L’intervento che non ti aspetti arriva dalla Banca Centrale Europea a firma del lussemburghese Yves Mersch, membro del comitato esecutivo della BCE, il quale bacchetta il Governo italiano per l’istituzione del Cashback di Stato senza aver precedentemente interpellato la stessa BCE. Nella lettera di Mersch si leggono due sfumature in particolare: in primis l’avviso di “lesa maestà” nei confronti dell’istituto europeo, il quale avoca a sé le decisioni più importanti sui sistemi di pagamento; inoltre la difesa del contante al cospetto di un intervento che viene ritenuto potenzialmente deleterio o quantomeno sproporzionato, senza che l’affondo entri comunque nel merito.
Cashback: la lettera della BCE all’Italia
Dopo un lungo preambolo circa i rispettivi ruoli e circa il ruolo del contante nell’economia europea, la lettera affonda il primo colpo: l’Italia deve dimostrare che il cashback abbia un ruolo incisivo nella lotta all’evasione fiscale:
La BCE riconosce che incentivare le transazioni per mezzo di strumenti di pagamento elettronici per l’acquisto di beni e servizi allo scopo di combattere l’evasione fiscale può, in linea generale, costituire un «interesse pubblico» che giustifichi la disincentivazione e la conseguente limitazione dell’uso dei pagamenti in contanti. Tuttavia, tali limitazioni o disincentivi devono rispettare il corso legale delle banconote in euro sancito dagli articoli 128, paragrafo 1 e 282, paragrafo 3, del Trattato. Pertanto, sarebbe necessario dimostrare che le limitazioni che incidono sul corso legale delle banconote in euro siano efficaci per conseguire le finalità pubbliche che legittimamente si intende raggiungere attraverso tali limitazioni. Dovrebbe quindi sussistere una chiara prova che il meccanismo di cashback consenta, di fatto, di conseguire la finalità pubblica della lotta all’evasione fiscale.
Il secondo affondo è relativo a quella che è descritta come una competizione non virtuosa tra contante e cashless:
Le limitazioni dirette o indirette ai pagamenti in contanti dovrebbero altresì essere proporzionate agli obiettivi perseguiti e dovrebbero limitarsi a quanto necessario per conseguire tali obiettivi, specialmente alla luce del fatto che le misure di cui al decreto del MEF potrebbero spingere i soggetti aderenti a competere per il più alto numero di transazioni effettuate, che, in definitiva, favorirebbe gli aderenti che effettuano un alto numero di transazioni per importi limitati (ossia importi che altrimenti potrebbero essere pagati in moneta). In particolare, il rimborso speciale di 1.500 euro sembra essere progettato per incentivare l’uso di pagamenti elettronici per importi limitati. Qualsiasi ripercussione negativa del cashback proposto dovrebbe essere pertanto attentamente ponderata in funzione dei benefici pubblici previsti. Nel valutare se una limitazione sia proporzionata, si dovrebbero sempre considerare le ripercussioni negative dell’incentivo in questione, nonché se possano essere adottate misure alternative che soddisfino l’obiettivo pertinente e abbiano ripercussioni meno negative.
Segue una analisi secondo cui il contante abbia vantaggi innegabili rispetto ai pagamenti digitali e che per questo motivo si riveli maggiormente “inclusivo”, coinvolgendo l’intera popolazione nelle iniziative portate avanti.
Mersch non critica dunque il cashback in sé, ma ritiene che, a fronte di un intervento tanto incisivo e radicale a vantaggio dei pagamenti digitali, il Governo avrebbe dovuto consultarsi con la BCE. Non una bocciatura, ma una tirata d’orecchi che molto sa di un richiamo all’ordine. Questa la chiosa:
In questo contesto, la BCE ritiene che l’introduzione di un programma cashback per strumenti di pagamento elettronici sia sproporzionata alla luce del potenziale effetto negativo che tale meccanismo potrebbe avere sul sistema di pagamento in contanti e in quanto compromette l’obiettivo di un approccio neutrale nei confronti dei vari mezzi di pagamento disponibili.
La BCE apprezzerebbe che le autorità italiane tenessero in debita considerazione i rilievi che precedono
adempiendo in futuro al proprio obbligo di consultare la BCE, se del caso.
Destinatario della missiva: Roberto Gualtieri, Ministro dell’Economia e delle Finanze. In copia Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, Paolo Gentiloni, Commissario per l’Economia, e Daniel Calleja Crespo, Direttore generale del Servizio giuridico della Commissione Europea.
Mersch e l’Europa del contante
Cosa Yves Mersch pensi del contante non è del resto cosa nascosta, né nuova. Un documento disponibile sul sito della BCE (qui) e datato 28 aprile 2017 già enucleava il pensiero che è oggi alla base della critica al Piano Cashless Italia:
Fungendo da riserva di valore e mezzo di pagamento, il contante assolve un’importante funzione sociale per molti cittadini rispettosi della legge. Qualcuno suggerirebbe mai di vietare la proprietà privata di auto di lusso o pietre preziose perché piacciono ai criminali? Nuocere a una maggioranza di cittadini onesti per punire una minoranza che infrange le regole sarebbe come schiacciare una noce con una mazza, spaccando anche il tavolo su cui è appoggiata.
Per questo motivo la BCE mantiene (legittimamente) un approccio neutrale nei confronti di un sistema di pagamento che, in quanto nuovo e non sperimentato fino in fondo, non può garantire quegli equilibri che la BCE stessa persegue all’interno della propria missione:
[…] risulta appropriato l’orientamento neutrale della BCE in materia di pagamenti, che lascia spazio sia al contante sia agli strumenti alternativi. Questo approccio si basa su quattro principi: (1) sicurezza tecnologica, (2) efficienza, (3) neutralità tecnologica e (4) libertà di scelta per gli utilizzatori dei vari mezzi di pagamento.
L’obiettivo supremo della BCE è assicurare la stabilità dei prezzi. A sostegno di tale obiettivo, fornisce liquidità sicura di banca centrale sotto forma sia di riserve detenute dalle banche presso la banca centrale, sia di banconote (le sole banconote aventi corso legale nell’area dell’euro).
Se l’Europa abolisse il contante, scinderebbe l’unico collegamento diretto dei cittadini con la moneta di banca centrale. In una società democratica, tale collegamento contribuisce a far sì che i cittadini accettino l’indipendenza della banca centrale, rafforzando la fiducia e il sostegno del pubblico nei confronti della conduzione di una politica monetaria efficace.
E per maggior chiarezza:
Se un giorno si arrivasse a sostituire il contante con mezzi di pagamento elettronici, tale decisione dovrebbe riflettere la volontà popolare, non l’influenza delle lobby.
La lettera inviata all’Italia non affonda il colpo, questo è certo. Non c’è accusa di timidezza nei confronti di qualche malcelata lobby, né c’è l’accusa di aver messo in piedi un sistema di pagamenti alternativo (perché così non è). Mersch chiede però che l’Italia si attenga a strategie pensate per garantire liquidità al contante, senza combatterne l’uso con eccessivo vigore. Tutto ruota attorno al concetto di proporzionalità: il cashback ridurrà eccessivamente il contante, oppure lo ridurrà in modo equilibrato comprimendo gli spazi dell’evasione fiscale? La risposta di Gualtieri arriva nel giro di pochi minuti.
La risposta di Gualtieri
La risposta del ministro Gualtieri arriva a stretto giro di posta tramite Radiocorriere, declassando come “formali” i rilievi di Mersch e non tali da destare preoccupazioni sull’iniziativa. Gualtieri, anzi, conforta il mittente della missiva ricordando come il cashback non penalizzi in alcun modo chi usa il contante, ma premi piuttosto chi usa i pagamenti digitali e ciò per incentivare i pagamenti elettronici. Non v’era dunque alcun obbligo di consultare la BCE.
Le posizioni del dottor Mersch in materia sono note ed esprimono una corrente d’opinione tradizionale, sempre meno rilevante all’interno della BCE e nel contesto europeo dove invece è molto forte e incisivo l’impegno per modernizzare il sistema finanziario e per una maggiore diffusione dei pagamenti digitali
Parole che a Mersch arriveranno probabilmente soltanto tramite i microfoni delle agenzie, perché il testo della BCE chiede interventi futuri ma non una risposta immediata. Che quindi, molto probabilmente, non partirà mai.