La settimana che sta per volgere al termine ha visto, tra le altre cose, l’esplosione del caso St3pny. Il nickname non è forse noto ai lettori abituali di Punto Informatico, ma si tratta di uno degli youtuber più seguiti nel nostro paese (il settimo per numero di iscritti, secondo Socialblade, ma nella chart risultano inclusi alcuni stranieri). All’anagrafe Stefano Lepri, conta 3,7 milioni di seguaci e centinaia di migliaia di visualizzazioni per ogni video caricato. Quotidiani e TG gli hanno attribuito l’etichetta di evasore.
Il caso St3pny: facciamo chiarezza
Nel rispetto del diretto interessato e in attesa di conoscere come evolverà la vicenda abbiamo scelto di non unirci alla schiera delle testate che hanno sbattuto il mostro in prima pagina. Pensiamo in ogni caso che quanto accaduto/sta accadendo costituisca lo spunto ideale per una riflessione: è ancora poco chiaro, sia al pubblico sia alle autorità nostrane, come funzionano YouTube e l’attività di chi ha costruito il proprio business sulla piattaforma.
Il comunicato della Guardia di Finanza
Tutto ha avuto inizio con un comunicato comparso sul sito ufficiale della Guardia di Finanza, dal titolo “Youtuber evade imposte per oltre 1 milione di euro”. Lo riportiamo in forma integrale di seguito, suddiviso in più parti così da aver modo di aggiungere, tra uno spezzone e l’altro, alcune considerazioni.
I Finanzieri del Comando Provinciale di Firenze hanno individuato uno “youtuber” (23enne italiano, residente in provincia di Firenze) che professionalmente svolgeva la sua attività su portali internet completamente in nero, con un’evasione di imposte di oltre 1 milione di euro in 5 anni di attività.
Nello specifico, l’attività investigativa e di intelligence delle fiamme gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Firenze ha permesso di rilevare come il “professionista del web”, tra il 2013 ed il 2018, abbia omesso di dichiarare ricavi per oltre 600 mila euro e di versare IVA per oltre 400 mila euro.
Si parla in modo diretto di “attività in nero” ed “evasione di imposte”. Da lì la scelta, da parte di alcuni colleghi, di ricorrere all’etichetta citata poc’anzi, riprendendo di fatto un termine utilizzato in primis dalle Fiamme Gialle. Non disponiamo degli strumenti necessari per effettuare una stima degli introiti da ritenersi affidabile: esistono alcuni tool online che eseguono il calcolo sulla base di parametri come il numero di iscritti e le interazioni con i video, ma non possiamo certificarne l’esattezza.
L’influencer da diversi anni era presente su internet, dove pubblicava video che parlavano delle sue esperienze, dei suoi viaggi e della sua vita, arrivando ad avere oltre 4 milioni di followers che lo seguivano assiduamente, risultando il secondo in Italia per numero di seguaci, con 1 milione di visualizzazioni al giorno.
Dal controllo delle fiamme gialle è risultato che l’attività del giovane era svolta in modo professionale, in quanto riceveva compensi dalle pubblicità inserite nei video che, quotidianamente, pubblicava sul proprio canale telematico. I pagamenti allo youtuber erano poi proporzionati al numero di visualizzazioni fatte dai “followers”.
Qui rinveniamo alcune imprecisioni: il numero di follower non supera i 4 milioni (ma la cifra potrebbe far riferimento a tutti i profili social nel complesso, non solo a YouTube) e il canale non è il secondo più seguito in Italia.
Infatti, come è nel settore della pubblicazione sistematica di video, i proventi – per gli autori dei video appunto – possono derivare dai pagamenti loro effettuati dai gestori dei canali web, a motivo della contestuale visione, da parte degli utenti (i cc.dd. followers) di “strisciate” pubblicitarie.
Con questo sistema anche gli youtuber riescono a finanziarsi, come nel caso del nostro. L’attenzione delle fiamme gialle continua a mantenersi alta nei confronti di queste “nuove attività” professionali, svolte, in particolare, tramite i vari portali internet.
È però quest’ultimo paragrafo e più nello specifico quest’ultima frase a costituire lo spunto di riflessione di cui abbiamo scritto in apertura: quelle che la Guardia di Finanza definisce “nuove attività professionali” non sembrano ancora essere adeguatamente inquadrate, né a livello normativo né per quanto concerne il calcolo delle imposte.
Per esperienza personale di chi scrive, la situazione ha connotati del tutto simili a quella che ormai un paio di decenni ha visto i primi webmaster e webdesigner dover fare i conti con l’inquadramento in contratti e vincoli professionali che non prevedevano la loro figura. Insomma, l’attività è relativamente nuova e considerando quanto il business stia crescendo a passo spedito è necessario regolamentarla, anzitutto per il bene di chi la pratica.
La risposta di St3pny
Riportiamo qui sotto un paio di interventi di St3pny condivisi in seguito all’esplosione del caso. In entrambi, oltre a muovere accuse di clickbait e sensazionalismo a chi ha trattato la notizia cavalcandone il picco di interesse nei giorni scorsi (accuse con le quali non concordiamo in toto per via dei termini impiegati dalla stessa Guardia di Finanza), lo youtuber lamenta proprio le difficoltà nell’interfacciarsi con organi istituzionali non al corrente del funzionamento della piattaforma.
Nel secondo filmato St3pny sottolinea come abbia sempre dichiarato i proventi dalla sua attività di youtuber, pagando le tasse come previsto. Ribadisce inoltre come al momento vi siano in atto verifiche finalizzate ad accertare se le modalità di versamento delle imposte fin qui impiegate siano corrette o meno. Si torna dunque sempre allo stesso punto, quello dell’inquadramento di una figura professionale di fatto non ancora riconosciuta né ben definita.
Professione youtuber
Se da un lato per le ragioni già citate non condividiamo appieno la reazione di St3pny nei confronti dei colleghi, pur comprendendo il momento convulso e prendendo le distanze dalle modalità con le quali in alcuni casi è stata trattata la notizia, dall’altra appoggiamo la richiesta dello youtuber affinché possa essere fatta chiarezza su una professione di cui molti (in primis chi è chiamato a vigilarla e regolamentarla) ignorano modalità e dinamiche.