“Il Diavolo sta nei dettagli” è un antico detto, che talvolta viene enunciato anche come “è nei dettagli che il Diavolo nasconde la sua coda”. Questo detto si applica perfettamente alla situazione che il più volte annunciato ed ora reso pubblico “Schema di regolamento per la tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica” prevede , se letto alla ricerca del suo significato vero, non di quello che si vorrebbe che dicesse.
In effetti esso esclude l’uso del distacco (incostituzionale) della connessione alla Rete come arma da opporre agli ancora “presunti” (perché non condannati in un regolare processo) internauti che accedano a “pretesi” (perché non ancora valutati da regolari indagini di Polizia Giudiziaria) “contenuti illegali”. Poiché di questa pratica punitiva si è parlato per anni, prima in Francia e negli Stati Uniti, forse i nostri legislatori l’hanno presa sul serio, e forse i cittadini italiani delle Rete si sono veramente spaventati.
Senza un valido motivo però. Hanno infatti trascurato diversi punti fondamentali.
Primo. In qualunque formulazione, in un paese a costituzione democratica, una HADOPI è un mostro giuridico, che nega un diritto fondamentale sulla base di esigenze di privati. Solo l’esistenza di lobby fortissime e di legislatori disinformati, disposti a tutto e privi del senso del ridicolo può far nascere proposte del genere.
Secondo. Dal punto di vista tecnico solo l’esistenza di un controllo pervasivo permette di attuare questo tipo di leggi… ma può darsi che molti dei promotori dei vari HADOPI, del Datagate conoscessero già l’esistenza.
Terzo. Proprio in Francia la proposta di legge si è ripetutamente arenata e poi schiantata contro ostacoli legislativi insuperabili, e negli Stati Uniti è rimasta al livello di contratti capestro tra alcuni provider ed i loro utenti (i meno battaglieri).
AGCOM taglia quindi il traguardo della ragionevolezza (solo apparente, come vedremo) a corsa terminata, quando lo striscione è già stato tolto.
L’assenza di un sistema HADOPI nella bozza AGCOM allora è una vittoria? No, perché era comunque destinata prima o poi all’inefficacia.
Allora è una mezza vittoria perché comunque è stata scoraggiata dall’azione dei cittadini? Ma non scherziamo!
Quelli che hanno aperto la bocca sono i soliti 4 gatti, quasi tutti che scrivono su Punto Informatico, più qualche politico istrione che della Rete parla solo quando c’è un’argomento di moda.
Il popolo della Rete dei Balocchi italiana poi si è limitato a maree di tweet che non cambiano certo, checchè se ne dica, le questioni economiche e geopolitiche.
Ok, d’accordo, non è stata una vittoria. Ma perché definirla “sconfitta”?
Anche questo è semplice da spiegare, perché il Re è nudo da tempo, e chiunque voglia lo può vedere, sommando 2+2 a mente, posto che sappia farlo senza usare una app.
Perché in Italia il reale controllo all’accesso dei contenuti lo si realizza da anni, come in Cina ed in Siria, con la sovversione ed il filtraggio imposti da una legge dello Stato della parte di Rete italiana.
A nessuno dei 24 lettori di Cassandra, e nemmeno a nessuno che abbia mai letto di questioni della Rete, può infatti sfuggire il fatto che un piccolo Datagate è da anni legge in Italia.
Un Datagate dove non vengono memorizzati i dati delle persone, ma viene deciso a priori, anche solo in base di una denuncia per diffamazione o gli interessi di una lobby, quali contenuti gli Italiani (che non usino Tor) possono vedere e quali no.
Sui dizionari questo si chiama in un modo solo: “Censura”.
Senza tutele legali. Senza controlli indipendenti. Nelle mani di un esecutivo che nomina Autorità che si controllano da sole. Nella totale indifferenza di una classe politica. Con la totale inazione delle tante organizzazionucole che in Italia si ergono a paladini della Rete quando si deve rilasciare un’intervista e poi ripiombano nel sonno o nella routine di iniziative per nulla incisive, inutili ed inefficaci.
La bozza AGCOM prevede una “proporzionale” escalation di mezzi per rimuovere i contenuti.
Ma se i contenuti, come sempre accade, non sono in territorio italiano, non c’è un percorso di escalation. Si può solo far scattare la censura. Perché in Italia, come in Cina ed in altri paesi ben poco democratici la Rete è sovvertita e censurata da anni .
Ed è questo che, neppure troppo tra le righe, c’è scritto nella tanto osannata bozza, che somiglia tanto ad una ” danse macabre “.
Ed è così che muoiono le democrazie. Tra gli applausi. Gli applausi di chi non capisce.
Marco Calamari
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