L’AGCOM ha dichiarato che il 24 maggio, domani, presenterà una nuova bozza del “regolamento antipirateria” al governo per la lotta contro i “pirati” ed a favore della cosiddetta “proprietà intellettuale” dei cosiddetti “detentori dei diritti”.
Anzi no, AGCOM ha dichiarato che il 24 maggio presso la Camera dei Deputati terrà un Workshop intitolato “Il diritto d’autore online: modelli a confronto” che includerà tra i relatori Lawrence Lessig, Richard Stallmann e Jimmy Wales… Sarebbe bello, vero?
No, questa era una battuta, uno scherzo di Cassandra: il Workshop, di cui è annunciato addirittura lo streaming, si terrà veramente e sarà probabilmente interessante, con molti relatori di livello, ma nessuno dei summenzionati ne farà parte.
Da un veloce esame del programma pare si confronteranno modelli diversi di monetizzazione della cultura, mentre sembra improbabile una discussione in cui il cosiddetto “diritto d’autore” sia soppesato rispetto agli interessi generali della società.
A voler pensar male, il workshop sembra un normale tentativo di lobbying fatto in ritardo, per rimediare un annuncio un po’ gaffeur , al limite dell’invasione del campo del legislatore. Quasi una orecchiabile Danza Macabra, destinata però ad un finale annunciato e prevedibile.
Cassandra potrebbe ipotizzare che una proposta del tipo inizialmente annunciato verrà alla fine effettivamente presentata, magari in una data più “agostana”, e che potrebbe anche “danzare” velocemente verso il suo traguardo.
E continuando questa esercitazione profetica potrebbe tentare di indovinarne alcuni elementi.
Magari la proposta non si limiterà alle normali azioni previste da leggi e regolamenti quali HADOPI, “tre colpi”, “sei colpi” o CALEA.
Potrebbe trattarsi di un regolamento volto non solo ad agire contro l’intestatario di una ADSL che venga usata per download illegali o ad intercettare comunicazioni in maniera semplice ed economica: potrebbe trattarsi anche di “censura gestita al di fuori di un sistema legale”.
Tutti i 24 irriducibili lettori di Cassandra avranno infatti memoria del fatto di vivere in una paese dove, come in Cina, la struttura della Rete è sovvertita in modo che un organismo statale possa rimuovere l’accesso a parti della Rete in maniera rapida e (quasi) efficiente. Il CNCP infatti gestisce una lista di IP e nomi di dominio da cen-su-ra-re, aggiornata per obbligo di legge ogni due ore da tutti i provider italiani.
Con essa gli ISP devono programmare i propri DNS e router in modo da rendere impossibile raggiungere certi server in qualunque parte del mondo siano allocati, ed a qualunque legislazione appartengano.
Come facilmente prevedibile, dal puro contrasto alla pedopornografia, la lista si è rapidamente estesa alla “tutela” di interessi meno nobili ma assai più lucrosi come ad esempio il monopolio sul gioco d’azzardo .
Che questa “estensione” sia destinata a proseguire?
Si tratta di cosa ben diversa dallo staccare l’ADSL a qualcuno o intercettare la sua navigazione: si tratta di censurare senza discriminazione interi siti, di impedire la libera circolazione dell’informazione. Anche se non è molto evidente (a meno che per “errore” non venga censurato un gigante della Rete) è la cosa più grave in assoluto.
La censura dovrebbe essere un ricordo del passato, tant’è che per esercitarla si ricorre, non solo in Italia, a furberie come quelle di farla rientrare sotto cappelli “politically correct” tipo la lotta alla criminalità più odiosa, o appunto la difesa del “diritto d’autore”.
Una censura esplicita in Europa sopravvive solo in rari casi connessi ad ideologie, ad esempio in paesi come la Germania dove, pur in un ambito molto limitato, rappresenta una tremenda cicatrice del passato che un popolo intero non ha ancora superato.
In questo volo di fantasia, si potrebbe arrivare ad una censura senza nemmeno il preventivo (anche se spesso privo di reale tutela e garanzia) filtro della magistratura.
Perciò nel nostro ipotetico scenario, quando un privato che ritenga violata la sua “proprietà intellettuale” chiedesse nelle giuste forme ad un’agenzia “indipendente” di rimuovere un sito dalla Rete, otterrebbe che un impiegato scriva una riga in un terminale, e che dopo massimo 120 minuti sessanta milioni di persone vengano censurate, senza nemmeno accorgersene od averne notizia.
L’Italia, formalmente democrazia parlamentare, è paese di grandi diritti ma anche di grandi doveri.
Dalla cronaca recente e meno sembra tuttavia che a Roma gli alfieri dei diritti civili del popolo italiano siano stati colpiti da un’epidemia curiosamente selettiva che, se non li ha uccisi, li ha almeno allontanati o resi incapaci di agire, mentre gli estensori ed applicatori dei doveri prosperano come non mai, inventando nuove norme ed ampliandone l’arbitrio dell’applicazione.
Sembra che questa danza macabra segua una melodia molto familiare.
Il Nostro faceva leggere ad Azzeccagarbugli una grida che terminava così:
” …ordina e comanda che contra li contravventori in qualsivoglia dei suddetti capi, o altro simile, si proceda da tutti li giudici ordinarii di questo Stato a pena pecuniaria e corporale, ancora di relegatione o di galera, e fino alla morte all’arbitrio dell’Eccellenza Sua. ”Ma l’AGCOM non dovrebbe occuparsi prima di tutto di frequenze, concessioni televisive, cartelli di Telco, banda larga? Sembrano settori su cui, per usare un eufemismo, ci sarebbe ancora tanto da lavorare.
Gli unici difensori dei diritti rimasti sono i cittadini: quanti dei 24? Quanti dei 60 milioni?
I meccanismi democratici non mancherebbero: basterebbe volerli usare, senza credere alle favole, ovviamente.
Ma questa è solo una profezia, un’opera di fantasia, ed è noto che le profezie possono essere completamente errate.
Speriamo.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
Tutte le release di Cassandra Crossing sono disponibili a questo indirizzo