C’è una cosa che stride continuamente all’uscita di ogni DPCM, evento che di fatto ha scandito l’incedere del tempo in questo 2020: l’abnorme differenza che sussiste tra le aree metropolitane e le cosiddette “aree interne” (quali le mille piccole vallate di cui è costellato il territorio nazionale). Ogni nuovo intervento, dai divieti ai bonus, passando per restrizioni e politiche economiche, è spesso calibrato soprattutto per le grandi città, ove la densità abitativa è estremamente più elevata, le distanze minori e la disponibilità dei servizi oltremodo maggiore. In questo anche le Regioni hanno saputo o potuto far poco, lasciando spesso e volentieri la periferia italiana a badare a sé stessa grazie all’impegno degli amministratori locali, delle associazioni, del volontariato e dell’attivismo dei singoli dettati dall’amore per il proprio territorio. Nasce quindi da questa considerazione la proposta portata avanti da UNCEM Piemonte, votato al raddoppio del cashback nelle cosiddette “aree interne” e nei piccoli Comuni.
UNCEM: si raddoppi il cashback nelle aree interne
La proposta è firmata dal neo-presidente UNCEM, Roberto Colombero:
Dall’attuale e generalizzato 10% di cashback per ogni acquisto, chiediamo che si passi al 20% per chi paga con carta negli esercizi commerciali e nelle imprese dei Comuni montani italiani e nei piccoli Comuni. È significativo si possa avere una distinzione, un aumento delle opportunità sui territori. Questo andrebbe a coprire un gap di opportunità, di flusso nei negozi e negli esercizi che fanno somministrazione dei territori montani italiani. Incentiverebbe il consumatore a scegliere quei negozi, quei bar, quei ristoranti nei nostri Comuni sui quali da tempo puntiamo anche con il claim ‘Compra in valle, la Montagna vivrà’
A monte della proposta non c’è chiaramente soltanto una considerazione di stampo economico, se non in senso strumentale: stimolare le attività economiche nelle vallate, infatti, significa donare linfa vitale a comunità che soffrono condizioni particolari di difficoltà ma che, al tempo stesso, rappresentano moltissimo per il tessuto sociale ed economico circostante. Ogni stimolo alle vallate, infatti, significa minor spopolamento e maggiori risorse di scala per garantire i servizi e migliorare la qualità della vita laddove altrimenti la politica dovrebbe intervenire con massicce politiche assistenzialiste (impossibili sia da realizzare che da applicare). Ancora Colombero:
Sul cashback rafforzato mi aspetto un impegno e un segnale dal Decreto Ristori, unificato dall’uno al quattro nella conversione in Parlamento. Anche il Ristori Quinquies che si sta scrivendo può dare una risposta alla nostra istanza. Uncem sta lavorando anche con Poste Italiane e con gli istituti di credito per limitare commissioni sui pagamenti elettronici e costo di noleggio del pos. Tutti devono averlo, ma le commissioni negli esercizi e in tutte le imprese dei Comuni montani, devono essere azzerate.
Un cashback che passi dal 10 al 20% per tendere la mano a comunità che molto stanno facendo per tenere in vita territori ad alto potenziale turistico, che molto possono fare per garantire nuovi flussi in entrata per la bilancia commerciale nazionale e che spesso ben poco possono avere da entità centralizzate a cui sfugge la capillarità frammentata delle moltissime vallate a fronte dei macroproblemi della grande città.
C’è quindi una grande differenza semantica nel concetto di “acquisto locale” richiesto da UNCEM rispetto a quello – altrettanto rispettabile – espletato dagli esercenti di città. Nelle vallate, infatti, il concetto di esercizio locale fa i conti con una logistica complessa, con minori bacini d’utenza, con infrastrutture oltremodo carenti, ma tutto ciò a fronte di essenziali ricadute sul territorio e sulle popolazioni che ne curano strade, argini, fiumi, tradizioni e cultura. Un cashback rafforzato andrebbe a garantire la sussistenza di tante realtà di grande importanza per tutta Italia, quindi.
E se anche il Governo non avrà la forza o la sensibilità di dar seguito a questa iniziativa, la proposta UNCEM resterà comunque importante poiché avrà portato una volta ancora il problema sui tavoli di Roma. Rivendicando, una volta ancora, l’importanza centrale delle aree interne in quelle che dovrebbero essere politiche pensate per l’intero territorio nazionale.