Roma – Conan Doyle, autore tra le altre cose del celeberrimo personaggio di Sherlock Holmes (si veda a proposito l’ottima voce di Wikipedia in italiano ) si sentì, intorno al 1894, oppresso dal personaggio che aveva creato, e decise di sbarazzarsene in maniera esplicita, brutale e definitiva. Per ottenere questo creò un arcinemico mai sentito prima, il bieco e sconosciuto professor Moriarty, che uccise Holmes facendolo precipitare, nel racconto “L’ultima avventura”, dalle cascate del Reichenbach. Pensava così di aver risolto il suo problema. Ma il pubblico, affezionato al personaggio, non accettò la sua scomparsa, oltretutto avvenuta in maniera brutale da parte di un “cattivissimo” che scompariva insieme a lui precipitando dalla stessa cascata.
Minacciato perfino di morte dai fan di Holmes, e forse anche più banalmente toccato nel portafoglio dallo scarso successo delle altre sue opere, Conan Doyle “resuscitò” in maniera subdola Holmes pubblicando prima “Il Mastino dei Baskerville” un opera “postuma” che si svolgeva (nella cronologia del personaggio) prima della sua morte, e poi un racconto, “L’avventura della casa vuota”, in cui il personaggio resuscitava ufficialmente. Successivamente, dopo molti altri racconti, nel 1917 durante la prima guerra mondiale, se ne sbarazzò mandandolo in pensione con la pubblicazione de “L’ultimo saluto”, in cui un Holmes invecchiato e “profetico” (parlava del Kaiser e della per lui possibile guerra mondiale) parlava del futuro radioso della sua Patria dopo la inevitabile lotta con “Vento dell’Est”, e poi non dando seguito al racconto, pur senza far morire ulteriormente Holmes.
In effetti Conan Doyle fino al 1927 pubblico’ ancora alcuni racconti, ma questi erano cronologicamente precedenti all'”Ultimo saluto”.
Anche Camilleri, autore del celebratissimo Salvo Montalbano , sembrerebbe infastidito dalla sua popolarissima e quindi ingombrante creatura. Ha forse già tentato di farlo sparire violentemente nel “Giro di Boa”, nella cui ultima pagina un gravemente ferito e delirante commissario viene portato di corsa all’ospedale. In effetti non moriva “esplicitamente”, ma del resto nemmeno il corpo di Sherlock Holmes ne “L’ultima avventura” veniva mai ritrovato. Forse ambedue gli autori volevano lasciarsi una scappatoia? Camilleri comunque ha lasciato sopravvivere il suo personaggio nei due successivi lavori “La pazienza del ragno” e “La luna di carta”. Voci circolate nei mesi scorsi parlano di una intenzione espressa dall’autore di pensionare in maniera incruenta il suo personaggio. Forse Camilleri applicherà la stessa tecnica che Conan Doyle ha usato con Sherlock Holmes?
Ma veniamo alla cose serie. Dopo l’11 settembre George Bush junior e la sua amministrazione hanno utilizzato l’evento (anche qui c’è un cattivissimo, non creato ma certo amplificato) per far passare tutte insieme una serie di norme antiterrorismo, ma in realtà anti-privacy ed anti diritti civili in Rete, che erano state precedentemente respinte dal Congresso od erano impantanate in commissioni varie.
C’è riuscito, ed è stata così partorita quella mostruosità, dal punto di vista dei diritti civili che è il Patriot Act , sancendo in moltissimi casi la fine “legale” del diritto alla privacy dei cittadini americani e, come possibile futura conseguenza politica e tecnologica, quella di tutti gli abitanti del pianeta.
Come era prevedibile (ed auspicabile), esaurendosi l’amplificazione mediatica del grave attentato dell’11 settembre, che sta rientrando nell’alveo della Storia, voci dapprima timide poi sempre più forti hanno cominciato a protestare, prima nella pubblica opinione e poi nel Congresso; il recente rifiuto della proroga del Patriot Act ne è stato l’esempio fino ad ora più clamoroso. In un certo senso il “personaggio” Privacy è stato resuscitato perchè troppo importante per poter essere “abolito” di colpo.
Ed ecco che poco dopo lo stesso Bush fa passare una leggina all’apparenza “stupida”, cioè l’estensione alla “Violence Against Women and Department of Justice Reauthorization Act” meglio nota in Italia come Galera per i Troll . Fa questo utilizzando il mezzuccio silente di inserirla in un più ampio ed innocuo provvedimento di tutt’altro argomento.
Per carità, questa tecnica non è certo stata inventata negli Stati Uniti; è stata già utilizzata ampiamente sia in Italia che nell’Unione Europea. Due casi recenti sono la prima norma sulla data retention applicata alle conversazioni telefoniche, infilata nella legge Gasparri che parlava di ripartizione delle frequenze radiofoniche e televisive, ed i primi tentativi di approvazione della direttiva U.E. sulla data retention, infilata in un provvedimento che trattava di caccia e pesca.
Questa legge, con una facciata meritoria di lotta alla diffamazione ed allo spam, simile in questo a quella del Patriot Act, mira in realtà a ridurre la possibilità di esercitare diritti civili in Rete.
Un maligno potrebbe pensare che, visto che attaccare direttamente i diritti civili in Rete eliminando il diritto alla privacy si è rivelato più difficile del previsto, adesso si voglia provare ad attaccare gli stessi diritti scoraggiando e limitando la libertà di espressione, usando quindi un metodo strisciante invece di uno violento. Montalbano, parafrasando Andreotti, potrebbe dire che i maligni spesso c’inzertano.
Se da una parte questo potrebbe essere il positivo sintomo che la privacy è troppo importante per poter essere impunemente eliminata, pur sfruttando magistralmente l’onda emotiva di un fatto gravissimo, dall’altra manifesterebbe il nuovo e più pericoloso “modus operandi” dell’eliminazione strisciante e “morbida” attraverso l’attacco alla libertà di espressione in Rete. Qui i DRM non c’entrano, è una motivazione completamente diversa.
Privacy e libertà di espressione sono due cose solo in apparenza diverse e separate, ma in realtà intimamente collegate e mutuamente sostenentesi. E bisogna ricordare che se alla fine Conan Doyle ce l’ha fatta a sbarazzarsi di Sherlock Holmes, lo ha fatto con mezzi non brutali ma morbidi.
Marco A. Calamari
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