La Rete è piena di gente strana: ultimamente molti conoscenti che si occupano della Rete o semplicemente la utilizzano mi sembrano aver perso completamente la strada. È vero che in tante situazioni della vita lo scopo può essere non l’arrivare alla meta ma il viaggio stesso, però chi “naviga” in Rete solitamente non sta viaggiando, ma semplicemente cercando un risultato.
In questo caso la strada migliore è sempre e solo quella breve e diretta, quella che ci avvicina alla meta senza farci correre rischi evitabili.
Questa gente strana invece vuole ottenere risultati percorrendo strade belle, dove si viaggia piacevolmente ma che, con svolte tortuose, alla fine non ci portano alla meta desiderata ma in direzione diametralmente opposta. Non è gente miope, ci vede benissimo: basterebbe che alzasse gli occhi e vedrebbe perfettamente il percorso della strada e la meta, talora disastrosa, verso cui conduce.
Non so se per voi è lo stesso, ma la mia meta è una Rete libera, poco costosa e in cui tutti possano cercare quello che desiderano, dove l’informazione e la cultura scorrono a fiumi e il più liberamente possibile, e dove leggi e regolamenti esistano solo dove positivamente e provatamente necessari, sempre ridotti al minimo indispensabile.
Cosa dire per spiegarlo a questa gente strana, che non è stupida e cattiva ma solo pigra e male orientata? Non saprei proprio come trattare una materia cosi complessa. In questi casi un buon docente (si dice lo facesse anche Gesù) procede per esempi ed induzione. Proviamo a fare cosi e raccontiamo…
…lo strano caso del lettore di ebook
Gli ebook sono una benedizione, permettono di leggere in condizioni altrimenti impossibili, di azzerare il costo marginale del diffondere e detenere cultura ed informazione, e di soddisfare i molti che ancora preferiscono un oggetto simile ad un libro e non ad un computer. Ti alleggeriscono nei viaggi, liberano la tua stanza e non ti impediscono di usare i libri di carta quando si vuole essere retrò.
Bene, da quello che si vede in giro pare che il 2010 sia davvero l’anno in cui per la prima volta si potranno davvero comprare ed usare reader ed ebook funzionali e comodi. L’hit è l’ormai famoso lettore di ebook Kindle, ed il collegato marketplace di ebook di Amazon.
Il lettori di PI e Cassandra ricorderanno un fatto esemplare successo pochi mesi or sono, che documentava in maniera cristallina il problema che non gli ebook in sé, ma gli ebook ed il reader di Amazon avevano, cioè la totale chiusura, il controllo remoto e la mancanza di libertà.
Il Kindle è senz’altro un gadget geek e comodo, che offre libertà e comodità di uso precedentemente sconosciute, e che quindi rappresenterebbe una tappa verso la mia (e forse vostra) Rete ideale, ma costringe a barattare la comodità degli ebook con la perdita della proprietà dell’informazione e della possibilità di far circolare la cultura.
La strada di comprare il reader ed i libri di Jeff Bezos sostiene infatti chi ci conduce verso una Rete chiusa, dove l’informazione non circola e costa cara, dove i navigatori diventano consumatori e la cultura come la conosciamo oggi non potrà più svilupparsi.
Non è affatto la meta che avevo in mente: questo mi porta alla facile conclusione che, magari a malincuore, non comprerò mai un Kindle né nessun oggetto che abbia queste caratteristiche perverse. Molto, molto, molto meglio farne a meno.
Cosa dire però all’occasionale conoscente che mi sciorina e magnifica l’oggetto, e risponde con un “che vuoi che sia” o peggio “ma chi se ne importa” alla dovuta esposizione di quanto sopra?
Bella domanda, ma sospendiamola un attimo e passiamo a…
…il noto caso di Facebook e del navigatore prigioniero
La popolarità può implicare la desiderabilità, non certo la convenienza o ragione. Tanti fumano ma il tabacco fa venire il cancro: malgrado ciò fumare una volta era popolarissimo e “normale”, sconsigliarlo o peggio lamentarsene impopolare, ed i non fumatori erano spesso prevaricati.
Un tot di anni dopo la ragionevolezza è diventata legge ed anche in parte coscienza comune, ed i fumatori, molto meno numerosi di prima, restano liberi di danneggiare solo se stessi ma non gli altri.
Discutendo con i Facebook addicted , o peggio con chi è convinto della bontà e la inevitabilità di ciò che è popolare, si può facilmente constatare che nel caso delle comunità sociali siamo ancora fermi alla prima fase.
Gli effetti dell’uso e dell’abuso di una siffatta comunità sociale, proprietà privata e dominio assoluto di un ingegnoso, piccolo e ricchissimo Nerone come Mark Zuckerberg (creatore, fondatore e CEO di Facebook) sono noti a tanti e perfettamente evidenti a chi sia appena appena scafato dei meccanismi della Rete.
La perdita di parti essenziali del proprio Io digitale non preoccupa la maggior parte degli iscritti a Facebook, e viene giustificata su base utilitaristica da molti miei conoscenti, assai ben informati dagli affari della Rete ma che prendono sottogamba o volutamente non considerano il cancro digitale che la data retention e la profilazione pervasiva rappresentano per la libertà in Rete ed anche fuori.
Giustificano persino il pontificare ai limiti dell’assurdo di Zuckerberg sulla fine della vita privata come categoria umana desiderabile. Se la popolarità implicasse desiderabilità e ragione, il Terzo Reich dovrebbe essere considerato una strada da seguire.
Che dire? A me continua a tornare alla mente il dibattito tra Pinocchio e Lucignolo mentre il carro li sta portando nel luccicante Paese dei Balocchi: ricorderete certo che Lucignolo convince alla fine Pinocchio, ma anche, spero, le relative conseguenze.
Sui principi non si può transigere , ce lo insegnano la ragione e la storia, anche se questioni come il non poter rivendere un ebook come si può fare con un romanzo comprato sulla bancarella possono sembrare trascurabili.
Le innovazioni che ti obbligano a progredire accettando di tornare indietro su altri obiettivi più importanti sono specchietti per le allodole e trappole pericolose.
In Rete, più che nel mondo reale, la logica ed il ragionamento permettono di scegliere itinerari interessanti e sicuri: al contrario la rassegnazione, la trascuratezza o addirittura la disinformazione possono portare in posti molto brutti.
Non ascoltate i cattivi consiglieri, e non siate troppo spensierati: è meglio per tutti noi, perché in Rete come nel mondo non esiste una Fata Turchina che possa venire a salvarci.
Lo Slog (Static Blog) di Marco Calamari
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