Cashback e classifica: le regole che non ti ho scritto

Cashback e classifica: le regole che non ti ho scritto

Regole troppo lasse potrebbero far implodere le virtù del Piano Cashless Italia: servirà un'azione contro gli abusi che le regole non vietano.
Cashback e classifica: le regole che non ti ho scritto
Regole troppo lasse potrebbero far implodere le virtù del Piano Cashless Italia: servirà un'azione contro gli abusi che le regole non vietano.

Fin dalle prime ore ha iniziato a trapelare un certo scetticismo circa la deregulation da cui è nato il cashback di Stato. Il problema non è relativo al progetto in sé (contestato più che altro a livello politico), né alla messa in opera da parte di PagoPA (dove a parte il singhiozzo iniziale legato agli SPID, il resto non ha dato particolari problemi), quanto all’insieme di regole che dovrebbe proiettare il progetto verso la sua mission.

Le regole sono i paletti entro cui avviene un gioco, e di questo si tratta: il se la restituzione del 10% sui pagamenti digitali è semplicemente una manovra economica che incoraggia l’abbandono del contante, il premio “extra” di 1500 euro è una vera e propria competizione che ha tutti i crismi della gamification. Ma i giochi senza le giuste regole diventano facilmente i giochi dei “furbetti”, di chi cerca la scorciatoia, di chi vuole vincere a prescindere dal piacere di partecipare. Quando il gioco perde il suo profilo etico, anche l’obiettivo viene perso di vista.

E diventa meno divertente.

La classifica del cashback

Sebbene ad oggi non esista ancora una classifica “ufficiale”, se non sugli smartphone di quanti hanno già superato le 50 transazioni nei primi 15 giorni dell’anno, i dati sono trapelati. Secondo quanto emerso, il primo in classifica avrebbe già ampiamente superato le 300 transazioni, mentre per restare tra i primi 100 mila (ossia coloro i quali beneficeranno del bonus da 1500 euro a fine semestre) bisogna aver messo da parte almeno una trentina di pagamenti.

Interfaccia simulata

Interfaccia simulata

Se è del tutto legittimo avere ogni giorno fino a 4-5 transazioni accreditate (un paio di caffè, la spesa in un negozio, la spesa in un altro negozio, qualche extra come vestiario o benzina), ben meno lecito è pensare che si possano fare ogni singolo giorno 25-30 transazioni valide ai fini del concorso. O meglio, si possono fare soltanto se si pagano spese non proprie, ma altrui.

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Non è difficile comprendere come possa funzionare: se Tizio possiede un bar, ogni qualvolta riceve un euro per un caffé venduto può fare un pagamento da 1 euro a sé stesso (magari con Satispay, con spese di commissione pari a zero) ed intascare l’euro invece di metterlo in cassa. Così facendo sarà molto facile raggiungere cifre ancor più elevate, il tutto a fronte di regolare emissione di scontrino peraltro. Si tratta di una azione vietata? No. Si tratta di una azione consentita? Laddove non è vietata, è consentita. Si tratta di una azione che può stimolare il gioco e la partecipazione di massa? No, anzi.

Ecco quindi che la mancata regolamentazione crea un vulnus di gravi potenzialità per il progetto. Perché quando un gioco diventa un gioco per furbetti, o si apre la gara a chi trova l’escamotage più performante, o si rinuncia in partenza tornando al contante e mettendo da parte tutto il resto.

Quali sono le regole del cashback

Le regole sono quelle indicate nelle FAQ del servizio, ma le FAQ altro non sono se non la traduzione dell’articolo del Decreto 24 novembre 2020, n.156, relativo al “Rimborso speciale“:

1. Fermo restando il rimborso previsto dagli articoli 6 e 7, ai primi centomila aderenti che, in ciascuno dei periodi di cui all’articolo 6, comma 2, abbiano totalizzato il maggior numero di transazioni regolate con strumenti di pagamento elettronici è attribuito un rimborso speciale pari a 1.500,00 euro. A parità di numero di transazioni effettuate è prioritariamente collocato in graduatoria l’aderente la cui ultima transazione reca una marca temporale anteriore rispetto a quella dell’ultima transazione effettuata dagli aderenti che abbiano totalizzato lo stesso numero di transazioni. Al termine di ogni periodo di riferimento, il conteggio del numero di transazioni regolate con strumenti di pagamento elettronico parte da zero per ognuno degli aderenti.

2. I rimborsi speciali sono erogati entro 60 giorni dal termine di ciascun periodo di cui all’articolo 6, comma 2.

Le regole, al contrario di quanto possa suggerire qualche esercente, non prevedono:

  1. alcun massimale di spesa, né di operazioni concomitanti;
  2. alcuna cifra minima di spesa, né di reiterazione della stessa;
  3. alcun numero massimo di operazioni eseguibili in una qualche unità di tempo;
  4. alcuna limitazione nel frazionamento della spesa (al supermercato, ad esempio, si potrebbe fare un pagamento per ogni singolo bene acquistato se solo si riuscisse a incontrare un addetto in cassa pieno di pazienza).

Soprattutto, nel decreto non si trova traccia di ritorsioni contro eventuali abusi, misura che potrebbe quantomeno scoraggiare le pratiche più esagerate e ripristinare la priorità della “volontà del legislatore” rispetto alla “furbizia” dei cittadini in cerca di bug. Un possibile appiglio è in questo passaggio:

Visto l’articolo 1, commi 288 e 289, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, che prevede l’adozione, […] di uno o più decreti per definire le condizioni, i casi e i criteri per l’attribuzione di tale rimborso, anche in relazione ai volumi e alla frequenza degli acquisti, le forme di adesione volontaria, gli strumenti di pagamento elettronici e le attività
rilevanti, sempre ai fini dell’attribuzione del rimborso.

Ci sono insomma i margini per intervenire su “volumi e frequenza” degli acquisti, nonché sulle “attività rilevanti” (eliminando ad esempio card per gli acquisti online). C’è spazio di manovra, se c’è la volontà.

Quando molte persone avranno superato le 50 transazioni e sarà chiaro a tutti quale sia la classifica entro cui è possibile concorrere (fino alle 50 transazioni non è possibile avere libero accesso alla classifica aggiornata), si capirà se il bonus da 1500 euro sia un affare per furbi o se sia lecito pensare che la gamification abbia davvero creato un sistema virtuoso per comprimere il contante e spingere la tracciabilità dei pagamenti. Ma servirà probabilmente un qualche intervento dall’alto, da parte di chi, dopo aver partecipato al lancio del Piano Cashless Italia, ha a cuore anche la sua cura nel tempo.

Un esecutivo fragile non sarà d’aiuto in questa fase, ma si può sperare almeno nei tecnici che garantiscono la continuità dei progetti. Perché se si vuole evitare di far implodere il Piano, bisogna dare delle regole a questo “gioco”.

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Pubblicato il
17 gen 2021
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