Si avvicina a grandi passi (e mi sembra incredibile) il quarto Natale di Cassandra. Tempo di consuntivi, di buoni propositi e di raccomandazioni per il futuro. Certi discorsi dovrebbero essere fatti da pa dre a figlio, ed inserirli qui può far sorridere chi li interpreti come manifestazione di ingenuità, di senilità o magari di tutte e due. Oltretutto questo discorso potrebbe riassumersi in una antica ed una nuova citazione: Siamo tutti nani sulle spalle di giganti e Non esistono cose come pasti gratuiti .
Vivere la Rete come è oggi, vetrina colma di luci e di prodotti, di software gratuiti legali o no, di foto, film, di ego sovraesposti in lotta fra loro come alle selezioni delle veline, produce una sorta di oblio sul come e perché la Rete esista e sia potuta nascere.
Può far credere, magari inconsciamente, che le cose siano sempre state così e che saranno sempre così. Sono profondamente convinto per esperienza diretta che molti giovani cittadini della Rete (giovani come cittadinanza, non come età anagrafica) lo pensino veramente, non per ignoranza o menefreghismo ma perché lo assorbono dalla cultura attualmente maggioritaria nel cyberspazio, quella cioè della socialità e della pubblicità.
Madornale errore!
Non è così. Non lo è stato alle origini, non lo è oggi e sopratutto non lo sarà in futuro.
La Rete come infrastruttura è nata grazie alle risorse inutilizzate di costosissimi progetti militari od aziendali, e si è mantenuta tale nei suoi primi anni grazie al lavoro indefesso di (relativamente) pochi pionieri che hanno proseguito a far vivere la Rete in questa zona d’ombra aziendale, convincendo i loro manager che era una buona cosa, od almeno di lasciarli giocare e far finta di guardare da un’altra parte.
Oggi la Rete come infrastruttura è divenuta un prodotto commerciale e la sua evoluzione è e verrà pilotata dalla legge della domanda e dell’offerta; dai semplici consumatori di connettività alle grandi aziende, sia appartenenti al business della Rete che a quello dei contenuti.
Ma questo è solo l’evoluzione del “paesaggio” della Rete; parliamo invece di fatti.
Appena la popolazione della Rete arrivò a qualche decina di migliaia di persone, la Rete primitiva di tecnologie, buona solo per esperti, ha cominciato a trasformarsi in una Rete di contenuti, attirando persone tecniche sì, ma non direttamente interessate alla tecnologie della Rete.
Interessate però alla conoscenza, ai contenuti che se ne attingevano a piene mani, riversandocene allo stesso tempo anche di propri, sia come semplici messaggi in mail list che come articoli pubblicati realizzando siti web scrivendone l’HTML con il notepad.
Poi non tanto il WWW, ma la disponibilità di connessioni così economiche da essere alla portata di tutti ha portato ad un periodo di rapidissima crescita “inflazionaria” (in senso cosmologico ) della Rete, che ne ha stiracchiato il tessuto omogeneizzandone la popolazione.
La Rete è diventata una Rete di interazione e di socialità, prima con le mail, poi con i portali collaborativi, poi con i blog, infine con le comunità sociali.
Non è però divenuta il giardino delle meraviglie che sembra: la sua evoluzione non è, per la maggior parte, guidata dai suoi utenti. Sotto il pelo dell’acqua, in certe zone rese molto torbide ad arte, si agitano i veri protagonisti dell’evoluzione della Rete, che tutto sono tranne che benigni e generosi.
Da queste due situazioni nasce il pericolo che permea oggi la Rete: nessuno contribuisce più alla Rete di contenuti, tutti contribuiscono ad una certa forma della Rete di relazioni perché è divertente, chi ne hai mezzi modifica a suo vantaggio la rete di oggi e quella di domani nella generale indifferenza.
Eppure, non l’ho mica inventato io, “È la conoscenza che rende liberi” . Vivere cinguettando e piluccando i contenuti preparati da altri rende chi lo fa quantomeno uno sfruttatore. Una persona che avendo ereditato una fortuna dal lavoro di coloro che l’hanno preceduto, si limita a consumarlo come un erede scialacquatore, fregandosene del debito morale che ha nei confronti di chi lo ha preceduto e che dovrebbe essere saldato a chi lo seguirà.
“Buon per lui – diranno alcuni – chissenefrega della morale al giorno d’oggi”.
Può essere vero, l’egoismo spesso paga, ma prevalentemente a breve termine. Alla fine i nodi vengono al pettine, ed a rimetterci sono spesso gli ultimi arrivati.
Come accade ai giovani d’oggi (Guareschi mi perdoni!) che invece di metter su famiglia col loro lavoro (posto che ne abbiano voglia) sono costretti a spendere i risparmi dei genitori per vivacchiare in mezzo al popolo delle partite IVA, barcamenandosi tra un concorso ed un semestre nel call center.
Non ci vuole molto per capire che, crisi economica o no, almeno in Italia stiamo tutti spendendo quello che è stato prodotto e risparmiato nelle due generazioni precedenti, in barba ad un preteso progresso tecnico ed economico della società.
Nella Rete di contenuti, mondo immateriale in cui la conoscenza si moltiplica naturalmente a costo zero, non è però affatto scontato che le cose debbano andare così.
Priva di molti dei limiti del mondo materiale, la Rete è il posto in cui veramente anche i poveri possono essere ricchi, ed in cui arricchendo se stessi si può contribuire all’arricchimento di tutti.
Ma in rete oggi prevalgono le cicale, ed in quella futura progettata da governi e multinazionali le cose potrebbero solo peggiorare: queste cicale, che come Eloi stanno a guardare e si divertono ma non agiscono, non producono e non partecipano al ciclo vitale della conoscenza, sono destinate a divenirne comunque parte nello scomodo ruolo di cibo per i Morlock della situazione.
Hanno fame i cattivi del mondo moderno, assai più pericolosi di satanisti, pedofili e terroristi: sono loro che vi sorridono dal web o dalla televisione col volto del testimonial di turno, promettendovi tutto, tutto subito, tutto gratis, basta che diciate sì, facciate click, cediate la vostra anima e spendiate il cash.
Nel frattempo gli utenti dei portaloni, di Twitter e di Facebook, sono già stati masticati, e come Pinocchio stanno nella pancia della balena aspettando allegramente di essere digeriti.
Contribuire ai contenuti e alla conoscenza non garantisce certo la sopravvivenza nel mondo materiale, ma aiuta a capire ed usare la Rete e a comportarsi in modo da sfavorire i predatori. Poi, come qualunque atto di autentica generosità, ti fa anche sentire molto bene in maniera duratura.
È tutto qui, e come parte dei miei auguri per queste feste vi auguro di imparare a non accettare caramelle dagli sconosciuti, di partecipare allo splendido ciclo della condivisione e della conoscenza e di non trovarvene mai tagliati fuori.
Hoo, hoo, hooooooo… Buon natale a tutti.
Marco Calamari
Tutte le release di Cassandra Crossing sono disponibili a questo indirizzo