Un eroe nell’ombra, un eroe silenzioso, come affermava uno dei relatori dell’ultima edizione di e-privacy è chi, correndo rischi e spesso contro il proprio interesse, compie un’azione allo scopo di rendere le persone più felici ed il mondo un posto migliore.
Recentemente alcuni di questi eroi hanno scelto di diventarlo diffondendo informazioni segrete, informazioni segrete di un tipo particolare, informazioni destinate al segreto prevalentemente per motivi ignobili e disonesti. In passato le gole profonde sceglievano di esserlo o per attaccamento ai soldi o per quello opposto ai propri concetti di patria e religione. Mentre il primo caso è certamente ancora valido, i motivi idealistici che spingono le Gole Profonde, oggi rinominati Suonatori di Fischietto (Whistleblower) sono decisamente più complessi e meno scontati di un semplice Patria e/o Religione.
Non sono nemmeno i classici motivi ideali della Rete, come la lotta a forme di tecnocontrollo e repressione favorite, anzi rese totalizzanti, dalla Rete stessa; pare che gli eroi più recenti agiscano piuttosto a favore delle vittime della disinformazione e della verità negata o nascosta. Non cercano di riappropriarsi della la propria ed altrui privacy o libertà di espressione, ma sembrano agire come alfieri di un nuovo processo, di una “riveritizzazione” di cui tutti abbiamo bisogno.
Di verità ne abbiamo bisogno come l’aria, stretti come siamo tra disinformazione ed informazione negata, manipolati quotidianamente dai nuovi media e dalle vecchie fonti, dagli artefatti portati in primo piano e da ciò che naviga seminascosto nello sfondo e lontano dalla luce. E queste persone ci servono: il nostro pianeta non è il paese fortunato di Brecht, che non ha bisogno di eroi. Ne abbiamo un bisogno crescente, un bisogno quasi disperato, visto che nascono nuovi piani di realtà in cui verità e giustizia devono essere non semplicemente mantenute ma costruite da zero come nella Frontiera americana.
Eppure c’è chi, sbagliando forse onestamente, questi eroi li critica, li smitizza, li definisce nella migliore delle ipotesi dei folli ed opportunisti donchisciotte. Questi critici non si sono accorti che le agenzie di tre lettere c’erano, ci sono e crescono, come se i trattati internazionali di cooperazione per Echelon, ormai vecchi di vent’anni, fossero solo racconti di fantasia scritti per far paura ai bambini discoli. Evidentemente credono che i lavoratori dell’NSA siano stati per due decenni con le mani in mano a rubare lo stipendio, e che NSA costruisca immensi datacenter con l’unico e puro scopo di dare impulso all’economia ed alle nuove tecnologie.
Probabilmente considerano anche le derive autoritarie di elementi delle democrazie occidentali come dei mali limitati e necessari, e non quale dimostrazione che queste democrazie abbiano in parte perso la loro strada, e loro pezzi stiano operando completamente aldifuori di quei principi per la cui difesa sono nati. Sono quelli che non si ricordano che il potere assoluto corrompe in modo assoluto, e che senza controllo democratico qualunque struttura di potere è destinata inevitabilmente a deviare. Sono quelli che pensano ai loro agenti segreti come ad integerrimi, altruisti, onniscienti superpoliziottibiondipadridifamiglia stile serial televisivo.
Sono quelli che non capiscono che la guerra al terrorismo si vince semplicemente non facendosi terrorizzare.
Infatti la realtà, quando riesce a farlo, ci racconta storie troppo spesso troppo diverse e troppo opposte: in Rete, accanto ed insieme agli stati nazionali si sviluppano gli stati multinazionali come Google, Amazon, Facebook, entità altrettanto enormi, senza territori ma fatte solo di flussi e depositi di informazioni e di capitali. Gibson l’aveva predetto tantissimi anni fa.
E non c’è nessuna politica che guidi questa crescita: parallelamente agli accordi, per fortuna non più segreti grazie ad Edward Snowden, che legano aziende informatiche e democrazie occidentali, si sviluppano e crescono per motivi di supremazia o di paura vere e proprie armi di distruzione di massa informatiche, sia di tipo esplicito che occulto.
Tra le superpotenze territoriali si va ormai ricreando un equilibrio del terrore, un MAD ( Mutual Assured Distruction : distruzione reciproca garantita) per cui si cominciano ad ammassare armi cibernetiche ed a rendere cibernetici i sistemi d’arma senza che nessuno possa o voglia realmente usarli su larga scala, come le testate termonucleari negli anni della guerra fredda.
Scaramucce ed atti dimostrativi avvengono qua e là, uno per tutti Stuxnet, ma la Rete è tuttora percepita come un luogo non militare, magari che include bassifondi e criminalità, ma non vere possibilità di guerra. Mentre la compromissione su vasta scala di infrastrutture telematiche e SCADA è un piano di conflitto del tutto realistico, studiato e preparato.
Ma continuando su questa strada non sarà forse necessario preoccuparsi di di guerra cibernetica come in passato ci si preoccupava di guerra atomica? La Bomba era un oggetto semplice e noto, era solo difficile fabbricarla. Infatti come Stanley Kubrick ( Il dottor Stranamore ) e Sidney Lumet ( A prova di errore ) hanno cosi ben raccontato, la guerra, dovunque si combatta, non è
certo “a prova di errore”.
C’è chi a soffiare nel fischietto ce l’ha fatta, come la “Gola Profonda” dello scandalo Watergate, che è sopravvissuto e diventato famoso. Ma erano ancora tempi “analogici”. Nell’era digitale c’è chi a soffiare nel fischietto ce l’ha fatta per un pelo, ed è costretto a vivere autosegregato ma ancora agli onori della cronaca, come Julian Assange. C’è chi a soffiare nel fischietto ce l’ha fatta, ma poi è sparito in un posto che non dovrebbe nemmeno esistere, lasciando solo il suo nome, come Bradley Manning. C’è chi a soffiare nel fischietto ha provato a farlo scappando prima a gambe levate, e forse ce l’ha fatta, come Edward Snowden .
E su tutti questi eroi, parlando da un balcone pur senza essere papa o tiranno, solo Julian, riesce spesso a mantenere accesi i riflettori della cronaca, riflettori che chiari o “distorti” che siano, sono necessari come l’aria.
Mentre dovremmo essere tutti a farlo, anzi a pretenderlo.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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