Come i miei 8 lettori avranno probabilmente notato, l’impatto delle Reti Sociali sulla privacy è un argomento di attualità, tanto da – pubblicità – essere stato scelto quale tema guida dell’ edizione 2008 di e-privacy , che si terrà il 9 e 10 maggio a Firenze. In questa sede esperti nel campo legale e tecnologico porteranno la loro esperienza, la loro conoscenza e le loro opinioni a riguardo.
Essendo contemporaneamente una Cassandra ed un “estremista” della privacy, ho cercato di guardare un po’ più lontano dell’immediato e nella direzione che mi è più congeniale, e seguendo alcune discussioni in Rete ho constatato che certe ardite previsioni sulle Reti Sociali sono condivise da alcuni esperti di “Social Networking” d’oltreoceano. Se queste previsioni sono corrette, cio’ potrebbe stranamente avere conseguenze interessanti, ed in una certa misura positive, sul tema della privacy e dell’anonimato in Rete.
Oracoliamo.
Le Reti Sociali come fenomeno e tecnologie sono un terreno nuovo in attesa di quella che viene definita una killer application . Infatti malgrado il pigolare , i messaggini di testo e il costruirsi reti di contatti abbia una utilità e certamente un notevole successo, la comunicazione tramite reti sociali costituisce ancora una “sovrastruttura” secondaria della Rete, in bilico tra passatempo e socializzazione.
Non dobbiamo pero’ dimenticare che i dispositivi mobili di comunicazione (cellulari ma non solo) e le relative reti di comunicazione pervasive sono ormai nelle tasche di molti consumatori, e la loro diffusione cresce a ritmi sorprendenti.
Le possibilità offerte dell’interazione in tempo reale tra reti di persone tramite dispositivi mobili sono difficilmente calcolabili, certo molto superiori a quelle utilizzate da Twitter e similia. Nel frattempo, pero’, molti navigatori si stanno “abituando” a pubblicare una quantità impressionante e senza precedenti di informazioni personali in un’orgia di buona volontà, amicizia, socialità, etc. etc.
Non si tratta di semplice infosmog involontario, ma della pubblicazione, fortemente voluta e perseguita anche se talvolta coatta di bookmark, foto, inclinazioni personali, localizzazione fisica, stati d’animo, contatti ed amicizie, attività e programmi. Tutto insomma.
In un futuro vicino i dispositivi mobili, la georeferenziazione, le interazioni in tempo reale saranno utilizzate in continuazione anche in automatico da una killer application che ancora non sappiamo, ma che avrà la stessa importanza che il primo foglio elettronico ebbe per contabili, economisti e manager.
Tutti diffonderanno abitualmente la maggior parte dei loro dati personali, ben oltre quello a cui siamo abituati a pensare.
Ma vivendo sotto l’occhio permanente di un Grande Fratello “distribuito”, probabilmente anche la gestione della propria privacy diventerà più che una moda una necessità evidente alla maggior parte delle persone.
Qualcosa figlio delle tecnologie attuali come Tor e Freenet si diffonderà nella Rete e diventerà un’abitudine, una necessità per poter conservare una parte di intimità e riservatezza divenuta ormai preziosa e da ricercare, un po’ come la reputazione nelle comunità sociali.
Ma l’anonimato puro non sarà una risposta sufficientemente sofisticata; compiendo un passo in avanti diverrà necessaria la gestione di identità virtuali multiple; pseudonimi non direttamente riconducibili a chi li utilizza saranno il passo successivo reso necessario dalla complessità di relazioni che le reti sociali tecnologicamente abilitate renderanno possibili tra persona e persona, tra persona e gruppo, tra persona ed entità impersonali, naturali o sintetiche che siano.
Se questa previsione è azzeccata, anche le tecnologie per l’anonimato, o meglio le loro figlie, usciranno dalle catacombe in cui si trovano adesso per diventare anche loro mainstream.
No, non sono in crisi mistica e neppure ho assunto sostanze psicotrope tagliate male. Pero’ chissà, qualcosa del genere potrebbe essere a pochi anni di distanza nel nostro futuro.
Marco Calamari
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