Cassandra ha partecipato a tanti convegni di tutti i tipi. I convegni sono grandi produttori di informazione, di conoscenza, di dialettica e di confronto. Domenica scorsa Cassandra, controllando che la pubblicazione degli atti e dei video di e-privacy fosse esente da errori, si compiaceva, insieme ai pochi organizzatori, che fosse stata completata a tempo di record, meno di 24 ore dopo la chiusura del convegno.
Dopo le ultime pacche sulle spalle però il buonumore di Cassandra si è pian piano dissolto, a causa delle considerazioni, non particolarmente originali ed un poco deprimenti, che seguono.
Perché la maggior parte dei convegni scientifici non pubblicano in forma libera gli atti in Rete?
Questa è facile: perché la maggior parte dei convegni scientifici sono più o meno commerciali, con oratori che parlano di temi commerciali e che quindi “muovono” conoscenza poco libera.
Il metodo scientifico non prevede infatti la gratuità come “conditio sine qua non”.
Perché la maggior parte dei convegni che parlano della Rete non pubblicano il materiale in Rete?
Questo non è del tutto vero. I convegni commerciali magari fanno i “furbetti” e pubblicano poco, per esempio i keynotes e basta, ma qualcosa pubblicano.
Cosa pubblicano i convegni esteri non commerciali ma a pagamento che parlano della Rete, in particolare quelli per hacker?
Si tratta di eventi come il FOSDEM, il Chaos Communication Camp o “Observe, Hack, Make”. Per andarci si paga un biglietto, spesso salato, chi parla ci va a sue spese, gli organizzatori gestiscono riprese e raccolta delle slide, relatore per relatore si fanno dare (opzionale od obbligatoria) una liberatoria per la pubblicazione, e infine pubblicano i video dei talk e talvolta il materiale del convegno in forma aperta e libera.
Lo fa il CCC , lo hanno fatto all’ HAR , all’ OHM , al Fosdem e persino al DefCon , spesso grazie a media partner gratuiti come Internet Archive .
Cosa pubblicano i convegni italiani (qui dovevamo arrivare!) non commerciali che parlano della Rete?
Ci sono i “virtuosi” che lo fanno per regola, e i “non interessati” che se ne curano poco, e quindi alla fine non lo fanno quasi mai.
Non essendo queste righe una polemica ma solo delle considerazioni, Cassandra lascia ai 24 lettori il compito di riempire con esempi le due categorie.
Bisogna però chiedersi perché i “non interessati” esistano e siano così tanti.
Perché organizzare eventi per far scorrere conoscenza libera e poi farla morire al momento dei saluti?
Si, “morire” perché la conoscenza prodotta non viene riversata in Rete. Qualcosa sopravviverà, se lo farà, solo nella mente dei partecipanti.
Pubblicare i materiali di un convegno non è difficile e neppure costoso. È un’attività come tante, da pianificare con cura e realizzare con insistenza.
Dal Call for Paper alla redazione del programma, dalla raccolta delle liberatorie alla consegna (forse meglio dire “alla caccia”) dell’ultima versione delle slide fino alla “persecuzione” dei relatori inadempienti: sono attività che costano fatica se pianificate, ma che diventano impossibili a convegno finito.
Sono attività umili e spesso noiose, ma necessarie e veramente meritorie.
Forza!
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