Cassandra esordisce parlando ancora di Robert A. Heinlein , ma stavolta non con una citazione , non con il titolo di un romanzo ma con il nome del ciclo che racchiude la sua produzione, forse meno noto di quello della “Fondazione” di Isaac Asimov.
Il ciclo chiamato ” Storia Futura “, composto organizzando alcuni dei primi romanzi con buona parte della produzione successiva, spazia attraverso astronavi generazionali, universi paralleli, selezione eugenetica della longevità, immortalità, dittature religiose ed un sacco di altre cose che hanno complessivamente valso al suo autore 7 premi Hugo.
E proprio l’inizio della Storia Futura è per Cassandra particolarmente interessante: vi si narra della corsa allo spazio conquistato dall’industria privata. Dopo pochi decenni tuttavia molto di quanto costruito viene perduto a causa del crollo della democrazia.
Heinlein descrive la conquista della Luna da parte dell’industria privata negli Stati Uniti degli anni ’50.
Nel suo racconto un capitalista tanto testardo quanto sognatore conquista la Luna spendendo fino all’ultimo centesimo, rischiando la rovina e, successivamente, sacrifica la sua vita pur di arrivarci personalmente.
Ma un fatto imprevisto ha confinato questa saga nel regno dell’impossibile.
Heinlein non aveva previsto che nel 1960 un popolarissimo presidente degli Stati Uniti, Kennedy, fissasse politicamente l’obbiettivo di mandare un uomo sulla Luna, cosa che indusse (o costrinse) la massima potenza economica di questo pianeta a dedicare per 10 anni una frazione consistente del bilancio federale per finanziare questa impresa.
Certo, la corsa allo Spazio fu vinta, ma purtroppo si trattò di una corsa non valida, “drogata” dal capitale, non tanto perché pubblico, quanto perché illimitato.
Così nel 1969 un uomo ha calpestato per la prima volta un suolo extraterrestre, cavalcando – ahimè – una serie di tecnologie e veicoli nati “morti” dal punto di vista industriale, dei costi e di sostenibilità.
Erede diretto delle V2, senza nessuna caratteristica di un buon prodotto industriale, il programma Apollo è imploso dopo aver raggiunto il suo obbiettivo primario, le ultime 5 missioni dopo Apollo 17 sono state cancellate (tranne forse Apollo 18 , ma questa è un’altra storia…), e quello che è rimasto era costituito da tecnologie costose ed insostenibili.
Il meglio che queste tecnologie, sviluppate in maniera simile anche in altre nazioni, ha potuto creare sono stati gli Space Shuttle , veicoli “di seconda generazione” semi-riutilizzabili, che hanno permesso progressi scientifici epocali come Hubble e la I.S.S, ma sono esplosi in volo nella misura di 2 su 5, provocando più vittime di tutte quelle della precedente storia dell’astronautica messe insieme.
Anche le alternative come i vettori commerciali Ariane 5 e Lunga Marcia sono oggetti costosi e non riutilizzabili.
Riassumendo, si potrebbe sostenere che la conquista dello spazio è stata solo un episodio isolato, reso possibile da una montagna di soldi e mai veramente industrializzato, e che si è trattato di una conquista apparente, seguita dal nulla. Buona solo per lanciare costosissimi satelliti per comunicazioni o robottini in giro per il Sistema Solare.
Poi, dopo quasi 30 anni di pausa e di missioni robotiche meravigliose, ma scelte solitamente tra tante in base al budget più basso, la corsa allo spazio immaginata da Heinlein è davvero cominciata. In sordina, è iniziata senza un Harriman che rischiasse il tutto per tutto, senza nessun grande obbiettivo come la conquista della Luna, ma semplicemente con prove di fattibilità e l’istituzione di concorsi a premi come l’ X-Prize , unita alla voglia di rischiare i propri soldi.
Partendo dal ruolo di turista spaziale, l’attività di alcuni miliardari talvolta definiti “eccentrici” come Mark Shuttleworth , Burt Rutan o Elon Musk ha iniziato a generare cambiamenti sostenibili.
Shuttlework si limita a fare il turista spaziale pagando un salissimo biglietto ai russi, mentre con le sue attività sociali trova il tempo di trasformare, nel bene e nel male, una distribuzione GNU/Linux in un sistema operativo mainstream.
Burt Rutan fonda Scaled Composites LLC e, dopo molti altri veicoli, produce SpaceShip One and WhiteKnight One, un sistema per voli suborbitali economici. Successivamente, insieme ad un altro miliardario, Richard Branson, fonda Virgin Galactic, la prima azienda che intende realizzare uno spazioporto e servizi spaziali turistici e commerciali.
Elon Musk si butta invece a corpo morto su tecnologie esistenti ma per cui manca la sostenibilità economica ed industriale.
Crea Tesla Motors, con il preciso scopo di rendere un’auto puramente elettrica un prodotto sostenibile (la prima novità è usare come batteria dell’auto un migliaio di batterie per cellulari con un sofisticato sistema di controllo). Tra molte difficoltà e la resistenza dei produttori di auto tradizionali, porta avanti un piano industriale pensato da 1 unità a grandi numeri, con più modelli, dalla due posti sportiva alla Sedan. Non i trabiccoletti che si vedono fare le consegne nelle isole pedonali, ma oggetti efficienti, oggetti di mercato e di desiderio.
Non contento, fonda Space-X, realizza prototipi di vettori commerciali riutilizzabili, flessibili ed economici, ed oltre all’X-Prize vince un contratto della NASA per rifornire la I.S.S., che dalla dismissione degli shuttle è assicurata solo dalle affidabili ma ormai antiche Soyuz-Progress. Il suo vettore Falcon 9 ed il cargo spaziale Dragon hanno già iniziato a rifornire con successo la I.S.S..
E, tanto per non restare con le mani in mano, Musk sostiene di star lavorando per raggiungere Marte .
Forse, come effetto collaterale della fine della Guerra Fredda e dell’avvento della globalizzazione, il tempo degli Harriman, nel bene e nel male, è davvero arrivato.
Marco Calamari
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