Roma – La censura, nel suo significato più “antico” ed intimidatorio, è una figura ormai familiare in Rete.
Esempi di attività censorie non si contano, uno per tutti il caso dei filtraggi operati dal governo cinese sugli accessi ad internet dall’interno del paese, e delle iniziative censorie portate avanti utilizzando i motori di ricerca, poco propensi, come nel caso di Google, a contrastare una potenza globale che ha in mano i cordoni di una grossa borsa.
Questa azione ha fatto alzare voci molto critiche verso il comportamento del governo cinese, anche da parte di persone normalmente poco propense a concedere libertà “in eccesso” anche nel proprio paese. L’istituto della censura preventiva in Italia è ancora vivo anche se poco attivo, e seppur raro in Rete è ancora ben presente nella mente di molti magistrati e legislatori.
Forte deve quindi essere stata la tentazione, per qualche coautore della finanziaria 2006, di inserire una norma che costituisca il recepimento di quanto già in atto in Cina, ma anche nel Regno Unito od in Australia, cioè l’Autocensura Preventiva che i provider dovrebbero realizzare censurando interi siti di una certa tipologia.
In questo caso si parla di gioco d’azzardo, ma qualunque altro argomento, dai Falong Gung alla pedopornografia sarebbe equivalente, e potrebbero esserne individuati altri, ancora più palatabili da parte dei futuri (poco attenti) elettori. Si tratta di una cosa tanto liberticida da far inorridire. Puzza, anche se in maniera leggera, di roghi di libri.
L’associazione degli ISP, che difende insieme ai propri interessi anche una parte delle libertà civili in Rete, ha fatto sentire la propria voce, e probabilmente riuscirà a mediare l’eventuale applicazione di questa normativa, assurda per chi abbia un minimo a cuore i diritti civili e per chi capisca qualcosa dei meccanismi vitali della Rete.
Una interpretazione “elettorale” di certe norme sarebbe tranquillizzante – “E’ solo per farsi pubblicità elettorale”. Una “paranoica” invece, seppur fastidiosa, ha maggiori probabilità di rispecchiare almeno in parte della realtà.
E’ in atto, in un paese come l’Italia in cui il legislatore non era mai stato particolarmente attento ai fatti della Rete, un tentativo di demolizione degli spazi di libertà civile ed imprenditoriale che la Rete stessa fornisce; l’ingessatura delle tecnologie wireless, la data retention delle comunicazioni telematiche ed il tentativo, già ripetuto in passato, di arruolare gli ISP in un apparato di controllo e repressivo ne sono alcuni esempi.
Le libertà digitali, come tutti i diritti civili, sono come i muscoli di un fisico ben allenato; se non vengono costantemente esercitati si atrofizzano e spariscono.
Yoda direbbe di fare attenzione al Lato Oscuro della Forza che tutto avvolge. Le prossime elezioni saranno un’occasione dove sarà possibile, anche se difficile, difendere quelle libertà che si percepiscono solo quando sono state perse.
Nessuna alternativa, nessuna ricetta pronta.
Marco A. Calamari
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