Sono giorni decisivi per il futuro del Cashback di Stato. Conosceremo con tutta probabilità il destino dell’iniziativa già con il via libera alla Legge di Stabilità, atteso entro la settimana. Intanto, il mondo della politica torna a spaccarsi sulla questione: da una parte chi il programma l’ha fortemente voluto e sostenuto fin dal primo momento e che ora chiede di mantenere le promesse facendolo ripartire l’1 gennaio 2022, dall’altra i vertici di Palazzo Chigi che sembrano invece propendere per un addio definitivo. Quanto costerebbe riattivare la misura? Alla domanda è possibile rispondere solo con una stima, poiché la spesa si compone di due parti, una fissa e una variabile.
Quanto costerebbe il Cashback 2022?
La prima, quella fissa, è da attribuire al Super Cashback, il premio extra da 1.500 euro riconosciuto ai 100.000 partecipanti che nel periodo utile eseguono il maggior numero di transazioni valide (chi l’ha maturato da gennaio a giugno lo riceverà entro novembre). Il calcolo è presto fatto: 100.000×1.500 ovvero 150 milioni di euro.
Quella variabile è invece legata al numero di cittadini che scelgono di aderire al programma e maturare il rimborso del 10% sugli acquisti effettuati nei negozi. Nei primi sei mesi del 2021 è costata 893 milioni di euro.
Dunque, complessivamente, ipotizzando gli stessi volumi anche per il periodo gennaio-giugno 2022, si arriverebbe a oltre un miliardo di euro. Ricordiamo che la misura è già stata completamente finanziata per i tre semestri pianificati e che i fondi destinati a quello attuale (sospeso) sono stati dirottati altrove.
Il quesito è: si tratta di un investimento oppure di uno spreco? Questo il nodo da sciogliere, che fin da subito ha diviso opinione pubblica ed esponenti del mondo politico, questi ultimi talvolta intervenuti sul tema con tempistiche e modalità quantomeno sospette.
Cashback di Stato: quelli del SÌ
Capofila è Giuseppe Conte, anche se all’interno del Movimento 5 Stelle guidato dall’ex Premier qualcuno sembra non ritenere più il Cashback una priorità assoluta. Chi sostiene la misura lo fa considerandola essenziale per il raggiungimento di un duplice obiettivo: incentivare l’utilizzo dei metodi di pagamento digitali ed elettronici contribuendo al graduale abbandono del contante e infliggere un colpo alla piaga dell’evasione che senza soluzione di continuità sottrae enormi capitali alle casse pubbliche.
Cashback di Stato: quelli del NO
C’è sicuramente Mario Draghi tra coloro che non hanno mai nascosto le proprie perplessità in merito al programma, preferendo destinare altrove le risorse che lo finanziano. Gli oppositori dell’iniziativa la ritengono un regalo concesso a chi ha già un importante potere di spesa e una concessione alle realtà che traggono profitto dal business delle transazioni digitali.
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Cancellazione definitiva o revisione?
Non è ancora del tutto da escludere una ripartenza l’1 gennaio 2022 con modalità almeno parzialmente riviste rispetto a quelle definite in principio. Che le basi su cui poggia il Cashback di Stato non siano solidissime non è un segreto, gli aspetti da perfezionare sono emersi fin da subito, conseguenze dirette di un regolamento forse stabilito con una fretta eccessiva; su queste stesse pagine abbiamo pubblicato già tempo fa un elenco di 10 proposte per intervenire sulle criticità più gravi.
In caso di riavvio, potrebbe sparire il Super Cashback e potrebbero essere introdotti nuovi criteri di assegnazione dei rimborsi, tenendo conto del reddito (tramite ISEE) come già fatto tra le altre cose con il Bonus Vacanze. Ne sapremo di più a breve.