“Grazie all’equo compenso per ascoltare la musica io prima verso la tassa sull’acquisto del pc, poi quella sull’acquisto dell’iPod, poi quella dell’acquisto delle canzoni su iTunes; a quando una tassa sulle mie orecchie?” Più o meno così recitava qualche giorno or sono un arguto e corrosivo commento in un forum di Punto Informatico.
Bene, l’idea non era comunque originale perché il concetto, o a questo punto sarebbe forse meglio dire il meme di questa originale tassa, che battezzo seduta stante TsO (acronimo di “Tassa sulle Orecchie”) lo si ritrovava già in un altro messaggio del 2008.
Caso? Voglia di scherzare sull’ennesima iniquità? Ragioniamoci su.
Da una parte bisogna considerare l’immaginifico e continuo sforzo del fisco italiano nel ricercare sempre nuovi modi di strizzare le tasche dei cittadini per colmare un angolino della voragine che sprechi e prebende hanno aperto nel debito pubblico. Attenzione quindi a non fornire pericolosi suggerimenti. D’altra parte sforzi analoghi vengono rivelati da chi vuole esercitare la stessa spremitura sfruttando al cosiddetta “Proprietà Intellettuale” per incettare la massima quantità di denaro possibile con misure tecnologiche.
Ora, il fatto che SIAE abbia ottenuto di quadruplicare il cosiddetto “equo compenso”, cioè un balzello che gli innocenti le versano per risarcirli dei (presunti) danni che i cattivi le causano, è di importanza relativa, anche se prelevare questa bella cifra aggiuntiva dalle tasche degli italiani non sembra un’idea particolarmente felice, particolarmente con questi chiari di luna.
Purtroppo l’aumento dell’ iniquo equo compenso è solo una delle pietrate che stanno per colpire la succursale italiana del Popolo della Rete: altri sono a distanza di pochi mesi, alcuni dovuti all’azione del viceministro Romani (autore dell’omonimo decreto) altri dalla pressione dei soliti noti poteri forti o lobby economiche che non vale la pena nominare o elencare per l’ennesima volta. “Neutralità della Rete”, “Non responsabilità degli ISP”, “Filtraggio dei DNS o degli IP”, “Censura preventiva dei contenuti” allo scopo di attuare una urgentissima, necessaria, efficace e doverosa “Azione di contrasto a Terrorismo / Mafia / Crimine / Pedofilia / Pirateria / Satanismo” sono tormentoni che nella testa di chi non vive sulla Luna (o almeno fuori d’Italia) dovrebbero ormai significare qualche cosa.
No, tranquilli, Cassandra non sta per lanciare l’ennesimo vaticinio di sventure in arrivo: oggi non è in grado perché non è possibile vivere sempre arrabbiati. Vuole invece fornire un suggerimento utile al Ministero delle Finanze. Non lasciate alla SIAE il monopolio delle tasse da applicare ai poveracci che insistono a leggere, ascoltare musica, sfogliare libri, guardare film e così via. Abolitelo completamente!
Sostituitelo con la TsO, la “Tassa sulle Orecchie”, e destinatene i proventi a sostenere le casse dello Stato invece di assegnarli a chi ha interessi ben precisi e di questionabile utilità sociale. Ma attenzione a realizzarla come una “imposta di possesso”: perché se fosse una “imposta d’uso”, considerando quanto gli italiani sembrano ascoltare chi ragiona, il suo gettito sarebbe praticamente zero.
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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