A nessuno dei proprietari di un computer portatile o agli aspiranti tali sarà sfuggita la piccola rivoluzione che negli ultimi due anni c’è stata sul mercato dei computer portatili.
Essendo io un nomade informatico per necessità, ho sempre dovuto curare molto l’aspetto di “portatilità” del mio portatile. Questo fatto fino ad un paio di anni fa ha significato per me il dover fare giri infiniti di negozi e su Internet per trovare un portatile sufficientemente portatile ma dotato di quello che mi serviva. L’ultimo “giro” è avvenuto quasi 5 anni fa, quando ho comprato, per una cifra che mi vergogno a dire ma che si avvicina al latrocinio, un (per allora) ultraportatile di una notissima marca.
Si è trattato di un’ottima scelta, che mi ha permesso non solo di avere sempre con me un computer, ma anche di pensionare definitivamente il mio minitower e recuperare lo spazio sotto la scrivania. Le sue caratteristiche sono importanti nel contesto di questa rubrica, quindi vi annoierò per un attimo elencandovele: schermo 12″ fattore di forma 4:3, peso 1,6 kg, docking station, 60GB HDU, 512 MB RAM, WiFi g/b e Bluetooth, DVD/CD writer. Ovviamente tutto interno, no accessori esterni.
Negli anni trascorsi ci sono state espansioni di disco e RAM (100GB/1,25GB) e due cambi di batteria.
Qualche piccolo difetto di ingegnerizzazione (la parte destra del display è leggermente più luminosa della sinistra e la verniciatura è delicata) ma nessuno guasto in 5 anni.
Complessivamente il miglior portatile che abbia mai avuto, anche se largamente perfettibile.
Ho passato alcuni anni chiedendomi come mai, in un mercato così competitivo come quello dei portatili, nessuno si fosse accorto che la necessità di viaggiare leggeri ed avere sempre il proprio computer con sé non era propria solo dei top manager che potevano far spendere alla ditta due o tremila euro per il loro giocattolino ultraportatile, ma apparteneva ad una fetta consistente, se non alla maggior parte, degli acquirenti dei portatili, anche se dotati solo di limitate possibilità economiche.
Vedevo bene anche agli hackmeeting gente che arrivava con il minitower “manigliato”, e che sarebbe stata ben contenta di portarsi piuttosto un portatile che fosse costato una cifra ragionevole.
Ma le cose sono andate avanti così per anni: i computer sotto i due chili erano placcati oro, di fibra di carbonio, con lettore di impronte digitali, antani e supercazzole. Costavano però sempre un’enormità (2-3 volte un portatile “normale”) e necessitavano di accessori il cui peso totale era vicino a quello del portatile: una volta ne ho visto uno che aveva due alimentatori, il secondo serviva per l’unità cd esterna!
Nel passato ho avuto qualche piccola esperienza nella progettazione di PC, e da due conti spannometrici mi ero convinto che portatili ben sotto i due chili con schermo da 10 o 12 pollici potevano avere tutto dentro e costare assai meno di mille euro all’utente finale.
Poi sono arrivati i cinesi, è scoppiata la concorrenza e qualche genio di un grande produttore di portatili ha pensato bene di “scoprire” la necessità anzi la fame di portatili veramente portatili a basso costo. Sono così nati i netbook, i subnotebook, gli ultraportatili ed un sacco di nuovi termini di marketing.
Caspiteronzola, che scoperta originale!
La gente lo chiedeva da anni, e le tecnologie per realizzarli c’erano tutte nel secolo scorso.
Per anni quindi le aziende del settore dei portatili, nessuna esclusa, si sono comportate in maniera perlomeno miope (ma volevo dire stupida) a danno loro e dei loro clienti. Poi finalmente questi aggeggini con lo schermo da 8, 9, 10 e 12 pollici per poche centinaia di euro sono venuti fuori.
Gli acquirenti, che stupidi su questa questione non sono, ne hanno decretato un successo travolgente, tanto che per più di un anno le aziende non sono riuscite a soddisfare la richiesta. Questo accadeva in un settore dove ormai ci si fa la guerra per strapparsi l’1% del mercato.
Mah…?
Accade però un fatto strano: tutti questi portatili di nuova generazione sono uniti da una strana ed assassina caratteristica, lo schermo 16:9.
È un parere personale, ma credo che poche cose nella storia recente dei computer siano più stupide dello schermo 16:9 su un portatile. Le pagine che scriviamo hanno uno sviluppo verticale, le pagine web devono quasi sempre essere scorse dall’alto in basso, gli editor di testo ed i debugger di programmi pure… e si fanno schermi più larghi e più bassi?
Ma i portatili servono a vedere film e basta o per fare altro? Perché questa sarebbe l’unica spiegazione per questa idiozia.
Gli utenti comprano comunque perché sono stupidi e instupiditi dalla pubblicità?
In questo caso no, visto che la comodità ed il prezzo basso possono bastare a compensare questa caratteristica devastante.
In altri casi invece sì, visto che continuano a pagare 100-200 euro per dei player multimediali che al produttore costano un decimo di quella cifra e che hanno equivalenti cinesi a un terzo del prezzo.
Ed allora qual è il motivo per cui i produttori di netbook e portatili continuano a produrre hardware idiota che nuovamente non soddisfa appieno le necessità dei loro clienti? Si comportano nuovamente in maniera stupida?
Diceva un saggio: “Chi pensa male fa peccato ma c’indovina”.
Molti ignorano che la dimensione in pollici di un schermo si misura non sulla base ma sulla diagonale. Fatevi due conti e scoprirete che a parità di dimensione in pollici uno schermo 16:9 è assai più piccolo come superficie di un 4:3, e quindi costa meno al produttore.
Ecco quella che pensando male potrebbe essere definita una furbata. Oltretutto, per quanto detto sopra, si leva spazio dove serve, in verticale, e se ne aggiunge dove non serve, in orizzontale. Alla fine un 12″ 16:9 ha un’area di lavoro utile uguale a quella di un 10″ 4:3.
Insomma, una caratteristica adatta solo per vedere i film e per far smadonnare in qualsiasi altra situazione.
Ma forse le aziende questo vogliono: ridurci a consumatori stupidi di hardware stupido buono solo per fruire di contenuti stupidi. Il tutto a caro prezzo ovviamente.
Ma gli utenti-consumatori sono davvero così stupidi?
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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