Immerso nel mio stesso silenzio, mentre da dipendente assumevo la mia dose mattutina di notizie, ho avuto quello che si potrebbe definire un episodio di serendipità . Infatti, mentre ricercavo per piacere personale notiziole interessanti nella e sulla Rete, ho trovato quello che non cercavo più e che mi mancava da tempo: uno spunto di attualità non banale su cui spendere il prezioso tempo necessario per scrivere (e per voi leggere) qualcosa di utile. Ma andiamo con ordine.
I più attenti di voi avranno certo notato la solita cassandresca citazione heinleiniana di un romanzo di fantascienza del 1941 che mantiene aspetti di incredibile attualità. Il tema di fondo del racconto é che quando, come durante una colonizzazione, le risorse economiche diventano scarse, il sistema stesso reagisce naturalmente riducendo gli spazi di libertà individuale e ripristinando certi aspetti della schiavitù.
Questa tesi permette di mettere in fila e spiegare quattro notiziole italiane, alcune delle quali nelle ultime due settimane sono state oggetto di commento da parte di penne ben più profonde di questa, impugnate dagli ottimi Guido Scorza e Massimo Mantellini .
La prima notizia é quella della “morte annunciata” e largamente esagerata del decreto Pisanu con annesso slogan di “WiFi libero per tutti” gridato da voci solitamente meglio informate. È angosciante vedere con quanta superficialità vengano letti annunci che, pur provenendo dalle labbra di politici come il ministro dell’Interno Roberto Maroni, sono perfettamente chiari e ricche dei necessari dettagli.
Nessun WiFi libero, solo la sostituzione di una costosa, antiquata e sostanzialmente inutile registrazione alla Questura, che un barista deve fare se vuole permettere l’uso della sua WiFi ai clienti, con il ben noto sistema di autenticare un aspirante navigatore costringendolo a richiedere una password che arriva via SMS sul suo cellulare. Per l’aspirante gestore di WiFi un nuovo balzello, che vedi caso é anche un nuovo business per i soliti noti; il servizio di autenticazione dovrà essere acquistato da qualcuno, e questa necessità continuerà comunque a scoraggiare la maggior parte dei possibili baristi interessati.
Una facile profezia: niente WiFi libero, ma solo nuovi adempimenti e balzelli al posto di quelli vecchi, ed una autenticazione informatica forte con le stesse possibilità di tracciamento dei dati di cella GSM. In sintesi, tecnologia invece di tonnellate di inutili fotocopie di carte di identità. Nessuna libertà in più, al contrario un tecnocontrollo un po’ più forte.
La seconda notizia é un commento del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso alla prima notizia. Le agenzie hanno riportato queste due citazioni:
“(…) per segnalare il venir meno del decreto Pisanu che stabiliva le regole precise per l’identificazione di coloro che usano le reti internet. Oggi c’è già un disegno di legge, approvato da un ramo del Parlamento, che vorrebbe liberalizzare tutte le postazioni WiFi e quindi gli Internet point, che significherebbe ridurre moltissimo la possibilità di individuare tutti coloro che commettono reati attraverso questo nuovo strumento tecnologico che è Internet. (…) Credo che ci si debba rendere conto che dietro questi Internet point e queste reti WiFi ci si possa nascondere benissimo nella massa degli utenti non più identificabili. Si possono trovare anche terroristi, pedofili e mafiosi”.
I fattori a comune con la prima notizia sono l’assenza di qualunque considerazione in ordine al diritto dei cittadini di non vivere in case di vetro ma di mattoni, anche se questo agevola evidentemente la commissione di reati, e il linguaggio fuori tempo e fuori contesto con cui si parla della Rete e delle sue tecnologie come di “nuovi strumenti” e non piuttosto di un nuovo mondo.
L’unico piccolo aspetto positivo (ma bisogna cercarlo con il lanternino, anzi il microscopio) é la sostituzione di un reato vero e preoccupante, quello di mafia, ad uno decisamente meno rilevante nell’elenco, anzi nel mantra, dei cattivi della Rete; questo però rende superato il neologismo caro a Cassandra di “pedoterrosatanisti”.
La terza notizia é stato il temporaneo sequestro in Norvegia, e della relativa clonazione degli hard disk, di un server del collettivo Autistici/Inventati , che forniva e fornisce servizi di comunicazione a migliaia di utenti.
Questo fatto, che ha portato al sequestro di una enorme quantità di informazioni personali, quasi certamente non necessarie ad un indagine per un singolo reato, é pure passato quasi sotto silenzio, pur avendo precedenti noti in quello analogo avvenuto per un server di Indymedia , e per altri fatti, come quelli accaduti ad altri server di comunicazione italiani, mai chiariti anche se oggetto di (inascoltate) interrogazioni parlamentari.
La quarta notizia é la presentazione delle due componenti dell’ennesimo “pacchetto sicurezza” un decreto ed un disegno di legge per ora non disponibili per pubblica consultazione. Per i soli aspetti legati alla Rete ed ai diritti digitali merita notare queste due citazioni sempre del ministro Maroni:
“Abbiamo posto fine alla sperimentazione della carta d’identità elettronica e che andava avanti da 10 anni e che ha comportato una spesa di 300 milioni di euro. Apriamo un capitolo nuovo e cioè l’introduzione della carta d’identità come documento di sicurezza per tutti a costo zero a partire da quando si è neonati. (…) Attraverso la registrazione delle impronte digitali nei Comuni – ha continuato il ministro – speriamo di arrivare anche prima della fine della legislatura all’utilizzo completo di questo nuovo strumento. Il nostro obiettivo resta quello di poter utilizzare questo documento per il voto elettronico”.
Ora, in attesa che qualcuno spieghi al ministro che i neonati non hanno impronte digitali utilizzabili e che bisogna attendere alcuni anni per il loro prelievo, questo significa che tutti i cittadini italiani verranno biometricamente schedati in massa. È finalmente caduta la maschera di una carta di identità elettronica rispettosa dei diritti dei cittadini, come era quella originale della sperimentazione.
Finalmente é chiaro che il Viminale vuole dotarsi di una database completo di impronte digitali di tutti i cittadini italiani. C’é nessuno che si chiede perché nemmeno negli Stati Uniti abbiano una tale mostruosità? E infine, chi mai in Italia può pensare di fidarsi di un sistema di voto elettronico non più materialmente verificabile? Non fa pensare il fatto che dove é stato sperimentato, in paesi ben più tecnologicamente assestati dell’Italia, sia stato un fallimento completo e dimostrato da “buchi” informatici che hanno fatto quasi fallire le ditte produttrici di sistemi per il voto elettronico?
L’unico posto in cui carta, timbri, spaghi e procedure manuali devono restare é proprio nel voto. Ben venga semmai un sistema elettronico di raccolta dei risultati, come quello sperimentato, seppur in maniere costosa e parzialmente fallimentare, in una delle ultime elezioni italiane.
Queste quattro notizie sono riunite da un file comune: l’evidentissima logica di un Impero illiberale ed autoritario che sta colonizzando la Rete e per far questo può e deve ridurre gli spazi di libertà sostituendoli con aree di controllo. La logica di un Impero preoccupato dalla necessità di gestire un mondo in cui i nuovi poveri si sommeranno ai vecchi, in cui la ricchezza si ridurrà e si concentrerà nelle mani di sempre meno individui.
Un mondo avviato in questa direzione dovrebbe preoccupare più i giovani rispetto ai quasi pensionati, dovrebbe preoccupare di più gli addetti ai lavori della Rete e chi si batte per i diritti civili rispetto agli utenti di Facebook. Ma sembra che, quello che era perfettamente chiaro ad un autore di fantascienza nel 1941, sia assai oscuro a tutti coloro che dovrebbero per primi parlare per denunciare le derive autoritarie che avvengono sotto la scintillante superficie della Rete delle veline e dei calciatori.
Marco Calamari
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