Qualche giorno fa leggevo un articolo riguardo i cosiddetti “Walled Garden”, i “Giardini Recintati” che sempre più l’industria dell’informatica di consumo e della comunicazione sta realizzando, con il fiancheggiamento dei suoi clienti. Si parla di Walled Garden quando un mercato si sviluppa in maniera pubblica e condivisa, ma sempre all’interno di confini tecnologici e/o legali ben definiti e ben delimitati, ma sopratutto controllati da un’unica entità.
Tentare di definire un fenomeno che si evolve velocemente ed in maniera quasi confusa è però decisamente poco utile; le definizioni ti possono rendere schiavo ed impedirti di guardare la realtà, proprio come un paio di Googleshades . Restiamo con i piedi per terra allora e ricominciamo.
In soldoni i Walled Garden sono quei posti dove i consumatori vengono attratti o diretti e nei quali possono spendere i propri soldi e/o energie, ma da cui è sempre difficile uscire se non rinunciando a buona parte o tutto di quello che si è speso. I maggiori market di applicazioni per cellulari, per libri elettronici e contenuti multimediali sono esempi (di successo) di Walled Garden.
L’autore dell’articolo (che ahimé non ricordo) elencava 4 multinazionali, anzi meganazionali, come esempi del successo dei Walled Garden; ho scoperto con piacere di essere “fuori” da tutte e 4. Non è un caso ma un percorso preciso. In effetti, come recente acquirente di una smartphone, ho una zolla di Wallet Garden in tasca, ma lo so, la tratto con cura, timore ed attenzione come farei con un utile ma pericoloso pellet di uranio arricchito. Mi piace pensare che questa sia una conseguenza naturale di una scelta di vita ed una scala di valori molto semplice, molto vicina agli esseri umani ed assai poco alle firme ed al consumismo.
Questo pensiero mi porta anche a rattristarmi non solo per il riconoscermi in una minoranza sempre più sparuta, ma anche perché vedo persone assennate e che stimo aggirarsi per quei giardini, vuoi con noncuranza, vuoi cercando giustificazioni, spesso senza neanche accorgersene ma semplicemente scivolando tra le pieghe dei propri ed altrui ragionamenti.
Ne è un esempio il focus dell’ ultimo articolo del sempre ammirevole Massimo Mantellini che, descrivendo l’impatto del’ultimo gadget per la lettura dei libri elettronici e dei libri elettronici stessi, parla dell’influsso del bit sulla carta e di quello del bit sugli scrittori, enunciando questo punto di partenza:
“(…) il tema sul quale concentrarci in futuro potrebbe essere quello della lettura su device dedicati contrapposta ad una lettura web in senso lato: da un lato l’ambiente confortevole, adeguato al contesto editoriale, dei lettori dedicati, forniti di tecnologie apposite come l’inchiostro elettronico, dall’altro le mille tentazioni della lettura sul web, basata su monete piuttosto preziose quali l’apertura dei formati, la condivisione e l’ipertestualità”
Ecco un esempio di come una esposizione logica, informata, ragionevole, e assai condivisibile può diventare veicolo e parte di una “cortina semiconscia” che nasconde una situazione epocale negativa come quella dei futuri Walled Garden culturali senza apertura e senza condivisione, semplicemente intrecciando i piani di discussione e creando interferenza tra i concetti in maniera certamente involontaria.
L’editoria elettronica di oggi è, ahimé, al 100 per cento un Walled Garden, ben delimitato dagli alti muri costituiti dai DRM e dai lettori di ebook in commercio e da quelli già annunciati. Quando si arriva alla conta dei “buoni” e dei “cattivi”, non c’è che un posto da assegnare agli ebook del presente e del futuro prossimo, e non è insieme ai buoni. Possiamo poi parlare di valore della tecnologia e dell’interazione tra tecnologie, strumenti del sapere e scrittura, possiamo vivere situazioni più o meno estreme di compromesso, come tanti fanno o devono fare.
Non bisogna però mai stancarsi di ripetere che anche se la strada che percorriamo oggi con gli e-book ci porta in una direzione diversa, la meta del viaggio deve essere nella direzione “giusta”, quella del libero sapere. Ed il libero sapere si trova in direzione della condivisione e della libera circolazione della conoscenza, non dentro giardini racchiusi da alti muri.
Non è che per questo motivo dobbiate necessariamente rinunciare ad un nuovo ed affascinante gadget, gli stili di vita sono toni di grigio, raramente bianco o nero. Ma di qualunque grigio voi siate, pensate a questo quando mettete mano al portafoglio in un giardino recintato; pensate che ogni soldino speso in quel giardino ne alza il muro e contribuisce a tener fuori gli altri, i tanti che vivono in una Economia della Scarsità . E tra questi “altri”, considerando gli attuali e futuri rivolgimenti, potrebbero presto esserci i nostri figli.
Marco Calamari
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
Tutte le release di Cassandra Crossing sono disponibili a questo indirizzo