Da questa notte, da quando Punto Informatico ha reso pubblico il testo di riforma dell’editoria come è uscito dal Consiglio dei ministri, un disegno di legge che suscita scandalo in rete, l’argomento ha iniziato ad uscire da Internet. Dopo Repubblica.it e altri giornali, e moltissimi blogger, la questione ha raggiunto le istituzioni. Poiché il ROC, al centro della parte della riforma che più interessa, fa capo all’ Autorità TLC , Punto Informatico ha scambiato informalmente due parole con Nicola D’Angelo , magistrato, commissario dell’Authority ed esperto di cose della rete.
“Questa esigenza di garanzia, di affermare una responsabilità per i reati a mezzo stampa – spiega D’Angelo a PI – non può tradursi nell’imporre misure burocratiche per aprire un blog. Il valore universalmente riconosciuto della rete è stato sempre quello di essere uno strumento aperto a tutti, pluralista. Anzi, la rete ha costituito l’elemento di più forte di pluralismo nell’informazione globale e in Italia”. Su tutto questo, spiega il commissario, “imporre regole che limitino la creatività e la dinamicità di un sistema di informazione alternativo e diverso è una cosa che va assolutamente evitata. Cosa si vuole fare? Costringere i blogger italiani ad andare all’estero? Il sistema deve rimanere aperto quanto più possibile”.
Sebbene D’Angelo esprima opinioni personali, in nessun modo vincolanti rispetto all’Autorità, ci tiene a spiegare che anche assegnare al ROC il ruolo di spartiacque, a decidere chi debba registrarsi e chi no “è un po’ improprio”. “Ritengo – sottolinea – che non sia corretto che la regolamentazione del ROC stabilisca un discrimine tra ciò che va registrato e ciò che non va registrato, in quel caso si richierebbe davvero una forte discrezionalità”.
Il problema della garanzia, della diffamazione e così via, sottolinea D’Angelo, si risolve con le leggi che già esistono, è questione che attiene alle più normali attività di vigilanza.
Non sarà che qualcuno nel Palazzo teme ancora qualche diffamazione anonima? “Se il problema è l’anonimato – risponde D’Angelo – certo chi vuole mantenerlo non si iscriverà al ROC, ma il blog lo aprirà lo stesso”.
La sostanza, dunque, è che “fermo restando il rispetto della legge, il sistema della rete deve essere mantenuto il più aperto possibile. Non solo: è un sistema globale, interconnesso, se imponiamo regole nostre, limitanti, che senso potrebbero avere in questo contesto?”.
Il vero punto secondo D’Angelo è un altro, sono “le garanzie di accesso, la neutralità tecnologica, l’accesso alla rete a condizioni vantaggiose, l’estensione della copertura della rete, evitare che ci possa essere una serie A e una serie B tra i fornitori di contenuti e tra gli utenti”. Come a dire, cioè, aggiungiamo noi, che se il Governo voleva darsi delle priorità, queste non erano certo l’iscrizione al ROC di qualsiasi sito italiano.
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