Entro pochi giorni dovrebbero finalmente essere sciolti i dubbi in merito al destino del Cashback di Stato. Ribadiamo che ad oggi nulla è stato deciso, ma le ipotesi non mancano. L’unica cosa certa è l’esigenza di un intervento in corsa, così da poter correggere le criticità emerse durante i primi mesi: ne abbiamo scritto ormai tempo fa su queste stesse pagine stilando un elenco di 10 proposte mirate.
Cashback di Stato e Super Cashback: le ipotesi al vaglio
Si registrano nelle forze del centrodestra le voci di chi vorrebbe uno stop anticipato. L’ultimo a pronunciarsi in merito è stato il sottosegretario al MEF della Lega, Claudio Durigon, che nei giorni scorsi ha fatto riferimento alla possibilità di terminare la misura a luglio
in modo da risparmiare 2,5-3 miliardi di euro
. L’intento sarebbe quello di far poi confluire i fondi nel Decreto Sostegni. Una prospettiva non vista di buon occhio dagli esponenti del M5S, intenzionati a difendere l’iniziativa fortemente voluta dall’ex premier Conte.
Un articolo comparso oggi sulle pagine de Il Sole 24 Ore prospetta un eventuale taglio del solo Super Cashback, contributo extra da 1.500 euro riconosciuto ai 100.000 cittadini che entro la fine di ogni semestre effettuano il maggior numero di transazioni valide (qui la classifica aggiornata a ieri). Due le ipotesi riportate nell’articolo: lo stop anticipato a tutto il programma Cashback (chiusura a luglio così da recuperare 3 miliardi) e la chiusura solo del Super Cashback
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Calcolatrice alla mano, nella seconda eventualità il “risparmio” sarebbe pari a 450 milioni di euro considerando i 18 mesi da gennaio 2021 a giugno 2022, mentre 300 milioni se l’interruzione dovesse avvenire a luglio. Rimarrebbe invece operativo il Cashback del 10% sulle spese nei negozi per rimborsi fino a 150 euro ogni sei mesi.
La testata afferma inoltre che Mario Draghi non sarebbe convinto dell’utilità del programma per favorire l’uso della moneta elettronica fortemente voluto dal suo predecessore a Palazzo Chigi
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Sempre che di “risparmio” si possa parlare. Cancellare l’iniziativa nella sua interezza con un colpo di spugna significherebbe rinunciare alle ripercussioni positive innescate, stimolando i cittadini a prendere confidenza con i pagamenti digitali anche per le piccole spese quotidiane, spingendoli verso un progressivo abbandono del contante e contribuendo di conseguenza all’emersione di una parte dell’economia sommersa. Un dettaglio non di poco conto, che pare purtroppo del tutto ignorato nel confronto politico sul tema.