Gli attenti lettori di Punto Informatico non avranno di certo mancato, questa settimana, di leggere l’ articolo sul DVB (Digital Video Broadcasting) di Alessandro Bottoni e la notizia dell’approvazione in commissione della bozza di direttiva IPRED2 sulla proprietà intellettuale. Si tratta di due “fotografie” ben descrittive della situazione attuale dei diritti digitali, scattate da due punti di vista diversi, quello tecnologico e quello legale. Poco rimane da dire, è solo necessario fare una sintesi che per essere efficace sarà breve e brutale.
Riassumiamo brevemente: la specifica DVB altro non è se non una evoluzione delle tecnologie già applicate per il Trusted Computing, ora dispiegate in misura ancora maggiore per la futura trasmissione in broadcasting di contenuti digitali. Anche la direttiva IPRED2 è l’evoluzione della precedente IPRED, che normava a livello europeo la questione della proprietà intellettuale.
Quello che probabilmente tende a sfuggire ai più, e che i mezzi di informazione non hanno messo (se non di sfuggita) in evidenza, è la strettissima correlazione che esiste tra questi due fronti, che sono invece un unico fronte che attraversa i territori delle tecnologie, delle leggi e delle libertàindividuali nel mondo, digitale e non. Su questo fronte è in corso un attacco senza precedenti alle libertà digitali, condotto con la scusa della difesa della cosiddetta “proprietà intellettuale” usando mezzi ampi e piani precisi, coordinati e ben concepiti.
Ma andiamo con ordine. Quando tecnologie come il DVB usciranno dai videofonini (dove già covavano in embrione) e popoleranno tutte (e intendo proprio tutte) le future apparecchiature evoluzione degli attuali televisori, lettori dvd, impianti Hi-Fi, telefoni cellulari e non, radio digitali, ricevitori satellitari, media center e computer (sì, anche loro) il flusso di informazioni digitali sarà completamente sottratto al controllo degli utenti finali, che da attori ed autori saranno degradati a quello di fruitori e consumatori.
Qualunque informazione sarà infatti disponibile solo in base a quanto previsto dal detentore dei diritti di proprietà intellettuale. Il tutto grazie ad una infrastruttura tecnologica pervasiva, pagata dagli utenti finali sia in termini economici che anche e soprattutto in termini di libertà digitali e di accesso alla cultura. Chi controllerà questa struttura, voluta da praticamente tutti (e sottolineo tutti) gli enti e le aziende che attualmente formano il business dei contenuti, o che lo affiancano (software, hardware, reti digitali e telefoniche), disporrà di un potere immenso e senza precedenti nella storia, utilizzabile per qualunque fine non solo commerciale ma anche di controllo politico e culturale.
Al confronto il consorzio TCG , che elabora il Trusted Computing del futuro sembra una iniziativa parrocchiale, ed in effetti esso viene utilizzato come una delle tante risorse per implementare il DVB.
Stanno trasformando i vostri televisori in nemici che vi sorveglieranno, vedete i led rossi che iniziano a guardarvi male come gli occhi di Terminator? Queste non sono ipotesi, sono gli schemi di progetto di una realtà che sta per arrivare sugli scaffali dei negozi di Video/HiFi.
Ricordate il mito di Cassandra? Aveva il dono della preveggenza e la maledizione che la condannava a non essere mai creduta. OK, fino ad ora non ci avevate pensato, però adesso non vi sentite un po’ osservati dal vostro televisore?
Marco Calamari
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