ricavi generati dal gruppo, registrato tra il 2008 e il 2020, passando da 3,2 miliardi di euro a 2,5 miliardi, con una flessione pari al 22% dovuta principalmente alla riduzione delle entrate pubblicitarie e commerciali. Fuortes cita come decisivi per il trend al ribasso anche l’arrivo del digitale terrestre che ha allargato in modo importante l’offerta proposta agli spettatori e il debutto dei prodotti premium.
Qui sotto le entrate generate dal canone, sempre tra il 2008 e il 2020, con le variazioni più significative dovute agli interventi legislativi che si sono susseguiti.
L’inclusione del canone in bolletta ha incrementato il numero dei paganti, abbattendo di conseguenza il tasso di evasone: dai 15 milioni nel 2015 si è passati ai 21 milioni nel 2016.