Reagire al caro-energia che rischia di travolgere i mercati se non si troveranno rapidamente delle soluzioni, è qualcosa di afferente più ad un discorso di politica che non ad uno di strategia. Quest’ultima, se non altro, sarà funzionale alla capacità di far pesare la propria posizione sullo scacchiere europeo. La situazione, infatti, sembra chiarirsi a mano a mano che si fa confusa: interessi differenti vanno a collidere in un contesto nel quale ogni Stato ha il medesimo obiettivo, ma strade differenti da proporre.
Il prezzo dell’energia è un problema politico
Il problema è insito infatti nella differente storicità, nelle differenti risorse naturali, nelle differenti politiche energetiche, nelle differenti necessità. Ogni Paese, insomma, è isola e per poter arrivare ad un modo per calmierare i prezzi nel medio periodo significa riuscire a far comunicare quante più nazioni possibili all’interno di una medesima linea. Sarà una missione estremamente politica, fatta di equilibri e contrappesi. La Germania è infatti capofila di una nuova cordata formata da Austria, Paesi Bassi, Estonia, Finlandia, Lettonia, Irlanda, Danimarca e Lussemburgo: il gruppo ha già firmato un documento di intesa per far valere la propria opinione durante la riunione che metterà sul piatto le idee per le politiche energetiche del 2022.
Tutti d’accordo: solo la transizione energetica renderà l’Europa davvero autonoma. Arrivarci avrà però costi altissimi e nel frattempo il caro-energia non aiuterà gli investimenti. Nel frattempo occorre trovare il modo per gestire la transizione senza contraccolpi. L’Italia, da parte sua, vorrebbe sistemi di stoccaggio comune per poter assorbire al meglio le fiammate dei prezzi; la Francia vorrebbe dividere più nettamente il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica, cercando così di monetizzare al meglio la propria produzione nucleare; la Spagna chiede una riforma del mercato dell’elettricità. La Germania, da parte sua, è la più interessata al tema poiché più di altre potrebbe subire il peso del caro-energia nei prossimi mesi: il PIL è stato già rivisto al ribasso e l’energia è una spada di Damocle che rischia di pesare su quello che da decenni è il motore economico europeo.
Non si sottovaluti dunque il tema dell’energia perché è centrale sotto molti punti di vista. Non è un caso se Draghi ha da settimane portato avanti l’agenda italiana con specifiche indicazioni che ai vertici UE sembrano aver preso in stretta considerazione: la politica sarà in questo frangente una leva fondamentale per gli interessi del Paese. In ballo c’è il progetto per gli equilibri energetici del futuro prossimo, con un occhio alla sostenibilità e uno ai bilanci di un continente che sta cercando di uscire dalla morsa della pandemia.