Come era ampiamente previsto, qualche giorno fa a Bruxelles si è consumato un nuovo atto della quotidiana lotta tra chi vede la cultura e la libera circolazione delle idee come un bene da difendere, e chi invece le vede come una risorsa da imbrigliare e sfruttare in tutti i modi possibili, incurante dei danni che provocherà. Il risultato è stato che la lobby dei diritti di sfruttamento della cosiddetta “proprietà intellettuale” ha portato a casa metà di quello che chiedeva e quindi ha vinto. A farne le spese saranno come al solito i cittadini, sia come consumatori che come mancati beneficiari di una quota di evoluzione culturale della società.
In una puntata precedente avevo usato il termine “Diritti Tossici” per definire quei cosiddetti “diritti di proprietà intellettuale” che vengono incettati e concessi in uso da aziende che nulla hanno a che vedere con i creatori originali delle opere. L’analogia è quella dei tristemente noti “Titoli tossici” inventati da una classe di persone senza scrupoli che, manipolando debiti rischiosi e rivendendoli come titoli sicuri ha portato l’economia mondiale al collasso totale. Le aziende che incettano i diritti di sfruttamento della proprietà intellettuale stanno facendo lo stesso nei confronti della cultura.
Questa aziende sono terrorizzate dalla sempre più facile circolazione delle informazioni tramite la Rete, che vedono come una minaccia piuttosto che come un’opportunità di aprire nuovi mercati e nuovi modelli di scambio commerciale. Queste aziende, senza aggiungere nulla al processo di creazione ed evoluzione della cultura, li manipolano e li sfruttano per massimizzarne il valore.
Fanno questo prevalentemente fissando alti prezzi per la riproduzione delle opere protette, strangolando così la libera circolazione della cultura, soprattutto verso i paesi e le classi sociali più povere che ne avrebbero, vedi caso, il massimo bisogno. Questo per inciso è lo stesso meccanismo che agisce quando le aziende farmaceutiche fissano i prezzi del farmaci anti-AIDS a livelli di prezzo che ne impediscono l’acquisto in quei paesi africani dove la malattia è endemica, e dove quindi ce ne sarebbe la massima necessità. Ma cosa sono le vite umane e la cultura di fronte ai sacri principi dei bilanci trimestrali e dei dividendi annuali?
L’arma più potente a loro disposizione è quella di estendere arbitrariamente nel tempo, con costose azioni di lobby verso politici indifferenti o complici, la durata della proprietà intellettuale in modo da moltiplicare il valore di sfruttamento dei “diritti tossici” che detengono, estendendone arbitrariamente (ed in maniera quasi ridicola se non fosse drammatica) la durata nel tempo.
È pur vero che la proposta approvata dal Parlamento Europeo riguarda una piccola parte dei diritti tossici, quella relativa ai soli interpreti di composizioni musicali, ma come la storia anche di Bruxelles insegna, l’estensione di una norma particolare alla totalità delle situazioni si realizza solitamente con un emendamento di due righe, infilato nella regolamentazione della pesca oceanica in modo che passi inosservato.
Ora non so che utilità possa avere il ripetere qui il concetto che una norma del genere scippa soldi dalle tasche di quasi tutti i consumatori e li assegna ad aziende che hanno prevalentemente rendite di posizione, quindi non produttive, ed operano in regime simil-monopolistico. Non credo nemmeno che serva a molto, pur essendo in periodo di elezioni europee in cui si possono (ancora) esprimere preferenze, comunicare ai politici in cerca di voti che la mia preferenza andrà a chi prenda una posizione favorevole alla cultura e sfavorevole ai monopoli: basta vedere come sono state formate le liste elettorali, con le quali la politica continua nella quasi totalità dei casi a celebrare se stessa, evitando accuratamente qualunque “infiltrazione” dalla società civile.
Allora mi limiterò a dire che potrei avere reazioni irate con il prossimo sciagurato che mi ripeterà che questo atteggiamento distrugge la ricerca medica ed affama attori e musicisti. L’età peggiora il carattere, dovete avere pazienza.
Sappiate però che sotto casa mia c’è spesso un simpatico ed attempato violinista, che con la custodia aperta raccoglie oboli da coloro che apprezzano le sue valide performance. Gli ho parlato, e posso assicurarvi che non si trova ad un angolo di strada perché gli mancano gli incassi delle sue performance di 70 anni fa o perché gliele scaricano a scrocco da eMule: il motivo che racconta è tutt’altro e non è di interesse in questa sede.
Però, caro prossimo sciagurato, sappi che al succitato violinista un piccolo finanziamento glielo fornisco già io direttamente con una certa regolarità. Quindi per lui puoi non preoccuparti in ogni caso: concentra quindi le tue preoccupazioni sul fatto che possa morderti se mi ripeterai la tua filastrocca.
Marco Calamari
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