L’anno è iniziato solo da qualche settimana, ma la corsa all’assegnazione del premio “Clickbait 2021” è già entrata nel vivo con i titoli scelti da parecchie testate nostrane intente in questi giorni a decretare anzitempo (e senza alcun elemento concreto) la fine prematura del Cashback di Stato. Di fatto ad oggi non vi è alcuna certezza, solo ipotesi e suggestioni che è comunque doveroso riportare.
Le trame della politica e il futuro del Cashback
Il futuro del progetto è legato a doppio filo a quanto avvenuto, sta avvenendo e avverrà dentro e intorno al Governo. La spallata di Renzi schivata all’ultimo da Conte, le trattative sulla nuova maggioranza, gli intrecci di Palazzo e quella regola non scritta del do ut des che potrebbe portare l’esecutivo ad accettare una qualche forma di compromesso con i nuovi alleati pur di garantirsene l’appoggio. E proprio l’iniziativa messa in campo a dicembre ne sarebbe oggetto: si parla di un emendamento attraverso il quale sottrarre i 4,7 miliardi di euro previsti per l’iniziativa in modo da destinarli al decreto Ristori. Lasciamo a commentatori più avvezzi di noi alle dinamiche economiche stabilire se per reale necessità o per prendere di mira un’idea fin dall’inizio voluta e sostenuta dall’attuale Presidente del Consiglio.
Questi i fatti ad oggi, venerdì 22 gennaio. Non abbiamo modo di sapere cosa accadrà poi. Di certo fermare la macchina del Cashback in corsa, dopo il lavoro svolto per superare le criticità iniziali, non sarà cosa semplice da far accettare ai tanti cittadini che vi hanno aderito e che lo stanno facendo ogni giorno scegliendo i metodi di pagamento digitali per le spese nei negozi.
Difficile, molto difficile (sennonché impossibile) uno stop improvviso e immediato. Bisognerebbe ad ogni modo passare dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale che richiederebbe settimane. Ricordiamo che l’accredito dei rimborsi maturati durante la fase sperimentale di dicembre è previsto entro la fine di febbraio.
Se uno stop ci sarà, quasi certamente coinciderà con il termine del primo dei tre semestri previsti ovvero a fine giugno 2021. In tal modo si avrebbe a disposizione tutto il tempo necessario per comunicare il cambiamento ai cittadini, non lasciando a bocca asciutta coloro che fin qui vi hanno preso parte anche per scalare la classifica delle transazioni e accedere così al Super Cashback.
Più probabile che tutto rimanga così com’è. Una voce di corridoio non è una conferma e finché l’interruzione non sarà messa nero su bianco riportarlo come cosa ormai quasi certa equivale solo a distorcere una corretta informazione.
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L’eventuale spegnimento anticipato costituirebbe ad ogni modo una sconfitta per il sistema Paese intero. Un segnale negativo per chi crede nella digitalizzazione dei pagamenti come strumento utile anzitutto a infliggere un duro colpo alla piaga dell’evasione.
Il Cashback ha fin qui dimostrato di essere un’iniziativa perfettibile. Non lo hanno nascosto nemmeno gli addetti ai lavori delegati alla sua gestione: in primis PagoPA impegnata sull’applicazione IO, facendosi quotidianamente carico da un mese e mezzo a questa parte delle tante segnalazioni giunte in merito a problemi e anomalie. Sbarazzarsene in toto come mero esercizio di potere politico ci pare insensato e soprattutto un’occasione persa.