L’ONG Reporters sans Frontières ha redatto un interessantissimo (ed allarmante) rapporto intitolato “I Nemici di Internet” la cui lettura vi consiglio vivamente. Oltretutto il “gioco di concetti” dell’immagine in copertina vale da solo un intero discorso.
Sono 12 i paesi “Nemici di Internet” presentati in questo report: Arabia Saudita, Burma, Cina, Cuba, Egitto, Iran, Corea del Nord, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. Sono elencati poi altri 11 paesi definiti “sotto osservazione” per gli stessi motivi: Australia, Bahrain, Belarus, Eritrea, Malaysia, Corea del Sud, Sri Lanka, Thailandia, Emirati Arabi, Yemen, Zimbabwe. Per ogni paese sono forniti i dati ed una scheda con i fatti che hanno portato alla sua selezione.
Anche semplicemente scorrendo questi due elenchi si notano cose che danno da pensare: vi sono inclusi il paese più popolato della terra (Cina), una enorme democrazia di lunga data (Australia), il più ricco (Emirati Arabi), quello con la più alta percentuale di utenti Internet (Corea del Sud), un paio di potenze nucleari e tre paesi così poveri che il salario medio mensile è di 40 dollari o meno.
Sono convinto che tutti i lettori del rapporto (incluso me) abbiano subito scorso velocemente l’elenco per vedere se la nostra Italia vi compariva. Verificata l’assenza molti avranno tirato un piccolo sospiro di sollievo, qualcuno forse con una puntina di perplessità. Tutto questo merita certamente un approfondimento.
L’introduzione al report recita testualmente: “Internet rappresenta la libertà, ma non dappertutto. Con il pretesto di proteggere la morale, la sicurezza nazionale, la religione e le minoranze etniche, perfino il potenziale spirituale, culturale e scientifico della nazione , molti stati ricorrono al filtraggio del web per bloccare alcuni contenuti. I Governi non si fanno scrupoli di permettere ai loro cittadini solo una connettività parziale”.
Ma allora perché l’Italia non è elencata? Pratica la censura della Rete estesamente ed in maniera obbligatoria per tutti i motivi sopraelencati, inclusi lo sterminio dei pedoterrosatanisti e il mantenimento dello Stato nella posizione di unico biscazziere telematico.
Scorrendo nuovamente l’elenco si può notare che nella maggior parte di questi paesi non molti vorrebbero andarci a vivere. Perché? Perché c’è molta povertà, i diritti civili sono negati, manca il lavoro, per le strade ci sono criminali e ronde. Come in Italia insomma, quantitativamente assai meno ma come in Italia.
Bisogna considerare che il punto di vista di RSF è centrato sulle problematiche legate alla stampa ed alla comunicazione. È logico quindi che la loro classifica “privilegi” paesi in cui un giornalista non può proprio lavorare, o lavorando tema che quello che sta battendo a macchina possa domani farlo sparire.
Ma per i cittadini della Rete, che vedano o meglio che vogliano vedere quello che succede in Italia, il giudizio non può che essere uno. In questo elenco ci saremmo dovuti essere anche noi, perché tutti i fatti ed i fenomeni presenti in questi 23 paesi esistono, anche se in uno stadio di sviluppo più arretrato ed embrionale anche nel nostro paese, alla faccia della democrazia, della Costituzione, delle elezioni, dell’appartenenza all’UE…
È la situazione che Ingmar Bergman fa descrivere a Vergérus nel dialogo finale de L’uovo del serpente : “Il mio esperimento è come un abbozzo di ciò che avverrà nei prossimi anni. Tuttavia (è) nitido e preciso, proprio come l’interno dell’uovo di un serpente. Attraverso la sottile membrana esterna, si riesce a discernere il rettile già perfettamente formato”.
La situazione della Rete in Italia è estremamente compromessa: una struttura di network che si avvia ad essere completamente censurabile, una sovrastruttura legale che rispolverando i reati di apologia permette arbitrii manzoniani, un folto gruppo di satrapi che sventolano cappi per i cattivi abitanti della Rete, ed una folla di Eloi che danzando da un portale ad una comunità sociale vivono una vita spensierata.
Lo fanno perché non hanno niente da nascondere?
Lo fanno perché sono furbi e mettono in Rete solo cose poco importanti?
Lo fanno perché credono che la libertà possa essere mantenuta dalla “protezione” di un governo paternalistico?
Lo fanno perché si accontentano di “panem et circenses”?
Qualunque sia il motivo, la festa sta finendo, particolarmente nei paesi privi sia di risorse che di solide radici democratiche, e quando ce ne sarà bisogno l’uovo si schiuderà con perfetto tempismo. Ed allora nell’elenco dei Nemici di Internet anche l’Italia avrà un posto di riguardo.
Marco Calamari
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