Vivo circondato dalla paura. Non dalla mia paura, delle poche (e forse anche un po’ originali) cose che mi fanno paura.
Vivo circondato dalla paura degli altri. Paura delle stesse cose che hanno spaventato intere generazioni in tanti periodi storici negativi e di involuzione come quello che stiamo attraversando.
Paura del futuro. Paura degli altri. Paura dell’ignoto. Paura del diverso.
Eppure queste paure, palpabili attorno a noi, non sono che l’opposto di stati d’animo positivi che sono stati altrettanto diffusi in altri periodi storici.
Le sfide del futuro. Il rapporto con gli altri. La curiosità e l’esplorazione. Il confronto e la crescita.
Ma avere paura è anche molto ragionevole. Serve, e da tempi immemorabili, per la sopravvivenza dell’individuo e della specie.
Oggi sono molto spaventato, più del solito, dalla cosa che mi fa più paura: la paura.
Non quella salutare, utile alla sopravvivenza, ma quella strumentale, indotta, amplificata, sostanzialmente immotivata che viene indotta volontariamente ed artificialmente grazie ai media moderni; che grazie ai media viene indotta su scala industriale come strumento di propaganda e di controllo sociale.
Fino a qualche tempo fa, prima della crisi economica per intenderci, esistevano temi di bassa rilevanza pratica ma grande allarme sociale come pedofilia e terrorismo. Questi gravi problemi reali, che peraltro sono sempre esistiti, non hanno mai trovato soluzione da secoli, ma sono da decenni usati per il loro valore mediatico e terrorifico, sostituendo in maniera potente ed efficace i roghi antichi e moderni. Usati ovviamente in maniera strumentale, per l’approvazione di leggi controverse e repressive o per l’autopromozione di politici ed organizzazioni opportuniste, questi problemi sono improvvisamente passati in secondo piano, anzi sono quasi spariti in queste ultime settimane, contemporaneamente al crescere della crisi economica e delle relative paure.
Sono convinto che coloro che a vari livelli gestiscono abitualmente la modulazione del terrore mediatico artificiale siano adesso preoccupati dell’eccesso di paura, in buona parte reale, per le finanze e la sopravvivenza futura che la maggior parte delle persone hanno. Adesso il problema è generare “calma” artificiale e mediaticamente indotta. Quindi meno pedofilia, meno terrorismo, meno rapine in villa, e minimizzazione (per quanto possibile) delle conseguenze dei problemi economici.
Sempre le stesse manipolazioni, altrettanto negative e dannose per la vita civile, ma di segno opposto. “Non lasciatevi prendere dal panico”. “Nessun rischio, ci pensiamo noi”.
Bene, desidero unirmi al coro dei “tranquillizzatori”.
In effetti non c’è da aver paura della crisi economica, non c’è incertezza in quello che succede. La descrizione macroeconomica, anzi marcoeconomica, è semplice.
Qualcuno ha creato debiti destinati ad essere inesigibili, li ha rivenduti ad altri e si è messo in tasca una quantità di soldi.
Altri hanno nascosto questi debiti in altre “cose” appetibili e li hanno rivenduti agli attuali possessori guadagnandoci; chiameremo, solo per brevità, la somma di questi due guadagni “Malloppo 1”.
Gli attuali possessori di queste “cose”, se sono persone fisiche, non possiedono più i soldi che sono convinti di avere, ma ne hanno dati una parte che copre una certa quota del debito generato dal Malloppo 1. Già adesso non li hanno più, solo che ancora non sanno bene quanti. Niente puo’ essere fatto per cambiare questa cifra.
I possessori di “cose” che sono invece aziende e persone giuridiche, li vedranno in gran parte ripianati dallo Stato tramite l’acquisto, diretto od indiretto, di queste “cose”.
Lo Stato forse in futuro recupererà una parte di questa somma, rivendendo le “cose” (se mai qualcuno le vorrà comprare) e ricavandone una cifra più bassa; indicheremo questa somma, sempre per brevità, con la sigla “Malloppo 2”. Questa cifra verrà recuperata dallo Stato tramite le tasse, che verranno pagate, direttamente od indirettamente, da persone fisiche, cittadini consumatori e contribuenti.
Non c’è quindi da aver paura, perché non esiste incertezza. Ci è già stata rubata la nostra quota del Malloppo 1 e ci sarà fatta pagare nei prossimi anni la nostra quota del Malloppo 2.
Non paura quindi ci dovrebbe essere, semmai voglia di capire, per fare il calcolo valido per ciascuno di noi. Poi decidere individualmente cosa fare. Per esempio smettere di credere sempre a chi prende in giro la gente, alla televisione, sui giornali, nella politica o nelle banche.
That’s all, folks.
Marco Calamari
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