Qual è l’oggetto più importante per la privacy? E quanto lo è? Un interessante articolo apparso su Wired è stato il punto di partenza di alcune riflessioni su come dovrebbero andare le cose, ed una misura di quanto vadano male nella realtà italiana.
Il punto di vista dell’ articolo citato (ed anche di quello che state leggendo) è quello di chi, usando spesso il computer, necessita di tenerlo sempre con se facendone un uso intenso. È percio’ quello dei possessori di laptop, professionisti dell’ICT, scrittori, nerd, smanettoni, persone di cultura senza fissa dimora, videogiocatori incalliti, feticisti dell’hi-tech….. probabilmente molti dei lettori di questa rubrica.
Bene, per voi (anzi noi) la cosa più importante per la privacy, la cosa che dice di più della persona, della vita e del pensiero non è il DNA, e nemmeno l’intero contenuto della casa, ma il computer portatile.
Dentro il mio ad esempio si trova tutto cio’ che ho scritto, che penso prima o poi di scrivere e che ho scritto solo per me. Si trovano alcuni giga di posta elettronica, dal 1986 ad oggi. Si trovano alcuni codici bancari, programmi pagati fior di quattrini, chat importanti, visite mediche, amicizie, inimicizie, conoscenze, i numeri della carta di credito, qualche password, le cose da fare e quelle fatte, i conti, i viaggi, le fotografie ed i filmati personali….. insomma non semplicemente informazioni sulla mia vita ma una parte importante della mia vita.
Nel mio caso ovviamente è (quasi?) tutto ben protetto con i metodi di cui qui si è parlato anche troppo; normalmente ahimè i laptop personali sono altrettanto pieni di vita quanto assolutamente privi di protezioni.
Questo li pone alla mercé di chi ne voglia approfittare. Il ladro di portatili pero’ non è un problema; danneggerà soltanto dal punto di vista economico ma probabilmente se ne fregherà altamente della vostra vita e delle vostre informazioni. Un eventuale furto al massimo potrebbe far perdere alcune di queste informazioni (anche se questo non è senz’altro il vostro caso perchè voi fate i backup, vero?).
Ma cosa accadrebbe se a venire in possesso del vostro portatile fossero persone od enti interessati alle vostre informazioni personali e desiderose di invadere la vostra privacy? Non necessariamente ladri o spie, ma anche persone autorizzate per legge, e con i limiti dalla legge imposti, ad effettuare indagini.
Nell’articolo citato si parla del diritto che i funzionari della dogana americana hanno di perquisire e sequestrare beni mobili, inclusi i computer portatili, senza nessun motivo o giustificazione per i soliti fini antiterroristici. Gli stessi funzionari non possono invece procedere arbitrariamente ad interrogatori od a perquisizioni personali senza validi motivi o presunzioni che devono essere specificate e documentate.
Questi funzionari possono sequestrare il laptop e leggere tutte le email, prendere le chiavi crittografiche, i numeri di carta di credito, le foto ed usarle come meglio credono; possono sottrarre per sempre informazioni personali e sensibili, magari insostituibili perchè non copiate.
La tesi finale dell’articolo è che l’avvento dell’informatica, senza particolari protezioni, porterà ad un annullamento dei diritti costituzionali come quelli che, PATRIOT Act a parte, sono garantiti dal Quarto Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (diritto alla privacy ed all’integrità della persona).
Ed in Italia? Da noi anche persone benissimo informate spesso non si sono mai poste questo problema. E chi lo ha fatto si è trovato di fronte ad una situazione anche peggiore. Nella Costituzione Italiana mancano affermazioni di principio come quelle legate al Quarto Emendamento, e quelle esistenti, come il diritto alla segretezza della corrispondenza, sono sistematicamente e per legge violate in Rete. Ci accomuna invece agli Stati Uniti l’equiparazione dei laptop ad oggetti personali, sequestrabili in qualunque situazione, sia in presenza di indagini che, in certi casi, di semplici sospetti. E in fase di esame nessun limite ovviamente esiste alle informazioni che possono essere estratte ed utilizzate. “Andare a pesca” è un metodo di indagine comune nel nostro paese, che manca di tutele e limiti precisi di legittimità nelle indagini, sia informatiche che ordinarie.
In molti paesi europei, inclusa l’Italia, esiste una Autorità Garante del cittadino per il diritto alla privacy ed alla riservatezza delle informazioni personali.
La nostra legislazione (DLGS 196/2003) che pone ai privati severe limitazioni, spesso le rimuove tutte le volte che a trattare informazioni personali sono le pubbliche amministrazioni ed in generale lo Stato.
Ruolo del Garante sarebbe anche fungere da interprete, non necessariamente con strumenti legislativi, dei diritti dei cittadini anche e sopratutto per quanto non previsto dalle leggi e/o bisognoso di interpretazione ufficiale.
Infatti i dati medici e quelli relativi al genoma, pur normati in maniera severissima, sono stati oggetto di attenzione da parte del Garante, che si è espresso più volte in materia.
Bene, anche questo potrebbe essere un tema altrettanto bisognoso di attenzione; i computer personali non meritano cautele legislative pari a quella riservate al DNA? Il prelievo forzoso del DNA ed il suo utilizzo è soggetto ad autorizzazioni specifiche. Il sequestro dei computer, il loro esame e la loro pronta (sic) restituzione non meriterebbero attenzioni e regole simili?
Marco Calamari
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