È il secondo tra i maggiori produttori taiwanesi di pannelli LCD, al quarto posto nel mercato globale degli schermi per computer e televisori. Una corte di San Francisco ha ora condannato due pezzi grossi del gigante asiatico AU Optronics , accusati di aver tramato con la concorrenza per fissare i prezzi e creare un vero e proprio cartello .
Del cartello LCD si era parlato abbondantemente dopo la causa avviata da Nokia contro società del calibro di Seiko, Philips, Samsung e Toshiba . Nel decennio 1996-2006 i colossi asiatici si sarebbero accordati per non modificare i prezzi sul mercato, incontrandosi in gran segreto all’interno di sale da tè e karaoke bar .
Stando alla ricostruzione offerta dalle autorità antitrust statunitensi, i vertici di AU Optronics avrebbero trovato accordi con società competitor per mantenere alti i prezzi di vendita, preoccupati per un eccesso di produzione che li avrebbe certamente fatti calare del 40 per cento .
Dall’anno 2008, competitor come LG Display, Chunghwa Picture Tubes, Chi Mei Optoelectronic e Sharp avevano deciso di patteggiare e pagare una multa complessiva pari a 890 milioni di dollari. 10 executives su 17 si erano così dichiarati colpevoli di aver violato le regole antitrust , condannati al carcere dal Dipartimento di Giustizia statunitense.
AU Optronics si era però ribellata , continuando a difendere la propria totale estraneità ai fatti contestati. Il giudice di San Francisco ha ora sottolineato come il colosso taiwanese non sia riuscito a portare in aula delle prove sufficienti a dimostrare l’innocenza della società e dei suoi vertici.
Il colosso asiatico potrebbe ora essere condannato al pagamento di una sanzione pecuniaria pari a 1 miliardo di dollari . Multe fino a 1 milione di dollari per i due papaveri, con la possibile reclusione fino a 10 anni. Immediato il contraccolpo in Borsa.
Mauro Vecchio