La Electronic Frontier Foundation passa al contrattacco nei confronti di HP e della sua decisione di implementare attraverso un aggiornamento del firmware un vero e proprio DRM per le cartucce che ha reso impossibile l’uso di inchiostri non originali . Lo ha fatto attraverso una petizione che ha raggiunto quasi 10.000 firme, e ora attraverso una lettera aperta indirizzata al CEO di HP Dion Weisler e firmata dal noto attivista per i diritti digitali Cory Doctorow . Nella missiva si delineano le argomentazioni che dovrebbero convincere HP della necessità di fare non solo retromarcia, ma anche di inserire degli incentivi per far sì che la cosa non si ripeta in futuro.
Doctorow ricorda come la pratica di “legare” un dispositivo a un ristretto insieme di accessori compatibili sia notoriamente dannosa nei confronti della concorrenza e dell’innovazione (“I clienti HP dovrebbero scegliere inchiostro HP perché è il migliore, non perché è l’unico che viene fatto funzionare”), e porta inevitabilmente a prezzi tipici di un regime monopolistico.
Inoltre, secondo l’attivista, l’aver mascherato da aggiornamento di sicurezza quella che è a tutti gli effetti la rimozione di una funzionalità potrebbe avere un effetto collaterale a lungo termine: disincentivare gli utenti ad attivare la ricezione automatica degli update, anche non limitandosi ai software HP.
Non è passato inosservato nella lettera il fatto che il DRM sia stato implementato in un aggiornamento di marzo ma sia poi stato attivato solo questo settembre. Sei mesi durante i quali HP ha consapevolmente attirato nuovi acquisti (anche) sulla base di una funzionalità che “sapeva sarebbe stata rimossa”.
La sicurezza delle stampanti HP si è già mostrata deficitaria in passato ma ora, avendo implementato delle restrizioni in software e hardware, HP ha messo i ricercatori di sicurezza nel limbo legale rappresentato dalla sezione 1201 del DMCA, che EFF è impegnata a combattere nei tribunali americani. Il necessario lavoro di ingegneria inversa potrebbe ora portare conseguenze penali per chi voglia verificare la sicurezza delle stampanti HP, rischiando quindi di stagnare la ricerca nel settore come successo in occasionali analoghe.
EFF chiede ad HP di scusarsi con i propri clienti e di ripristinare la compatibilità rimossa , oltre a intraprendere i passi necessari affinché tutto ciò non si ripeta: i contenuti degli update di sicurezza devono essere divulgati e l’eventuale rimozione di funzionalità deve essere documentata con largo anticipo. Infine, chiede ad HP di assumere pubblicamente l’impegno di non invocare la sezione 1201 del DMCA.
In merito alla faccenda, spronata probabilmente dalla lettera aperta dell’EFF, HP ha rilasciato un comunicato ufficiale , a firma del Chief Operating Officer Jon Flaxman, in cui si chiarisce la posizione dell’azienda e si fa ammenda per la scarsa trasparenza nei confronti dei clienti. Come riportato: “È importante capire che tutte le cartucce di terze parti che usano chip originali HP continuano a funzionare correttamente”; il firmware dello scandalo , quindi, agisce per bloccare unicamente le cartucce clonate/contraffatte che violano la proprietà intellettuale dell’azienda. Una soluzione messa in atto anche per assicurare ai clienti la “migliore esperienza di stampa possibile” e metterli al sicuro da “eventuali rischi legati alla sicurezza”.
A detta di HP, inoltre, il numero di utenti affetti dal problema sarebbe davvero esiguo, ma nonostante ciò prospetta per loro una soluzione nel giro di due settimane: un aggiornamento firmware opzionale che rimuoverà la funzione di “sicurezza dinamica” introdotta in maniera silente causando così tanto scompiglio. Maggiori dettagli verranno forniti in un <a href="
http://h30434.www3.hp.com/t5/Inkjet-Printing/Dedicated-to-the-best-printing-experience/m-p/5783870/thread-id/575869″ target=”_blank”>apposito thread del forum ufficiale.
EFF si dice soddisfatta del ripensamento di HP, ma non si accontenta: “alcuni quesiti rimangono”. Non è chiaro come HP intenda informare direttamente gli utenti che non hanno seguito l’evolversi della vicenda e che ancora non hanno idea del perché le loro stampanti abbiano di punto in bianco smesso di funzionare. Inoltre, manca la promessa da parte della corporate che in futuro non rilascerà altri aggiornamenti firmware bloccanti: “I clienti devono essere in grado di acquistare una stampante HP senza timore che la società porrà in seguito dei limiti sull’uso della stessa”. Infine, nel comunicato ufficiale non vi è alcun accenno in merito alla sezione 1201 del DMCA che, proprio per tutelare la sicurezza dei suoi clienti, HP non dovrebbe invocare mai e poi mai.
Stefano De Carlo