O potrà in futuro farne a meno?
Come sempre le vacanze, unite alla lettura di libri veri, quelli su carta che si portano da tutte le parti bagno compreso, orientano il pensiero in direzioni inattese. In vacanza, non solo dal lavoro ma anche da un mondo sempre più dipendente dal denaro e povero di altre cose, sono partito per la tangente durante la lettura di un romanzo minore del filone cyberpunk che, seppure dichiarato morto nel 1990 dal suo fondatore William Gibson, continua a stupirmi per la sua attualità e vitalità.
Ma torniamo al tema: la tesi è che il denaro, come un meme, è una specie vivente che sopravvive, si moltiplica ed evolve.
Per la maggior parte della storia dell’Uomo il denaro non è esistito. Intere economie primitive e meno si sono basate sullo scambio in natura, dal baratto carne contro grano tra cacciatori ed agricoltori, allo scambio beni contro servizi, quello che gli abitanti di un villaggio facevano mantenendo una élite culturale come lo sciamano o l’anziano.
Poi è apparso il denaro. Proprio come le prime cellule eucariote nel brodo primordiale. Certo una forma primitiva di esso, costituito da un bene materiale universalmente ambito ed utile contro cui veniva misurato il valore d’uso di tutti gli altri beni e servizi. Sale, ferro, argento, oro ed altre cose hanno di volta in volta e talora contemporaneamente occupato questo ruolo, questa nicchia ecologica. Vogliamo dire in competizione tra loro? Nelle culture occidentali il denaro di maggior diffusione (il vincitore?) è stato certamente l’oro, che, da metallo raro ed utile, sopratutto per fare gioielli, è diventato denaro circolante e poi moneta coniata, in cui il conio rappresentava la garanzia della bontà del metallo.
Questa nuova forma di denaro, la moneta coniata, ha troncato il suo legame, il suo cordone ombelicale con l’oro quando la massima potenza economica dell’epoca ha dichiarato la sua moneta (il dollaro americano) non più convertibile in oro. Una transizione importante; il denaro ha cessato di essere una cosa materiale per diventare un entità a se stante, un’entità nuova, parzialmente astratta, indipendente ed autonoma, rappresentata da monete di valore simbolico, equivalente al metallo che le costituiva, e poi da semplici pezzi di carta stampati con tecniche raffinate.
Un tipo di denaro nuovo, il cui “valore” viveva nella mente degli esseri umani, o meglio viveva nelle attività vitali (economiche) degli esseri umani.
Poi gli stessi pezzi di carta sono in parte svaniti; il denaro si è trasformato in buona parte in scritture contabili, azioni. Una cosa completamente diversa, un altro salto evolutivo.
Poi sono arrivate l’elettronica, le reti bancarie, ed il denaro rappresentato dalle scritture contabili si è ulteriormente smaterializzato con la scomparsa delle scritture stesse, sostituite da domini magnetici e flussi di elettroni.
Ora la Rete sta unificando realtà informative diversissime, ed ovviamente il flusso del denaro sta diventando qualcosa di ancora più complesso e pervasivo, fatto di futures, di prodotti derivati, di tempeste azionarie scatenate da insider trading telematici.
Il denaro assume caratteristiche sempre più indipendenti, lontane dall’uomo e vicine invece alla Rete o meglio alle sue infrastrutture. Potrà in un futuro diventare ancora più complesso ed autonomo? Potrà sviluppare un’autocoscienza, come Mike, il computer intelligente di “La luna è una severa maestra” di R.A. Heinlein?
Ed in questo caso, avrà ancora bisogno di noi o gli basterà la Rete? E percio’ l’Uomo, come antico substrato vitale del denaro ormai non più necessario, diventerà inutile e scomparirà?
Forse il panorama caro alla fantascienza anni ’60 di un futuro fatto di computer intelligenti che sostituiranno l’uomo sarà invece fatto di computer potenti ma inerti, “normali”, la cui anima, i cui pensieri saranno i flussi di una nuova forma evolutiva del danaro? È davvero solo un discorso astratto e tirato per i capelli? Gibson o Sterling probabilmente lo riterrebbero addirittura banale.
Marco Calamari
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