Polaroid : un brand industriale divenuto tanto popolare da indicare non più soltanto il nome dell’azienda ma una intera categoria di prodotti. Ora è destinato a scomparire dall’immaginario collettivo.
Le digitali sgomitano di prepotenza, sono più facili, più moderne, più performanti , più flessibili, più sinergiche. In una parola: più geek? Forse. Sicuramente sono tante , e hanno portato ad un calo delle vendite della storica casa. Dunque, è questione di sopravvivenza: non resta che riciclarsi .
Ma chi ha vissuto l’epoca Polaroid avverte un po’ di tristezza. La rete intera dipinge un quadro a tinte forti, per alcuni aspetti nostalgico , per altri di schiacciante sopraffazione. D’altra parte mi scatti una Polaroid? è equivalso per anni a dire mi scatti un’istantanea? .
Per i più giovani, si tratta di una macchina fotografica nata sessanta anni fa, con una storia originalissima. Consentiva – un risultato innovativo, per l’epoca – di scattare una foto direttamente sulla carta. Si inquadrava, si premeva il pulsante e la foto usciva subito dall’apposita fessura, si toglieva la pellicola protettiva e si assisteva, nei secondi successivi, al formarsi dell’immagine, sotto i propri occhi . Se si pensa che, sino a una quindicina di anni fa, una normale foto scattata su pellicola 35 mm richiedeva almeno due giorni di attesa tra il recapito dei negativi e il ritiro delle stampe, per l’epoca è stata un’invenzione rivoluzionaria.
Oggi è cambiato tutto: non solo si scatta e si guarda subito la foto senza stamparla ma, se non piace o “è venuta male”, la si cancella, immediatamente, senza cambiar pellicola e senza aver perso nulla. Già questa semplice dinamica di funzionamento giustifica il successo travolgente delle digitali e il conseguente… decreto di morte della precedente generazione. “È ora”, dice al Boston Globe Ron Glaz, direttore della divisione digital imaging di IDC. “Il fatto che stiano tirando fuori dalle scene quella tecnologia è la cosa più sensata”.
Ma Polaroid, pur dando con questa decisione uno scossone neanche trascurabile agli stabilimenti che chiuderanno e ai relativi posti di lavoro, non scomparirà . “Stiamo cercando di reinventare Polaroid, così che possa vivere i prossimi 30 o 40 anni”, dice Tom Beaudoin, presidente e direttore operativo e finanziario dell’azienda, che pur avendo cessato la produzione delle fotocamere da circa due anni e quella di materiali fotosensibili da circa un anno, pensando a nostalgici e appassionati intende imboccare la strada della cessione della licenza, lasciando comunque disponibili le cartucce per tutto il 2009.
Marco Valerio Principato