Si chiama LinuxOne il risultato degli sforzi congiunti di IBM e Canonical: è un mainframe disponibile in due modelli , chiamati suggestivamente come due diverse specie di pinguini (Imperatore e Rockhopper), equipaggiato con l’allestimento z13 della linea di Big Blue abbinato alla celebre distribuzione Linux Ubuntu. Il risultato è un prodotto che strizza l’occhio al panorama open source , ma mantiene piena compatibilità con il software e i servizi tipici del pubblico che si rivolge a IBM.
Sul piano hardware LinuxOne è un prodotto conosciuto: è basato su una tecnologia IBM che prevede un’unità elaborativa da circa 4 miliardi di transitor, realizzata con tecnologia CMOS SoI a 22nm con frequenze che arrivano fino a 5,2GHz. L’architettura IBM è allo stato dell’arte, con la possibilità di eseguire istruzioni fuori ordine, supporto a memoria RAM DDR3 con un meccanismo di protezione dagli errori analogo a quello tipico del protocollo RAID per gli archivi dati, e un controller avanzato per lo storage che è basato sulla stessa unità elaborativa del processore.
L’idea di piazzare Ubuntu a bordo di un mainframe è legato all’idea di allargare a celebri software open source l’offerta della linea Z: database popolari come MongoDB o MariaDB ad esempio sono ora facilmente alla portata dei prodotti LinuxOne, che si rivolgono allo stesso pubblico attuale di server Linux che conta magari anche organizzazioni, aziende e società che pensano di aumentare la propria potenza di calcolo dotandosi di un mainframe (che può essere sia acquistato, sia “noleggiato” con formule simili a quelle del cloud computing).
Vista la relativa esiguità del mercato mainframe, oggi relegato ai margini della ribalta tecnologica ma tutt’altro che sulla via dell’estinzione, a guadagnarci di più però è senza dubbio Canonical : essere diventata un partner di IBM in un progetto di tale portata accredita l’azienda creatrice della distro Ubuntu come un marchio su cui fare affidamento, e indirettamente fornirà senza dubbio una certa autorevolezza al marchio Canonical. Allo stesso modo, la popolarità di Ubuntu nell’open source avvicinerà il marchio dell’azienda di Armonk a un territorio che fino a oggi non ha sempre mostrato molta confidenza con la sua offerta.
Non a caso IBM è un partner significativo anche del nuovo progetto Open Mainframe lanciato dalla Linux Foundation: Big Blue ha già contribuito con 250mila linee di codice, a testimonianza della crescente importanza che Linux sta acquisendo anche in questo comparto.
Luca Annunziata